(CONTINUA DALLA PARTE I)

2017: l'anno della svolta

Grandi novità bollono in pentola. In primis l'arrivo di Medhi Benatia, a rinforzare la difesa, di Dani Alves, a parametro zero, e di Miralem Pjanic dalla Roma. D'altra parte i pluricampioni d'Italia sono costretti a cedere importanti pedine: Pereyra, che Allegri sembra non riuscire ad integrare nel suo gioco, e Morata, tornato a Madrid, avendo il Real deciso di esercitare il diritto di ricompra.

Ma i colpi più clamorosi dell'estate sono senz'altro quelli che riguardano la cessione di Pogba e l'acquisto di Gonzalo Higuain dal Napoli. Il Manchester United mette sul piatto 105 milioni di euro per riportare in Inghilterra il gioiello che si era lasciato sfuggire, offrendo al giocatore un contratto monstre, e Paul prende l'aereo e vola in terra inglese. La Juve, da par suo, forte della cifra incassata, convince l'attaccante del Napoli ad accasarsi alla Juventus, pagando la clausola di 90 milioni al club di De Laurentiis.

I giocatori di Allegri mostrano di aver appreso la lezione dell'anno precedente, e non commettono passi falsi, conquistando subito la vetta del campionato, con Napoli e Roma che inseguono, tenute a distanza di sicurezza. Ma questa volta il cammino è agevole e la distanza dalle inseguitrici aumenta man mano. La Juventus conclude superando quota 90 punti e aggiudicandosi ancora, per la terza volta, la Coppa Italia, superando in finale la Lazio.

In Champions League affronta un girone non certo proibitivo ma non privo di insidie, con Siviglia, Olympique Lione e Dinamo Zagabria. La Juve pareggia solo due volte e il resto le vince tutte, seppure con qualche patema di troppo, chiudendo in testa nel proprio raggruppamento a 14 punti. Agli ottavi pesca il Porto, compagine non irresistibile, che la Juve batte facilmente in entrambe le sfide. Ai quarti di finale però l'urna non è altrettanto clemente: bisognerà vedersela con il Barcellona di Messi, reduce da una rimonta incredibile contro il Paris Saint-Germain. Ma, davanti al suo pubblico, la Juve scende in campo determinata, con una partenza che coglie i blaugrana di sorpresa e trova subito il gol con Dybala. Pochi minuti dopo Iniesta, a tu per tu con Buffon, ha la palla del pareggio, ma il capitano juventino compie un autentico miracolo deviando in calcio d'angolo. Qualche giro di orologio e la Juventus raddoppia: Mandzukic si allarga sull'esterno, serve all'indietro Dybala che non ci pensa due volte e con un sinistro potente e angolato trafigge Ter Stegen. Nella ripresa arriva anche il terzo gol: colpo di testa vincente di Chiellini su calcio d'angolo, con la difesa catalana ipnotizzata. Gli spagnoli cercano di reagire ma i loro attacchi sono sterili e non producono grandi risultati. Finisce 3-0 nel segno della Joya. Nella partita di ritorno al Camp Nou la difesa bianconera riesce a tenere sullo 0-0 guadagnandosi l'accesso alla semifinale. L'avversario questa volta è il sorprendente Monaco di Kylian Mbappé. La Juve però appare superiore, battendo i monegaschi per 2-0 all'andata, grazie a una doppietta di Higuain e 2-1 al ritorno, con gol di Mandzukic e Dani Alves. In finale, dunque, i campioni d'Italia incontreranno il Real Madrid, sperando di ripetere l'impresa di due anni prima, quando eliminarono Ronaldo e compagni, conquistando così l'agognata coppa che manca da oltre vent'anni in bacheca. Ma il dio del calcio ha previsto un epilogo diverso. Sul terreno di Cardiff va in scena l'atto conclusivo del massimo torneo europeo. Il primo tempo è piuttosto equilibrato, i blancos vanno in vantaggio con Ronaldo, ma sono raggiunti subito dopo da un gol spettacolare di Mandzukic, una rovesciata che si infila sotto l'incrocio. La prima parte di gara termina quindi sul risultato di parità. Nel secondo tempo però il Real aumenta il ritmo e su un tiro deviato di Casemiro trova la rete del 2-1. La Juve cede e si disunisce, incapace di reagire. I galacticos così segnano prima il terzo gol con Ronaldo, e infine, a partita ormai conclusa, il quarto con Asensio, a suggellare il trionfo dei madrileni che si aggiudicano la loro dodicesima Coppa dei Campioni.

 

Le invenzioni tattiche di Allegri e il nuovo centrocampo

Con la partenza di Pogba scompare l'ultimo tassello che legava la Juve di Allegri a quella di Conte. Pjanic, che faceva il trequartista, viene riadattato da Allegri a regista, nel ruolo che era di Pirlo. L'allenatore comincia la stagione col 3-5-2, con Khedira, Sturaro e Lemina che si alternano insieme al bosniaco, ma non è soddisfatto. Cambia più volte uomini e posizioni, alla ricerca dell'assetto migliore. Sembra approdare definitivamente al 4-2-3-1, con Pjanic e Khedira sulla linea mediana. Nel reparto avanzato Dybala viene arretrato da attaccante, dove giocava fino alla stagione trascorsa, a trequartista dietro l'unica punta Higuain. Ma ciò che colpisce maggiormente è la posizione di Mandzukic, che da centravanti viene riadattato a esterno d'attacco, sulla fascia opposta a quella di Cuadrado. Il compito assegnato al croato è molto dispendioso dal punto di vista atletico, e ha lo scopo di aiutare i centrocampisti e in certi casi persino la difesa, tornando indietro a recuperare il pallone, offrendo l'appoggio ai compagni e facendo leva sul fisico per permettere di allargare il gioco sulla fascia. Una sorta di ala atipica (esattamente l'opposto di Cuadrado, che è il prototipo dell'ala classica) Marchisio, invece, viene relegato mano mano sempre più ai margini, un po' per gli infortuni, un po' perché Allegri lo vede poco nella sua idea di squadra.

A Pjanic viene quindi affidato l'incarico di dare avvio alla manovra. Ma l'ex romanista, sebbene tecnicamente molto dotato, non ha la visione di gioco di Pirlo. Riesce quindi solo in parte, e in modo discontinuo, a interpretare un ruolo che non è il suo naturale.

Khedira, invece, è un giocatore che Allegri ha fortemente voluto e sul quale fa molto affidamento e che per questo tratterrà a lungo a Torino. Apprezza le sue virtù tattiche, la sua capacità di inserimento e la capacità di creare spazi per i compagni. È un centrocampo che si appoggia molto, per così dire, agli altri reparti: Bonucci che sale dalla difesa per aiutare in fase di impostazione, Mandzukic che arretra mettendo a disposizione il suo fisico per proteggere il possesso e Dybala con la sua tecnica e la sua capacità di saltare l'uomo. È un gioco che si incentra molto sugli esterni, i terzini, Alex Sandro e Dani Alves, e Cuadrado, con la loro rapidità; infine conta sulle invenzioni e le superiori qualità tecniche dei suoi attaccanti Dybala e Higuain. È una squadra molto attenta alla fase difensiva, e infatti subisce pochissimi gol, non solo per l'intesa tra i difensori e per l'apporto decisivo di un terzino come Alex Sandro, utile sia in fase di spinta che di copertura, ma anche per il contributo dei centrocampisti, che hanno come scopo prioritario quello di gestire il possesso senza perdere palla e permettere le ripartenze avversarie. Tuttavia, questa maggiore solidità difensiva, viene pagata con una minore propensione al gol. Infatti se la Juve subisce pochissimo, segna altrettanto poco. Basti pensare che, pur vincendo il campionato, ha realizzato meno gol di Napoli e Roma per quanto riguarda la Serie A, 77 contro, rispettivamente, 94 e 90, e poco più della Lazio al quarto posto. È un'impostazione precisa che Allegri ha dato alla squadra: andare in vantaggio e poi gestire la partita proteggendo il risultato acquisito, per evitare di esporsi alle offensive avversarie.

 

Le ultime due stagioni

La stagione 2017-2018 si apre con una sorpresa clamorosa: la cessione di Leonardo Bonucci, storico componente della retroguardia bianconera assieme a Chiellini e Barzagli, al Milan, dove vivrà un'annata poco fortunata, conclusa la quale farà ritorno a Torino. Verrà sostituito da Benatia, acquistato l'estate precedente, e da Barzagli. Vanno via anche Lemina e Dani Alves, quest'ultimo insoddisfatto dell'impiego di Allegri che gli richiedeva una maggiore applicazione in fase difensiva. Approda a Vinovo anche il portiere polacco Wojciech Szczęsny, prelevato dall'Arsenal ed ex numero uno della Roma, che si alternerà tra i pali con Buffon, alla sua ultima stagione in bianconero. Con lui giungono anche De Sciglio, una vecchia conoscenza di Allegri, che lo ha richiesto per le sue caratteristiche di terzino più propenso a difendere, il giovane Rodrigo Bentancur dal Boca Juniors, il mediano Blaise Matuidi e infine due esterni: il funambolo brasiliano Douglas Costa, proveniente dal Bayern, soprannominato Flash per la sua rapidità nel correre palla al piede e per la sua accelerazione fulminante, e il promettente Federico Bernardeschi, dalla Fiorentina. Si tratta di una rosa sicuramente allargata, con la quale la Juve intende gestire i molteplici impegni domestici ed europei.

Nelle prime sfide di campionato, che per la prima volta vede l'introduzione della tecnologia del VAR, la Juventus dà segno di una maggiore propensione a cercare il gol, grazie anche alla qualità dei suoi attaccanti e alla varietà di soluzioni che una rosa ampia le mette a disposizione, concedendo qualcosa in più in difesa. Caratteristica questa che Allegri cercherà di correggere ribadendo la sua filosofia degli 1-0 (“meglio vincere 1-0 e non subire gol che 3-1”). Nella prima parte di stagione si mette in evidenza Dybala, segnando gol a raffica, molti dei quali di ottima fattura, tra cui due triplette. Tuttavia è il Napoli a guadagnare la vetta, concludendo il girone di andata al primo posto, con la Juve a inseguire a distanza ravvicinata. Le due contendenti guadagnano sempre più terreno rispetto alle altre e conducono una lotta solitaria. I bianconeri però riescono a sorpassare i partenopei e poi a distanziarli di 4 punti. Si vanno così a giocare lo scontro diretto col Napoli con due risultati utili a disposizione. La partita con la formazione di Sarri infatti, avara di emozioni, sembra incamminarsi su un pareggio a reti inviolate quando, allo scadere, Koulibaly trova la rete che vale 3 punti e il Napoli si porta a una sola lunghezza riaprendo la lotta per lo scudetto. Sarri e i suoi uomini hanno il calendario dalla loro: dovranno vedersela con squadre già salve e che non hanno più nulla da chiedere al campionato, mentre la Juve dovrà affrontare due difficili trasferte: a Milano con l'Inter e all'Olimpico contro la Roma. A San Siro, contro un Inter che è in corsa per il quarto posto, i bianconeri non possono fallire. Il primo gol lo segna Douglas Costa, dopo pochi minuti. Poco dopo Vecino viene espulso e lascia i nerazzurri in dieci. In vantaggio di un gol e con un uomo in più la partita sembra avviarsi verso un esito scontato. Invece nel secondo tempo l'Inter riesce prima a pareggiare con Icardi e poi, con un autogol di Barzagli, ad andare in vantaggio. I giocatori di Allegri allora si gettano nuovamente in avanti nel tentativo di trovare un pareggio che, tuttavia, potrebbe non bastargli. Ma l'assedio all'area interista non sembra produrre risultati apprezzabili, la squadra di Spalletti sembra reggere la pressione e la partita, e con essa lo scudetto, sembra definitivamente compromessa per la Juve. Quando a tre minuti dalla fine Cuadrado penetra in area, corre verso il fondo e, da posizione defilata, tira verso la porta; la palla viene deviata da Skriniar spiazzando Handanovic e finendo in rete. 2-2. Manca pochissimo ma ora la Juve crede nella rimonta e l'Inter è alle corde. Punizione per la Juve a un minuto dal 90'. Dybala scodella in mezzo il pallone e Higuain è il più pronto a deviarlo in rete, beffando la difesa nerazzurra. La Juventus batte l'Inter e rimane in testa alla classifica. Il giorno dopo il Napoli cade a Firenze e nella giornata successiva viene fermato sul pareggio dal Torino. La Juve invece supera il Bologna e allunga ulteriormente il distacco. Nel frattempo conquista la sua quarta Coppa Italia strapazzando il Milan in finale e il successivo 0-0 contro la Roma le basta per avere la certezza matematica del settimo scudetto consecutivo. La stagione si conclude con il tributo dello Stadium a Buffon, che abbraccia e saluta i tifosi tra le lacrime nell'ultima e ininfluente giornata di campionato.

Nel girone di Champions la Vecchia Signora deve affrontare una delle favorite alla vittoria finale, il Barcellona, da cui subisce una netta sconfitta nella gara d'esordio. Riesce però ad agguantare la qualificazione con le vittorie contro Sporting e Olympiakos e pareggiando al ritorno contro i blaugrana, chiudendo così al secondo posto e qualificandosi al turno successivo L'avversario da affrontare agli ottavi è il Tottenham, non una delle favorite, ma una squadra temibile soprattutto a livello offensivo, che annovera giocatori di sicuro avvenire. L'andata di Torino finisce 2-2. I bianconeri passati in vantaggio di due reti dopo due minuti grazie alla doppietta di Higuain, si fanno rimontare dagli inglesi. Risultato che condanna la Juve a vincere in trasferta. Nella partita di ritorno, davanti ai Novantamila di Wembley, i londinesi trascinati dal loro pubblico, passano in vantaggio con Son. Sembra che la formazione guidata da Pochettino sia avviata verso una storica qualificazione, ma nel secondo tempo la Juventus prima pareggia con Higuain e subito dopo raddoppia con Dybala. Finisce 2-1. Ai quarti di finale i bianconeri devono vedersela col Real, che insegue la sua terza Champions consecutiva. Nella gara di Torino i madrileni passano subito in vantaggio dopo pochi minuti, con un gol di Cristiano Ronaldo. Tuttavia la Juve non si scoraggia e cerca di giocarsela alla pari. Ma nel secondo tempo una imperdonabile svista di Chiellini consegna palla agli avversari, sullo sviluppo dell'azione Ronaldo si avventa su un cross con una rovesciata spettacolare e batte Buffon. Una rete stupenda, che rimarrà nella storia. I tifosi juventini, nonostante la delusione, non possono evitare di alzarsi e applaudire il gesto di un campione senza tempo. Gli uomini di Allegri perdono la testa, Dybala si fa espellere e Marcelo segna il definitivo 3-0, che sembra ormai aver già decretato con 90 minuti di anticipo il vincitore. Ma nella sfida di ritorno, come spesso accade nel calcio, l'epilogo non sarà così scontato. Alla Juve manca Dybala, ma il Real è privo di Sergio Ramos, squalificato, e la sua assenza si sentirà. I bianconeri malgrado i pronostici avversi sono convinti di poter realizzare un'impresa storica e rimontare tre gol al Real Madrid al Bernabeu. Pochi secondi dopo il fischio di inizio Mandzukic trova subito il gol di testa che infonde speranza nella squadra, la partita prosegue con azioni da una parte e dall'altra, finché Lichtsteiner, dalla destra, crossa un pallone preciso per il centravanti croato che svetta in area anticipando i suoi marcatori; Navas a pochi metri si fa beffare e la sfida, incredibilmente, si riapre. Il Real Madrid si riversa rabbiosamente in avanti per cercare il gol che chiuderebbe i conti, ma è ancora la Juve a segnare. Cross di Douglas Costa sul quale Navas sembra uscire sicuro, ma il pallone gli sfugge dalle mani e Matuidi ne approfitta depositando in rete a porta vuota. 3-0 e la Juve si avvicina all'impresa impossibile. Con il risultato in perfetta parità, i blancos si proiettano in attacco con ancor più veemenza come belve ferite; il risultato però rimane invariato fino alla fine e l'incontro sembra destinato a prolungarsi ai tempi supplementari. Ma proprio all'ultimo secondo Ronaldo smista un pallone di testa per Lucas Vazquez, Benatia da dietro allunga la gamba allontanando la sfera e lo spagnolo si lascia cadere. L'arbitro fischia e assegna un rigore quantomeno discutibile. I giocatori della Juve sono increduli e si scagliano contro l'arbitro, Buffon viene espulso per proteste, ma ormai la decisione è stata presa. Ronaldo dal dischetto realizza il gol che condanna i bianconeri a un'altra cocente delusione, dopo la finale persa a Cardiff l'anno prima. Si sospetta che proprio a seguito di questa controversa decisione la UEFA abbia deciso di introdurre il VAR anche in Champions.

 

Nella stagione attuale, con la fine dell'incarico dirigenziale di Marotta che lascia le redini a Partici, partono due bandiere storiche: Buffon e Marchisio. Con loro abbandonano la Continassa anche Asamoah, Lichtsteiner, Sturaro, e Higuain, quest'ultimo ceduto al Milan in uno scambio con Bonucci, il quale può così tornare a vestire la maglia bianconera, seppure tra l'incertezza dei tifosi. Si uniscono al gruppo anche il portiere Perin, il talentuso terzino del Valencia Joao Cancelo, reduce da una stagione in prestito all'Inter, un altro terzino, Leonardo Spinazzola, prelevato dall'Atalanta, il tedesco di origini turche Emre Can, e il ritorno del giovane attaccante della Primavera Moise Kean, pronto a essere integrato in prima squadra dopo un anno in prestito al Verona. Ma il colpo di mercato più eclatante, oltre che il più inaspettato, è senz'altro l'acquisto di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid, che percepirà un ingaggio di 30 milioni di euro annui, il più alto di tutta la Serie A e il secondo più alto in Europa.

Con l'acquisto a sorpresa del fuoriclasse portoghese la Juve è decisa a tentare la scalata alla Champions che, in tutti questi anni, le è sempre sfuggita.

Contrariamente all'anno passato stavolta i bianconeri, con un Ronaldo in più, non hanno rivali in campionato e proseguono la loro marcia inarrestabile verso l'ottavo scudetto battendo nettamente nello scontro diretto il Napoli di Ancelotti che, distaccato, non pare mai in grado di insidiare i campioni in carica e dovrà accontentarsi del secondo posto.

In Coppa Italia, invece, le cose non vanno altrettanto bene e i detentori del titolo dovranno questa volta arrendersi alla sorprendente Atalanta di Gasperini.

In Champions League la Juventus sembra capitare in un girone tutt'altro che temibile con un Manchester United in piena crisi, gli spagnoli del Valencia e gli svizzeri dello Young Boys e, seppure senza brillare, conquistano il primo posto davanti agli inglesi. Agli ottavi di finale però l'avversario è dei più pericolosi: l'Atletico Madrid di Simeone, squadra arcigna e rognosa. E si conferma tale, vincendo nella gara di andata con due reti dei suoi difensori su palla inattiva. I bianconeri sono quindi chiamati di nuovo, come l'anno scorso, all'impresa disperata. Ma questa volta, almeno, avranno il piccolo vantaggio di giocarsela in casa. La sfida di ritorno comincia con la Juve proiettata in avanti che scodella cross in continuazione da tutti i lati, alla ricerca dello stacco di Ronaldo. Ed è proprio su un cross di Bernardeschi che il numero 7 portoghese, saltando più in alto di tutti, colpisce di testa e infila la porta di Oblak. La sfida è riaperta. La ripresa sembra, come il primo tempo, un monologo bianconero. Cancelo effettua un traversone dalla destra, Ronaldo, ancora una volta, svetta su tutti e colpisce indirizzando la sfera verso la rete. Oblak para, ma l'arbitro ferma il gioco e assegna il gol: la Goal Line Technology avverte che la palla ha varcato la linea di porta prima dell'intervento del portiere. Parità. I colchoneros sembrano frastornati e provano timidamente ad avanzare, ma è sempre la Juve a dominare, vincendo tutti i contrasti in mezzo al campo. Nei minuti finali Bernardeschi, riconquistata palla, supera un avversario e si invola sulla fascia sinistra, poi si accentra ed entrando in area viene atterrato. L'arbitro non ha dubbi. Calcio di rigore. Dagli undici metri si presenta ovviamente lo specialista per eccellenza. L'ex madridista realizza la rete del 3-0 e la tripletta personale, regalando alla Juve la qualificazione, proprio quella che gli aveva tolto l'anno prima. Ai quarti di finale la squadra di Allegri deve vedersela con gli enfants terribles dell'Ajax, che hanno stupito tutti battendo i campioni del Real Madrid. All'andata, in casa degli olandesi, a Ronaldo risponde Neres che fissa il risultato sull'1-1. Le sensazioni per il ritorno in casa bianconera sono positive. Forse anche troppo. Il solito gol del portoghese porta in vantaggio la Juve. Ma l'Ajax non si lascia intimorire e conquista il dominio del campo, attraverso il suo palleggio tecnico e veloce. Trova così il pareggio con van de Beek e, nella ripresa, de Ligt segna la seconda rete per i lancieri. 2-1. Termina l'avventura dei bianconeri in Champions nel peggiore dei modi, dopo che la rimonta contro l'Atletico aveva illuso i tifosi. Ma la Juve sembra soffrire di gravi carenze sul piano del gioco che nemmeno Ronaldo può compensare. Ha pagato, inoltre, le numerose assenze per infortuni che hanno decimato la rosa, in particolare la difesa, che già ha dovuto sostenere in inverno la partenza di Benatia, in rotta con l'allenatore.

 

La ricerca dell'identità

A inizio stagione Allegri, come sempre, ripropone lo schieramento dell'anno passato. Così, anche all'avvio della sua quarta annata sulla panchina bianconera, si affida al 4-2-3-1, con l'aggiunta, però, di due centrocampisti, Blaise Matuidi, e Rodrigo Bentancur. Il francese è un mediano di esperienza, molto abile nel recuperare palla ma non eccelso a livello tecnico. Il giovane centrocampista proveniente dal Boca, invece, è uno dei più promettenti giocatori espressi dall'Uruguay negli ultimi anni; possiede una discreta tecnica e sa farsi valere in entrambe le fasi di gioco. Allegri vuole trasformarlo in una mezzala moderna che sappia inserirsi e ricercare il gol.

Douglas Costa sarà integrato gradualmente nel gruppo dei titolari e sarà fondamentale nella seconda parte di stagione per la conquista dello scudetto, mettendo in mostra la sua rapidità, la sua tecnica e la sua abilità nel saltare l'uomo.

Il tecnico livornese decide a un certo punto di aggiungere un centrocampista per dare più equilibrio alla squadra, adottando un 4-3-3 con Pjanic come al solito in posizione di regista, Matuidi e Khedira da mezzali, con Bentancur spesso impiegato al posto del tedesco. In attacco oltre a Higuain e all'inamovibile Mandzukic, si alternano Dybala, Cuadrado e Douglas Costa, con Bernardeschi destinato a partire quasi sempre dalla panchina.

Il gioco della Juve, soprattutto dalla seconda parte della stagione in poi, si fonda sul tentativo di strappare palla agli avversari attraverso i contrasti, facendo leva sulla corsa e la determinazione di Matuidi e, quando impiegato, di Bentancur; la palla viene così giocata verso gli esterni, che con la loro velocità conquistano il fondo, oppure si accentrano verso l'area avversaria. Gli attaccanti arretrano per aiutare i centrocampisti, lo stesso Higuain viene impiegato in questa veste inedita, come una sorta di trequartista aggiunto. La Juve in fase di possesso vive di fiammate, grazie al gioco sulle fasce o alle giocate degli attaccanti, mentre in fase di non possesso mantiene la difesa bassa e si riorganizza per occupare bene gli spazi.

Nell'ultima stagione il copione è più o meno lo stesso della precedente, ma con delle modifiche apportate dal mercato. Ronaldo è un attaccante con caratteristiche diverse da quelle di Higuain. Il reparto offensivo è composto dal portoghese e da Mandzukic, con Dybala o Bernardeschi a supporto. Douglas Costa sarà assente per quasi tutta la stagione, un po' per infortunio, un po' per scelta di Allegri. Cambia la posizione di Dybala, Se era stato, nel corso della stagione precedente, arretrato da mezza punta a trequartista, quest'anno diviene una sorta di mezzala aggiunta, col compito di supportare la linea mediana nella manovra ed eludere il pressing avversario. Mandzukic deve arretrare in fase di ripiegamento, ma proporsi in avanti quando si è in possesso. Ronaldo è libero di svariare su tutto il campo. Non ci sono particolari disposizioni tattiche per la manovra. Il gioco si svolge principalmente con lo smistamento verso le fasce e i cross dalla trequarti cercando di sfruttare l'abilità del croato e del numero 7 nel gioco aereo. Emre Can viene inizialmente impiegato come mezzala, per poi essere arretrato davanti alla difesa e in alcuni casi anche come difensore aggiunto. Il tedesco è un giocatore che, per molti aspetti, ricorda Vidal, pur essendo il cileno superiore sul piano tecnico. È dotato di una buona struttura fisica, in grado di dominare nei contrasti e nel recupero palla, sa proporsi anche in fase offensiva. Con la sua presenza in campo Matuidi viene sfruttato negli inserimenti senza palla.

I bianconeri hanno mostrato diversi limiti in fase di possesso: la scarsa varietà di soluzioni offensive, basate tutte sul cross e poco o nulla sul fraseggio per vie centrali o sulle verticalizzazioni; il ritmo troppo basso, dovuto alla mancanza di allenamento nel palleggio; la difficoltà a uscire dal pressing avversario; la difficoltà nelle ripartenze; la gestione della palla subito dopo il recupero tutta incentrata sulla conservazione del possesso invece che sul tentativo di penetrazione della difesa avversaria. Questi limiti, seppure non sono stati tali da compromettere la conquista dello scudetto, sono emersi in modo evidente contro squadre abituate a un calcio offensivo e mantenere alta la linea della difesa, ad esempio l'Atalanta (0-3 in Coppa Italia) e l'Ajax (1-2 in casa). La Champions League in particolare è una competizione nella quale è fondamentale giocare ad alti ritmi e segnare un elevato numero di reti. Questa è la principale ragione dell'insuccesso della Juve in questo torneo.

 

La Juve del futuro

Il centrocampo della Juve sembra destinato a cambiare ancora con la stagione entrante. Non solo per i giocatori, ma anche per l'arrivo di un nuovo allenatore.

Già si conosce il primo cambiamento: l'approdo dell'ex Arsenal Aaron Ramsey. Questi potrà essere impiegato sia come trequartista a supporto delle punte, sia come mezzala. Potrebbe ricoprire quest'ultimo ruolo accanto a Pjanic, con Emre Can più arretrato a fungere da equilibratore e a far ripartire l'azione. Sia il bosniaco che il gallese possono operare a ridosso dell'area avversaria. Entrambi hanno in dote l'ultimo passaggio, cui si aggiunge l'abilità nel tiro da fuori del primo e la capacità di inserimento nello spazio del secondo. In un gioco più offensivo come mezzali avanzate potrebbero essere il supporto ideale per Ronaldo o Kean, che si muovono in profondità. Ma potrebbero anche rappresentare i partner di Dybala nel fraseggio al limite dell'area.

In caso di partenza di Pjanic, questi verrebbe sostituito da Bentancur, meno bravo nell'ultimo passaggio, ma superiore sul piano fisico. In questo caso graviterebbe in una posizione un po' più arretrata, intermedia tra Emre Can e Ramsey.

Ma potrebbe anche esserci l'arrivo di un nuovo elemento. Uno tra Pogba e Milinkovic-Savic, ad esempio, più probabile il secondo. Il ritorno del francese andrebbe un po' a ricomporre la vecchia linea mediana, con il tedesco che fungerebbe da “Vidal” della situazione, seppure in posizione più arretrata e l'ex Arsenal che andrebbe a fare il Marchisio. Ma anche con il serbo si prospettano soluzioni interessanti. Il laziale ricorda per molti versi Toni Kroos. Possiede tutti i fondamentali ed è una mezzala moderna, che può agire in entrambe le fasi di gioco, grazie al fisico imponente e all'ottima tecnica. Andrebbe a comporre un trio completo sotto tutti i punti di vista.

Molto però dipenderà dalle scelte del prossimo allenatore. Sia con Guardiola che con Sarri il gioco della Juve muterà radicalmente. I terzini verranno maggiormente utilizzati in fase di spinta, e di questo ne gioverà la manovra. Si giocherà più sul corto, palla a terra, e sulle verticalizzazioni. Un giocatore come Dybala potrebbe essere sganciato dalla mediana, tornando a quello che è il suo ruolo di origine, la punta, agendo come falso nove.