Sembra proprio tutto confermato. I "pour parler" di dicembre, resi pubblici per la prima volta proprio da calciomercato.com, paiono diventare realtà: Ralf Rangnick sarà il nuovo allenatore e direttore sportivo del Milan.

Se accadrà, saranno accompagnati alla porta dirigenti e tecnici non in linea con la "vision" del tedesco. Non stiamo a ripeterne i nomi, tutti sanno di chi si sta parlando. Nel calcio, come nella vita e in politica, si può essere conservatori, progressisti o rivoluzionari. Prendendo Rangnick il Milan ha scelto "la revolucion". Non è detto che questa scelta sia la migliore; non è detto che sia vincente ma, di certo, intriga molto per le assonanze con l'avventura di Arrigo Sacchi al Milan. Il "vate di Fusignano" arriva al Milan dopo aver guidato squadre di secondo piano come il Rimini e il Parma (con i ducali butta fuori proprio il Milan dalla Coppa Italia dando spettacolo), e subito incanta i tifosi rossoneri con un gioco fatto di aggressività e forza. Rangnick è il "papà" del gegenpressing. Porterà questa sua filosofia nel Milan. E nessun giocatore potrà più giocare come aveva fatto finora.

Donnarumma (o chi per lui) non salirà più in linea con i centrali difensivi per giocare la palla coi piedi; questi ultimi dovranno ragionare molto sull'anticipo e non "stazionare" difendendo la zona. I laterali difensivi saranno ali aggiunte. Ai centrocampisti e agli attaccanti sarà chiesto di aggredire da subito il portatore di palla avversario in maniera corale, non singola. Tutti dovranno attaccare lo spazio per linee verticali. E velocemente. E' questo il calcio che Rangnick ha nella sua testa. Che poi riesca a realizzarlo, resta da vedere.

Questo porta a chiedersi chi saranno i giocatori confermati e quelli allontanati. L'esercizio più inutile, a questo punto della stagione, è chiedersi chi arriverà in rossonero. Si è in totale fase di ristrutturazione (il Milan) e ripartenza (tanti campionati nazionali), che spendere nomi adesso è un voler tirare a indovinare sperando di azzeccarne uno fra i tantissimi che vengono accostati al Diavolo. Più logico, viste le caratteristiche del gegenpressing del "professore", cercare di capire chi rimarrà e chi no. Attenzione! Stiamo parlando di caratteristiche tecnico/tattiche e fisiche adatte al nuovo gioco e non teniamo conto, in questo ragionamento, dei diktat della proprietà che, in teoria, vorrebbe allontanare quei giocatori che percepiscono uno stipendio netto più alto di 2,5 milioni annui.

Gigio Donnarumma, ad esempio, non è dentro i parametri economici della società, ma Rangnick non rinuncerebbe volentieri a un portiere dalle capacità e dall'età del campano. Un atleta che ha margini di miglioramento enormi e che, tuttavia, è già oggi tra i più forti al mondo. Tra i laterali difensivi, Theo Hernandez è senz'altro quello che più corrisponde alle idee dell'uomo di Backnang. Ma un ruolo (come riserve, beninteso) se lo potrebbero ritagliare anche Laxalt e uno fra Conte e Calabria. Di certo serve un laterale destro titolare. Uno tra gli attuali terzini destri è destinato a partire. Fra i centrali, Romagnoli e Gabbia possono senz'altro tornare utili. Duarte e Kjaer sarebbero due riserve. Occorre un centrale titolare dalle spiccate doti di aggressività e velocità per affiancare Romagnoli. Destinato ai saluti è Musacchio.

A centrocampo, la linea teorica è Castillejo, Kessie, Bennacer, Chalanoglu. In realtà, in fase d'attacco, il 442 di Rangnick diventa spesso e volentieri un 4222 con i laterali di centrocampo che vanno a fare i trequartisti liberando spazi per le triangolazioni o per i cross dei terzini. In quest'ottica, tutti e quattro questi giocatori hanno caratteristiche di corsa che si adattano. Ci vogliono però almeno altri due centrocampisti di fisico, sostanza e qualità per la turnazione dei titolari. Ammesso e non concesso che restino Krunic e Saelemakers. Altrimenti ne servono quattro, di centrocampisti, visto che appare completamente inadatto al gegenpressing Paquetà mentre a Biglia e Bonaventura non verrà rinnovato il contratto.

Il reparto d'attacco è quello che dà più problemi. Ibrahimovic è un grande ma non può reggere, alla sua età, i ritmi che pretende Rangnick. Leao non sembra votato al sacrificio. Rebic è uno che ha sia gamba che tiro ma il nuovo coach tedesco sembra avere molti dubbi sulle sue reali qualità (scarsa continuità?). A seconda di come si voglia affrontare il problema dell'attacco, occorrono da uno fino a tre attaccanti nuovi. Io propenderei per tenere Leao e Rebic e per salutare, a malincuore il Dio nordico. Ma io non sono un rivoluzionario.

In definitiva, per far bene, Rangnick avrà bisogno da un minimo di cinque nuovi giocatori (un laterale destro difensivo, un centrale difensivo, due centrocampisti e una punta), fino a un massimo, molto ipotetico, di dieci (un portiere, un laterale difensivo, un centrale difensivo, quattro centrocampisti, tre punte).

Se poi mi chiedete se sia stato giusto tirare fuori Rangnick a questo punto della stagione, con il Milan (e Pioli) in lotta per raggiungere una posizione in Europa League Beh... questo è un altro discorso.