Dopo l’amaro pareggio casalingo all’esordio, la Roma ospite del Verona, esce sconfitta dal Bentegodi per 2-1. Così come contro la Salernitana, i giallorossi vengono puniti principalmente da errori individuali: clamoroso il pasticcio di Rui Patricio al 3° minuto, che respingendo un pallone praticamente sui piedi di Duda, che come da tradizione consolidata, realizza il suo primo gol assoluto in serie A proprio contro la Roma: “te pareva” verrebbe da dire, ma facciamo finta che sia solo una casualità e non un diabolico disegno divino. L'errore di Rui, non lascia tranquilli per il resto della stagione: siamo sicuri di volerci affidare totalmente al trentaseienne portoghese? Il "numero 1" è calciatore di personalità, ma lli errori cominciano ad essere sempre meno sporadici. A tal proposito, si vocifera di un possibile interessamento per Hugo Lloris, che a mio modesto parere, pur avendo alle spalle un passato da grande portiere, oggi non sembra molto più affidabile del lusitano. Rischiamo veramente di ritrovarci una coppia di anzianotti pronti a disputare tornei di scopone più che a garantire sicurezza al reparto difensivo. In ogni caso, come dicevo, ancora una volta Roma punita oltre i demeriti, perché di fatti dopo il vantaggio scaligero è solo la squadra di Mourinho - ancora una volta rappresentata dal buon Bruno Conti - a fare la partita e a tentare di portare a casa i 3 punti. Sia chiaro: Belotti e compagni hanno fatto una partita propositiva, ma non si è trattato di un assedio come invece si potrebbe dedurre dalle crude statistiche. Oltre il 70% di possesso e varie conclusioni verso la porta difesa da Montipò, ma anche tantissima confusione nei movimenti senza palla. Non si può parlare di bel gioco. Semmai si è visto qualcosa di carino in termini offensivi, ma non occasioni eclatanti che facciano imprecare il cielo.
Del primo tempo si ricorda soprattutto l’occasione capitata sui piedi di Zalewski, che con una bella conclusione dal limite dell’area aveva fatto gridare al pareggio, salvo poi vedersi ribattuti da Magnani, il quale si immolava per la causa. Un’azione che probabilmente avrebbe cambiato le sorti del match, che invece prende una piega totalmente diversa allo scadere della prima frazione: dopo Candreva, stavolta tocca a Ngonge “umiliare” Chris Smalling, ancora una volta irretito, troppo leggero nel duello con il belga, che lo supera in scioltezza dopo aver macinato le praterie lasciate dagli ospiti, in un contropiede di Zemaniana memoria. 4 tiri subiti, 4 gol: l’impietosa statistica con cui deve fare i conti la squadra della capitale. 

Che amarezza! La delusione è fortissima, soprattutto considerando il livello delle avversarie sicuramente di tutto rispetto, ma altrettanto certamente da battere. E invece ci lecchiamo le ferite, con un solo punto in due giornate e con la casella sconfitte già inaugurata.

E pensare che la giornata di sabato iniziava con sorrisi a trentadue denti: è da venerdì sera che si parla insistentemente di Lukaku. Quel che sembrava solo un nome “buttato lì”, scritto solo per dare speranze a un popolo desideroso di sognare, si è fatto man mano più concreto, fino a farlo sembrare tangibile, vicino, prossimo a vestire i colori della capitale. In città, sul web, tra le chat degli amici, non si parlava d’altro: è proprio così che si è vissuta l’attesa della trasferta veronese, quasi come se quel che accadeva fuori dal rettangolo di gioco, avesse più importanza di quanto si stava vivendo in quel momento. Per carità, non voglio e non posso pensare che i calciatori si siano fatti distrarre dal mercato, ma tant’è: 1 punto in 2 partite. Già 5 di distacco dalle prime della classe Napoli e Milan, quest’ultima tra l’altro prossima avversaria di Pellegrini e compagni. Inutile dire che perdere venerdì sarebbe un’ecatombe: finirebbe in qualche modo per vanificare quello che a conti fatti, sarebbe uno degli acquisti più clamorosi della Roma da Batistuta ad oggi. Consegnare le chiavi dell’attacco a Romelu con 8 punti di distacco dalla capolista, farebbe veramente male al cuore. Una squadra con potenzialità enormi già distante anni luce da un obiettivo che chiaramente non è il nostro, ma a cui con certa gente a disposizione, sotto sotto, un minimo ambisci, ci credi.
Come fai a non crederci se hai una coppia seconda a nessuno come Dybala-Lukaku? E’ vero che per vincere servono tante cose: innanzitutto una rosa ampia, con alternative valide in ogni reparto, ma sopratutto anche che gli attori principali, non siano costantemente fermati da infortuni. Questo, più di tutto il resto, il vero handicap della squadra di Mou: troppi calciatori da dover centellinare per essere realmente credibili in ottica scudetto. A tal proposito, abbiamo già constatato che Sanches ha tutt’altro che risolto i problemi che l’hanno attanagliato in carriera. Allo stesso modo Dybala, che purtroppo non regge più di mezz’ora. C’è poco da fare. Anche a Verona, al 60° o giù di lì, gli abbiamo visto fare una smorfia a cui ha fatto seguito la nostra. Se non altro, il cambio repentino ha scongiurato lesioni, ed è già una buonissima notizia. Il punto è che ormai si è in eterna apprensione: ogni movimento, ogni caduta, ogni fallo subito dalla “joya” viene vissuto dal tifoso romanista con lo sguardo di chi sta per ricevere una cartella esattoriale.
Buone risposte invece da Belotti, che non ha timbrato il cartellino, ma ha disputato una buona gara, palesando una condizione fisica mai vista da quando indossa la casacca giallorossa. La prestazione del “gallo” è stata importante, in termini di corsa, sponde per i compagni e presenza in area. Dai suoi movimenti sono scaturite le preoccupazioni maggiori della difesa scaligera.
Ancora bene Aouar, che ha trovato in mischia anche la sua prima rete in serie A. L’impressione nata dalle due partite è che in questo momento, la Roma non può fare a meno delle giocate del centrocampista algerino, anche se Paredes nel primo tempo era stato “bellino” per dirla alla Spalletti.  A rallegrare l’ambiente ci ha pensato la Lazio: gli sbiaditi, prontissimi a sbeffeggiare il popolo della squadra “simbolo della loro eterna sconfitta”, sono rimasti con il groppo in gola, a causa dello 0-1 casalingo inflitto dal Genoa di Gilardino. A realizzare il vantaggio per i “grifoni”, il neo-azzurro Retegui, prontissimo a ribattere in rete una respinta corta di Provedel.

Magra consolazione comunque: veder perdere i biancocelesti mette sempre di buonumore, ma è dalle nostre vittorie che si trae la gioia. In tal senso, l’ormai sempre più prossima “fumata bianca” per Lukaku, è chiaramente uno stupendo incentivo verso l’obiettivo della felicità. Come raccontano da più parti, l’attaccante ex Inter dovrebbe unirsi al branco romanista per una cifra intorno ai 5 milioni per il prestito, e un ingaggio che tra fisso e bonus dovrebbe essere di 8 milioni. In buona sostanza, un anno del centravanti belga costerà alla stregua di un acquisto a titolo definitivo. Considerando infatti anche un probabile esborso alla firma, e la cospicua commissione all’agente, complessivamente non si dovrebbe andar lontani dai 20 milioni di euro. Certo è che con la stessa cifra, a meno che non si riesca a pescare il “jolly” puntando su un giovane sconosciuto di buone speranze, impossibile o quasi trovare di meglio sul panorama mondiale.
Oltre all’aspetto tecnico di assoluta rilevanza, anche mediaticamente prendere un calciatore del genere diventa uno spot importantissimo per la società statutinitense, la quale ormai ci ha abituato anno dopo anno alla “sensazionalità”, all' "americanata", prima con Mourinho, poi con Dybala e adesso, con ogni probabilità con Romelu. Si possono dire tante cose, avere legittimi dubbi su alcune operazioni che non sono state proprio felici, tipo Vina o Shomurodov, ma l’impegno di Dan e Ryan Friedkin - nella figura di Pinto, ma talvolta come in questo caso spendendosi in prima persona - per rendere la squadra competitiva non è mai mancato. Sperando che per una volta l’infermeria resti vuota per mesi piuttosto che per giorni, gli arrivi di Azmoun e Lukaku colmano le falle in attacco, consegnando a Mourinho una rosa all’altezza delle ambizioni, che per dovere di cronaca, almeno sulla carta, non vanno oltre il desiderio di tornare in Champions e ripetere un buon percorso in Europa, magari migliorandolo fino ad afferrare finalmente quella coppa sfuggita più per i grossolani errori di Taylor, che per reali demeriti di Dybala e compagni. 

Magari sarà proprio Lukaku a cancellare lo zero nella casella delle Europa League conquistate, scrollandosi di dosso la maledizione che gli ha visto sbagliare conclusioni incredibili con l’Inter, prima contro il Siviglia proprio in Europa League, poi contro il City nella finale di Champions. 
Aspetto a dire “benvenuto”, perché fino alle firme non è mai fatta. Ce lo dice la storia. Soprattutto ce lo dice la storia di questa torrida estate, fatta di acquazzoni, temporali, disastri ambientali, ma anche piena di colpi mancati o improvvisamente conseguiti.
Qualora dovesse accadere, pronti a farlo diventare il terzo: dopo Romolo e Remo, il grande Romelo. Certe volte, il destino…O no? Non c’entra dite? Però Romelo, dopo Romolo e Remo, non suona malaccio.

 

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