Avete presente lo stemma a fianco della foto profilo? Dimenticatelo, almeno per il momento. Oggi infatti si cambia musica… parliamo di Juve! A Torino, sponda bianconera, è scoppiato il caso Bernardeschi. Hanno ragione tutti, non ha ragione nessuno. Che nell’ultimo periodo le prestazioni del 'Brunelleschi di Carrara' siano state a dir poco deludenti non è da mettere in dubbio. Ma proviamo a capire i motivi di questa involuzione.

Reduce da una straordinaria annata da 14 reti stagionali, nell’estate del 2017 la Juventus strappa il gioiello viola per 40 milioni di euro. Astro nascente del calcio italiano, l’approdo in una squadra stellare complica da subito l’avventura bianconera della new entry, che gioca poco e marca appena cinque reti. La statistica di fine stagione è imbarazzante: 1124’ in 31 match, con una media di soli 36’ a partita. Nell’ultima stagione di ‘allegriana' memoria il giovane carrarese trova decisamente più spazio, ma senza riuscire ad entrare a pieno nelle grazie di mister Max. Tre reti, 2210’ minuti giocati, 56’ per partita. Bene ma non benissimo. L’anno successivo subentra Sarri e la media scende di nuovo: 1969’ in 38 partite con due reti soltanto. La media complessiva dei tre anni è di circa 47’ a partita. Un po’ pochino se consideriamo la media quadriennale di 75’ a partita di Mario Mandžukić e i 66’ di Cuadrado. Non c’è trucco non c’è inganno, Federico Bernardeschi è la più forte riserva del calcio italiano.

Il dato su cui riflettere, prima di criticare, per (provare a) capire cosa sia andato storto nell’affaire Bernardeschi alla Juve è sicuramente quello inerente alla prima stagione bianconera. Ai 36’ di calcio giocato si aggiungono ben nove panchine e tre non-convocazioni. Un dato decisamente negativo se si scommette su un talento del genere. Basti pensare a Kulusevski. L’impressione sembra dunque che la Juventus abbia creduto di comprare un giocatore maturo, pronto a fare la differenza, ritrovandosi invece tra le mani un gioiello da levigare bisognoso di tempo e attenzioni, cose che una squadra che punta al triplete non può permettersi. Poca continuità e tanta panchina non fanno bene ai giovani, e tarpare le ali a una rondine che sta spiccando il volo ha fatto cascare il frutto dall’albero. Cara Juve, Bernardeschi è figlio di un dio minore chiamato turnover.

Adesso recuperiamo quello 'stemmino' viola che prima avevamo messo da parte. Lo so, avevo detto che avrei parlato di Juve. Ma è più forte di me, da qualche parte dovevo infilarcela. Anche perché adesso torna davvero comoda. Prendendo in esame il trascorso calcistico di Bernardeschi alla Fiorentina, ancora una volta i numeri parlano chiaro: 2832’ in 42 partite nella stagione 2015-16, 2865’ in quella successiva, con una media di 68’ a partita. Il risultato? Due giocatori diversi. 23 reti in 93 partite in viola contro le 10 in 111 match in maglia bianconera. Tra Fiorentina e Juventus c’è un abisso, economicamente e calcisticamente parlando. Dal punto di vista giovanile, però, c’è una verità assoluta: crescere giovani talenti nella Juventus è arduo compito. Pressione mediatica, concorrenza e aspettative stagionali alle stelle sono tra i motivi per cui, a volte, un paio di partite storte possono diventare fatali. È giusto dunque asserire che Bernardeschi sia peggiorato. È vero dire che non ha dimostrato il suo valore. È comprensibile volerlo vedere lontano da Torino. Ma è forse lecito ammettere che le colpe non siano proprio tutte sue?

Parentesi di riguardo per la nuova Juve di Pirlo. Il discorso giovani sembra essere al centro del progetto e i vari Kulusevski, Frabotta e Portanova ne sono prova vivente. Una ventata d'aria fresca che sa di gioventù, gioco e futuro. E vedere il 'giovane Bernardeschi’ nella Juve di oggi sarebbe stata tutta un’altra storia.
Ma siamo sicuri che con Chiesa il gioco valga la candela? To be continued