Robert Lewandowski. Il polacco in questo momento (anzi, da anni ormai) è probabilmente il prototipo, la rappresentazione perfetta del centravanti. Il classico Numero Nove. Quello che la butta dentro, sempre e comunque. A pochi giorni dalla Finale di Champions League, Lewandowski è il terminale perfetto di una macchina perfetta, quella messa in moto e pilotata alla grande da Hans-Dieter Flick.

Un attaccante capace di segnare 55 gol in 46 presenze (no, non è un errore), eguagliando il record stagionale in casa Bayern Monaco stabilito da un certo Gerd Muller. In Champions League poi, viaggia ad una spaventosa media di 1.87 gol a partita quest’anno, ben 15 centri in 9 gare disputate.

RL9 ha tutto: colpo di testa, abilità tecniche e fisiche, visione di gioco e ovviamente capacità di finalizzazione straordinarie. Il libro dei numeri del polacco è un continuo susseguirsi di record fin dagli esordi in patria quando, appena diciottenne, trascina il piccolo Znicz Pruszkow dalla terza alla seconda divisione conquistando, in entrambe le categorie, il titolo di capocannoniere. L’anno dopo passa al Lech Poznan che nel 2010 si ritrova Campione di Polonia, dieci anni dopo l'ultima volta. Robert è protagonista assoluto con i suoi 18 gol che lo piazzano al comando della classifica dei cannonieri anche della massima divisione polacca.

A 22 anni è pronto per il grande salto. Al Dortmund basta staccare un misero assegno da quattro milioni di euro per vestirlo di giallonero: un investimento a dir poco azzeccato. Con il Borussia mette insieme 187 presenze e 103 reti in quattro stagioni ed aggiorna il palmarès con due titoli di Bundesliga, una Coppa ed una Supercoppa di Germania.

Ma la serata che lo consacra definitivamente agli occhi del mondo arriva il 24 aprile 2013. Il “Muro Giallo” del Westfalenstadion è pronto ad accogliere il Real Madrid di Cristiano Ronaldo per la gara di andata delle Semifinali di Champions League. Dovrebbe essere Mourinho contro Klopp, ma è la stella di Robert ad offuscare tutto il resto: un anticipo secco in spaccata su Pepe, due zampate in area da centravanti di razza ed un calcio di rigore. Poker alla Casa Blanca e strada spianata per la finale tutta tedesca, poi persa, contro il Bayern Monaco.

Approdo al Bayern rimandato di un paio di stagioni, ed in Baviera continua la razzia di titoli titoli nazionali. Lui, nel frattempo, continua a segnare a raffica: 25 gol nella stagione d’esordio, poi 42, 43, 41 e 40 prima dei 55 di quella in corso. SPAVENTOSO.

Eppure, tra tutti questi numeri è uno zero a saltare all’occhio, quello che campeggia nella casella dei trofei internazionali. Ebbene sì, a dimostrazione che la mancanza di una Champions League in bacheca non può e non deve inficiare il giudizio su un Campione (leggi, ad esempio, Roberto Baggio, Gigi Buffon o Zlatan Ibrahimovic), la carriera europea del polacco si “riduce”, per così dire, alla finale persa contro il Bayern e ad un tris di semifinali consecutive raggiunte proprio con la maglia dei bavaresi.

Quella di domenica sarà quindi, molto probabilmente, la partita più importante della carriera di Lewandowski. Il Bayern gli chiede un altro sforzo, un altro gol per riprendersi un titolo che ormai manca da sette anni. Anche perché, uno così, quella Coppa merita di alzarla al cielo!