Avevo espresso la mia convinzione assoluta, tant'è che non mi ero minimamente permesso il lusso di tirare le orecchie alla squadra nonostante il pari contro la Roma e l'umiliante 0-1 di coppa Italia contro il Torino. Avevo derubricato la prima come "partita maledetta che può capitare" e la seconda come "eliminazione da una coppa che né aggiusta né inguaia una stagione" e in effetti la penso ancora così ma ero stato netto nel dire che a Lecce mi aspettavo 3 punti, una prestazioni piena, un Milan che avrebbe rimesso la testa nel carrarmato e purtroppo si è verificato tutto il contrario. 
Nel turno che potenzialmente poteva riaprire il campionato, si è verificata come da copione la catastrofe che cataclismi a parte porterà lo scudetto a Napoli dopo 33 lunghissimi anni. A dir la verità già da venerdì sera la prestazione degli uomini di Spalletti aveva gettato in me più di un dubbio sull'operazione rimonta, l'umiliazione storica inflitta alla Juventus è stata troppo detonante per poter permettere velleità di gloria ma comunque la testa e il cuore mi imponevano di crederci perché un - 7 da recuperare con 20 partite a disposizione sarebbe stato ancora possibile.

E invece il Milan si è suicidato e soprattutto mi ha deluso profondamente come non faceva ormai da anni. Posso capire che l'impegno di Lecce non era dei più semplici ma giocare un primo tempo di tale oscenità dove i salentini avrebbero meritato di chiudere con almeno 4 gol di vantaggio è troppo frustrante. 
Nella prima frazione il Milan non è sceso letteralmente in campo, ha perso il 100% dei duelli in ogni zona del campo e stavolta non regge manco l'alibi degli infortuni e del mercato (clamorosamente fallimentare) estivo. Stavolta il Milan è mancato nei fondamentali che lo hanno portato agli ultimi 2 anni indimenticabili: l'entusiasmo e l'umiltà. Non si sa per quale motivo la squadra sta diventando sempre più nervosa, non noto più la spensieratezza che ha caratterizzato il Milan "pioliano" fin dagli albori. Eppure motivi per essere così arruffoni non ce n'erano perché la crisi che tutta Italia ha affibbiato al Milan era inesistente ma nulla.
L'aspetto che però mi ha davvero mandato ai matti è stata la totale mancanza di umiltà notata in molti elementi, perché patti chiari e amicizia lunga (non lo ripeterò più): CHI SI SENTE GIÀ ARRIVATO PUÒ LIBERARE IL SUO ARMADIETTO E ANDARSENE. Mi riferisco alla rosa in generale e in particolare a gente come Theo Hernandez che sicuramente sarà stanco e provato dal mondiale ma poco interessa, deve immediatamente cambiare registro per evitare figure barbine come quella rimediata a Lecce. Lo scudetto deve essere per tutto l'ambiente lo step iniziale non un caso isolato, nella storia di un club come il Milan ci entri con la continuità, non esiste l'appagamento ed è questo che ha differenziato sempre i grandi club come il Milan dagli altri.​

Il Milan dello scorso anno lo porterò nel cuore per questo, per quella ribellione che mostrava nei momenti avversi, per la voglia con il quale mangiava prato e palla, perché come dice Arrigo Sacchi: "il film lo fa la trama non gli attori" e la trama del Diavolo in Puglia è stata oscena per troppo tempo.
Da applaudire la reazione veemente nella ripresa e alla fine il punto lo guadagni per come si era messa ma inutile girarci attorno: alle ore 20:00 di Sabato 14 Gennaio il Milan ha deposto le armi concedendo su un piatto d'argento lo scudetto al Napoli. Ho sempre ribadito che il Milan non è obbligato a ripetersi e che chiudere secondi sarebbe un altro capolavoro di Pioli e staff ma è obbligato a lottare, deve provarci perché ha tutte le capacità per mettere un altro po' di paura al Napoli. Il problema però sorge nel momento in cui si dà un occhiata alla classifica e ci si accorge di come adesso l'occhio bisogna buttarlo anche dietro. Perché verosimilmente non credo che il Milan rischi di mancare l'appuntamento alla prossima Champions per il terzo anno di fila ma ad una giornata dal giro di boa il Diavolo conserva solo un misero punticino su Inter e Juve ma soprattutto vede minaccioso l'avvicinamento delle romane e dell'Atalanta, tutte a - 4 dal Milan. È un attimo ritrovarsi in situazioni spiacevoli in un amen e attenzione perché il piatto forte che chiude il girone d'andata vedrà il Milan andare a Roma contro la Lazio. Non ci voglio neanche pensare ma l'eventualità di una sconfitta va messa in conto e lì sarebbero dolori imprevisti perché a quel punto sprofonderemmo in un tunnel horror dal quale sarebbe difficile uscirne.

A tal proposito concludo con la postilla sulla Supercoppa. Lo ripeterò ancora: non può una partita di 90 minuti condizionare le annate di Inter e Milan, la stagione si giudicherà sul percorso in campionato e in Champions ma a questo punto vista l'impossibilità ormai certa di vincere il campionato per entrambe, questo rischia davvero di essere l'unico trofeo stagionale alla portata e di conseguenza sia Pioli che Inzaghi la prepareranno con più meticolosità del previsto ma il mio personalissimo focus è rivolto solo ed esclusivamente alla Lazio, lì davvero scopriremo se il Milan come suo solito rinascera' (io personalmente ne sono convinto) o dovrà seriamente preoccuparsi di agguantare l'obiettivo minimo della qualificazione in Champions il prima possibile. Del resto la Supercoppa la vinsero il Napoli di Gattuso e la Juve di Pirlo: cambiò la loro stagione questo trofeo? ASSOLUTAMENTE NO! 

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