Ieri pomeriggio, saranno state le tre, me ne stavo a sonnecchiare sul divano e a premere tasti a casaccio sul telecomando, quando mi è apparso in tv il faccione del direttore Agresti. A causa del torpore postprandiale non riuscivo a essere granché ricettivo, ma qualcosa delle sue parole ho afferrato. In pratica, il direttore accusava gli arbitri coinvolti in calciopoli di essere dei corrotti e che “facevamo bene a pensare male di loro!” Qualcosa del suo racconto non mi quadrava, ma le palpebre erano sempre più pesanti e mi sono addormentato sognando il quinto scudetto ormai a un passo. E meno male che senza Moggi non avremmo vinto più… zZzZzZzZz. Stamattina, mentre giravo il cucchiaino nel cappuccino, il barista romanista mi ha fatto gli auguri per il decennale di Calciopoli, esprimendo anche qualche velata perplessità sugli esiti della vicenda: “Aó, ve dovevano radia' pe’ quello che avete fatto!” E che abbiamo fatto? ho chiesto. “Echennesò, ma le sentenze parlano chiaro. Che ce voi er cacao sur cappuccino?” Allora mi sono tornate in mente le parole del direttore Agresti sugli arbitri corrotti e cattivi che, a quanto pare, eseguivano come marionette le direttive di Moggi. E ho capito anche ciò che ieri non mi quadrava del suo ragionamento. Quindi, eccomi qui a riportare i fatti al centro del villaggio. Caro direttore, non ci crederà, ma gli arbitri coinvolti in Calciopoli sono stati tutti assolti. Tranne Massimo De Santis, ritenuto uno dei capisaldi della “cupola” moggiana. Cupola quantomeno un po' masochistica, se consideriamo che col suddetto arbitro la Juventus aveva una media punti più bassa rispetto a quella con gli altri arbitri. Ma cosa avrebbe fatto di così grave De Santis per beccarsi la condanna? Secondo i giudici avrebbe ammonito i già diffidati giocatori del Bologna Nastase e Petruzzi (due noti fenomeni) in Fiorentina-Bologna per non far loro giocare la successiva Bologna-Juventus. Di fatto favorendo - è la tesi lucida dei togati - la squadra bianconera che, senza i due fortissimi giocatori in campo, avrebbe potuto vincere facilmente. E chissenefrega se quelle due ammonizioni fossero sacrosante, come è possibile appurare visionando i video dell’epoca e come hanno tentato, invano, di spiegare i legali dell’ex arbitro in questione. In conclusione, caro direttore, ne converrà, falsare le partite senza il contributo dell’arbitro è un tantino difficile. Tanto è vero che, pur di giustificare la farsa del 2006, le sentenze (sportive e non) hanno messo dentro un po’ di tutto: Moggi che faceva pressioni sul processo di Biscardi (sic!); Moggi che chiudeva Paparesta nello spogliatoio (“fatto che non sussiste”, per la procura di Reggio Calabria, ndr). Addirittura nella prima sentenza sportiva abbiamo letto una locuzione aberrante come “sentimento popolare”. Della serie: di partite truccate non ne abbiamo trovate, ma se tutti dicono che la Juve “rubbba” allora deve essere vero per forza! Stendiamo un velo pietoso e imbarazzato. Alla luce di questo, gentile direttore, provi a spiegarci come sia ancora possibile credere alla fandonia delle partite falsate quando quasi tutti gli arbitri sono stati riconosciuti essere innocenti. E, a proposito di questi ultimi, alla luce delle sentenze e alla luce del calvario umano ed economico che sono stati costretti a subire, fossi in Lei eviterei di ricorrere a biechi populismi parlando di loro. Le ricordo che Lei è un giornalista, non un barista. L'Intenditore calcistico