Nelle ultime ore impazzano alcune clamorose indiscrezioni di mercato che vogliono Cristiano Ronaldo lontano dalla Juve. Voci, innescate dalle dichiarazioni di Guillem Balague, giornalista spagnolo che ha curato in prima persona la biografia di CR7, il quale afferma che Jorge Mendes sta, da tempo, proponendo il suo assistito a più club tra i quali, notizia nella notizia, anche il Barcellona di Leo Messi.

Boom!

A poco servono le smentite che, ora dopo ora, arrivano da più parti, anche perché in realtà questa non è l'unica notizia che sta scuotendo l'ambiente bianconero. In parallelo infatti, si parla di un rinnovo sempre più difficile per Paulo Dybala che, incredibilmente, potrebbe essere sacrificato in questo pazzo mercato post-Covid. Incredibilmente fino ad un certo punto se pensiamo che dodici mesi fa, Paratici & Co. avevano già idealmente messo su un aereo diretto in Inghilterra la Joya, salvo poi fare marcia indietro quando l'argentino iniziò a puntare i piedi. Certo, immaginare lontani da Torino sia il Dieci, che il Sette (probabilmente i due migliori interpreti della sgangherata Juve di Sarri) è abbastanza difficile. Insomma, due minacciosi temporali si affacciano sul capoluogo piemontese, che è già avvolto dalla nebbia dei dubbi che circondano un Andrea Pirlo mai visto prima nei panni di allenatore.

"Solo voci", dirà qualcuno. "Aria fritta!", incalzeranno quelli bravi. Fatto sta che in questa terra di nessuno, in questo limbo fatto di "se" e "ma", iniziano già a formarsi i partiti pro-Ronaldo e quelli pro-Dybala. Iniziano a delinearsi le fazioni, ben distinte, di chi si dice pronto a sacrificare uno piuttosto che l'altro. Si disquisisce di tattica e di quanto sia più funzionale uno (o l'altro) nei confronti della squadra. Tralasciando che, al netto di qualche diretta Instagram in amicizia, nessuno (ma proprio nessuno!) ha la benché minima idea di quali siano le reali intenzioni del debuttante in panchina...

Detto questo, lasciando da parte tutto ciò che "potrebbe essere", penso sia doveroso concentrarsi su quello che "è", o meglio "è stato". Perché, mettendo da parte il buon Dybala ed il buon Pirlo, e tenendo in primo piano l'uomo con il Sette sulla schiena, le domande principali che i tifosi juventini (e non solo) si stanno ponendo in questo momento, sono essenzialmente due:

1) A due anni di distanza, la Juventus ha fatto davvero un affare a comprare Cristiano Ronaldo? (Sì!)

2) Oggi, farebbe bene a venderlo? (No!)

Quelle tra parentesi sono (dovrebbero essere?) le risposte, direi quasi elementari, da dare su un pianeta che ruota nel verso giusto.

"Ok, ma Ronaldo è stato acquistato per VINCERE la Champions League. Ha fallito!"

Replica abbastanza scontata, condivisibile fino ad un certo punto (quando si parla di un obiettivo finale, oggettivamente, mancato). Poi però ci sono i numeri. Al netto dei due Scudetti consecutivi, che se per un tifoso juventino sono la normalità, per tutti gli altri rappresenterebbero una sorta di Eldorado, e dei trofei nazionali, il rendimento in campo di Ronaldo NON può, e NON deve essere messo in discussione. Con la maglia bianconera l'asso portoghese ha messo insieme 17 presenze e 10 gol in Champions League e, particolare non da poco, nelle uniche sei gare ad eliminazione diretta giocate in questi due anni (Atletico Madrid, Ajax e Lione) ha segnato 7 reti, vale a dire il 100% del fatturato totale dei bianconeri. E se guardiamo nel complesso, nei due anni all'ombra della Mole le reti sono 65, in 89 gare.

Insomma, i numeri non mentono. Ronaldo è stato un affare (in campo e fuori) e venderlo ora sarebbe una follia. Punto. Eppure c'è qualcosa. Un qualcosa che va oltre i numeri e le statistiche. Una sensazione (assolutamente personale), che l'acquisto stesso di Cristiano Ronaldo sia stato un po' come l'inizio della fine... In che senso?

Esistono due Juventus. C'è la Juventus a.C. (avanti Cristiano), che inizia un percorso incredibile con Antonio Conte e lo continua, migliorandosi stagione dopo stagione, con Max Allegri. Un anno dopo l'altro, un mercato dopo l'altro, la squadra bianconera aggiunge un tassello. Va alla ricerca del pezzo giusto per completare un puzzle che ha una cornice ben definita, dalla quale non si esce, in nessun modo. Pirlo, Vidal, Pogba, Tevez e Llorente, Evra e Morata, Alex Sandro, Khedira, Dybala e Mandzukic, Dani Alves, Higuain, Pjanic, Szczesny e Matuidi.

La lista della spesa è impressionante, e rende la Juve praticamente invincibile in Italia e sorprendentemente costante in Europa (due Finali di Champions in tre anni sono un risultato sportivo tutt'altro che da sottovalutare). Ma, aldilà di questo, si ha sempre l'impressione che dietro ci sia un disegno ben preciso. Al netto di qualche acquisto non del tutto azzeccato, si vede, chiara e forte, la linea di una società che tira dritta per la sua strada, con l'obiettivo di alzare l'asticella ogni anno, oltre che "prepararsi il terreno" per il futuro, andando a bloccare più o meno tutti i giovani prospetti che vengono fuori dal campionato italiano. E chi "sgarra", chi esce dai binari, è fuori (leggi Bonucci, Higuain e Buffon, solo per fare tre nomi).

Poi c'è la Juventus d.C. (dopo Cristiano). L'avvento del portoghese ha segnato uno spartiacque. Netto, nettissimo. Andando ad acquistare il più forte dei tutti (o uno dei tre, a seconda dei punti di vista), Andrea Agnelli ha voluto fare il classico all-in. Seduta al tavolo da gioco dei grandi d'Europa, la Juventus ha pescato dal mazzo l'Asso di Coppe, con una mossa che ha sparigliato le carte. Una mossa talmente eclatante e clamorosa che, per assurdo, sembra aver spiazzato più i bianconeri stessi che la concorrenza.

La Società ha iniziato a fare scelte in netta controtendenza rispetto al passato: gloriosi e affannosi ritorni, parametri zero e soprattutto il doppio cambio di guida tecnica. Prima Maurizio Sarri, ciò che di più lontano esista dal "Mondo Juve", ed ora il rischio corso con Andrea Pirlo. Quasi come se il colpo-Ronaldo abbia rappresentato il classico "passo più lungo della gamba" In questi due anni è sembrato che l'intero gruppo bianconero (rimpolpato, non bisogna dimenticarlo, anche da un certo De Ligt) abbia fatto una fatica immane, enorme ed enormemente inaspettata, a stare dietro al Sette.

Forse, se le voci di queste ore si trasformeranno in realtà, non bisognerebbe parlare (tra qualche settimana) della fine del rapporto tra Ronaldo e la Juve. Forse l'acquisto stesso, due anni fa, è stato paradossalmente l'inizio della fine.