La Serie A 2020/21 vedrà ben tre formazioni liguri ai nastri di partenza: alle due di Genova infatti, si affiancherà lo Spezia del patron Volpi. Un debutto assoluto per quanto riguarda la storia del massimo campionato a Girone Unico, anche se il nome dei bianconeri appare nell'albo d'oro, incasellato accanto all'anno 1944, quello della Divisione Nazionale o "campionato di guerra" che vide trionfare i Vigili del Fuoco di La Spezia. Non un vero e proprio scudetto però, in quanto la FIGC ha riconosciuto il titolo solamente come onorifico.
Ma andiamo con ordine.

L'inizio della storia è quello che accomuna un po' tutti i club italiani. Siamo agli inizi del Novecento, precisamente nell'ottobre del 1906, quando uno svizzero (tale Hermann Hurni) fonda lo Sport Club Spezia. Le attività sportive in realtà, si limitano ad allegre sfide con le frotte di marinai che affollano il porto fino a che le cose non iniziano a diventare più serie nel 1911, quando nasce lo Spezia Football Club. Presidente Francesco Corio, tesoriere Alberto PiccoSegnatevi questo nome perché è proprio a lui che è dedicato lo stadio del club.
Capitano e primo marcatore assoluto della storia degli aquilotti, a segno il 21 gennaio 1912 nella gara contro la Virtus Juventusque, Picco muore in guerra ad appena ventuno anni il 16 giugno 1915. E proprio lo Stadio, di lì a poco, viene squalificato addirittura per un anno. Siamo nel 1923, ed il derby contro il Genoa (perso malamente dai bianconeri) viene interrotto per gravi scontri in campo e sugli spalti. Tutti a casa ed ingressi chiusi per i successivi trecentosessantacinque giorni!

Gli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta sono contraddistinti da un continuo andirivieni tra Prima, Seconda e Terza Divisione, con un paio di lampi rappresentati dai Quarti di Finale di Coppa Italia raggiunti nel 1937 e nel 1941. Ma la vera svolta arriva all'inizio della stagione 1942/43, quando in panchina prende posto Ottavio Barbieri, istituzione del calcio ligure. Anzi, genoano. Un uomo per il quale vale la pena scrivere qualche riga in più.
Leggenda vuole che nell'aprile del 1919, William Garbutt (primo vero mister del Genoa e del calcio italiano tutto) rimase impressionato da quel ragazzotto che aveva appena finito di disputare un match con l'allora Primavera rossoblu. Talmente impressionato da proporre a Barbieri stesso di non rientrare negli spogliatoi, ma di riposizionarsi al centro del campo appena qualche minuto più tardi, nella gara amichevole della Prima Squadra organizzata contro una selezione di professionisti inglesi. E così, scendendo in campo per due partite in fila, il giovane Barbieri fa il suo esordio con la casacca del Grifone. Nelle successive tredici stagioni forma, con Burlando e Leale, una mediana da filastrocca per i colori rossoblu, conquista un paio di Scudetti e collezionando 21 gettoni di presenza con la Nazionale di Vittorio Pozzo, che lo porta con sé anche durante la spedizione olimpica di Parigi 1924.

Ma è da allenatore che Barbieri farà realmente la differenza. Nel 1939 il suo mentore, William Garbutt, lascia l'incarico al Genoa per rientrare in Inghilterra, annusando l'aria e prevenendo i (terribili) venti di Guerra che spireranno sul Bel Paese da lì a pochissimi anni, e così è proprio Barbieri, il suo secondo, a venire promosso a prima guida tecnica, sdoganando il mezzo sistema: un nuovo modulo, un ibrido tra Sistema e Metodo.

Siamo agli albori di ciò che oggi esalta i calciofili di tutto il mondo: tattiche, schemi, stili di gioco. In questo caso l'intuizione di Barbieri è quella di piazzare i tre difensori in marcatura a uomo, aggiungendo alle loro spalle quello che il Maestro del giornalismo italiano, al secolo Gianni Brera, battezzerà come "libero". A centrocampo il centromediano metodista viene affiancato da due mezzeali ed il tridente offensivo scopre la nuova figura dell'ala (destra) destinata a rinculare frequentemente: la cosiddetta "ala tornante". Una rivoluzione che qualche anno più tardi porterà al Catenaccio proposto dal paròn Nereo Rocco al Milan, ma che nell'immediato accompagna i Vigili del Fuoco della Spezia alla conquista del titolo.

Organizzare un campionato di calcio in quegli anni è un esercizio assai difficile, ed effettivamente ciò che ne viene fuori è un torneo abbastanza complicato, che si snoda attraverso una serie di campionati regionaliqualificazioni interzonali ed un triangolare finale disputato sul terreno dell'Arena Civica di Milano. E se l'organizzazione è un rebus, la logistica è un vero e proprio terno al lotto. Tra collegamenti stradali interrotti o addirittura inesistenti infatti, gli spezzini decidono di optare per il torneo emiliano, proprio per agevolare gli spostamenti tra una partita e l'altra.

In questo clima di guerra e caos, anche i tesseramenti dei calciatori diventano un problema. Di fatto, molte società decidono di associarsi ad altre aziende o corpi militari per evitare la chiamata alle armi dei tesserati. Nascono così il Torino FIAT, il Novara IGDA e la Juventus Cisitalia. Ed allo stesso modo lo Spezia cede i suoi migliori uomini al Gruppo Sportivo 42° Corpo dei Vigili del Fuoco.

Come detto, la situazione sul territorio italiano è davvero tragica. I bianconeri abbandonano la propria casa, lo Stadio Alberto Picco di La Spezia semidistrutto dai bombardamenti, e disputano le gare interne a Carpi.
Un'ulteriore chicca storica è rappresentata dagli spostamenti della squadra allenata da Barbieri, che decidono di affrontare tutte le trasferte a bordo di un'autobotte dei Vigili del Fuoco sopra la quale viene montata una piattaforma in legno utile a sistemare i membri del team. All'interno della stessa invece, vengono stivati beni di prima necessità come uova, latte, farina, zucchero, olio e vino, merce pregiata da rivendere o barattare durante il tragitto che porta alla città sede della partita.

E di episodi del tutto reali, ma che sembrano uscire dalla pellicola di un film, ce ne sono altri. Il Bologna ad esempio, rimedia una sonora batosta nella gara contro il Modena, che si impone con il rotondo risultato di 5 a 0. Superiorità soprattutto fisica, dovuta se non altro al fatto che i felsinei sono stati costretti ad una lunga camminata a piedi (causa interruzione ferroviaria) per raggiungere Faenza, sede del match.

Ma ancora più incredibile è ciò che accade ai giocatori dello Spezia nella gara di esordio, contro il Venezia, del triangolare finale. Travolti e sorpresi da un acquazzone, i liguri arrivano a Milano bagnati fradici e decidono di far asciugare le divise da gioco nei pressi di un forno. Purtroppo però queste finiscono per sbruciacchiarsi (il colmo per dei Vigili del Fuoco) ed una volta in campo vengono pure sbeffeggiati e derisi dagli avversari.

Peripezie a parte, il cammino della squadra di Barbieri è a dir poco eccezionale (ed un pizzico fortunato). Il girone eliminatorio viene dominato senza subire nemmeno una sconfitta e successivamente, grazie alla rinuncia da parte del Bologna, arriva la qualificazione alla Fase Finale di Milano. L'esordio quindi è in programma il 9 luglio 1944, e l'avversario è il Venezia: finisce in parità, 1a1, con il gol del bianconero Angelo Tori, al quale risponde Astorri.
Ma è nella seconda gara che avviene il miracolo.

Di fronte c'è il Torino di Vittorio Pozzo, quello che sarà il Grande Torino, dei vari OssolaGabettoLoikValentino Mazzola Silvio Piola. Insomma, uno squadrone! Il risultato sembra già scritto, tanto che prima della gara è proprio Pozzo a varcare la soglia degli spogliatoi spezzini per augurare loro una buona... sconfitta! Il Toro però è reduce da un'amichevole, ma soprattutto da un interminabile viaggio, che incide parecchio dal punto di vista fisico. Dall'altra parte poi, i liguri non hanno nulla da perdere e le parole di Pozzo sembrano averli caricati a pallettoni.
Il protagonista assoluto è Sergio Angelini, centravanti di Querceta, un paesino del cuore della Versilia, che con la sua doppietta rende del tutto inutile il momentaneo pareggio firmato da Piola. Nell'ultima gara del triangolare il Torino travolge il Venezia (5a2 il finale) e consegna il titolo allo Spezia. Poco importa se negli anni successivi si susseguiranno una serie di vicende e di diatribe legate all'ufficialità, o meno, dello Scudetto.
La favola dei Vigili del Fuoco di La Spezia è scritta, e questi sono gli undici protagonisti.

Bani. Borrini, Amenta, Gramaglia, Persia, Scarpato, Tommaseo, Rostagno, Costa, Tori, Angelini. All.: Barbieri.

A ne ghe credo! Bentornato Spezia!