Alla fine è arrivato. E’ successo davvero: Romelu Lukaku è un nuovo calciatore della Roma. Incredibile. Impensabile.
La portata di questa operazione è misurabile dalle critiche dei supporter delle fazioni opposte a quella giallorossa: “non lo voleva nessuno”, “menomale che è andato alla Roma”, “è un uomo di “me***”, “ i romanisti non lo sanno ma sta già parlando con la Lazio”, “cinquemila persone per un brocco” e chi più ne ha ne metta. 

Come diceva Carlo Lucarelli: “Paura eh?” Perché di questo si tratta. Lo stesso calciatore veniva osannato e descritto come un campione capace di fare la differenza nel campionato italiano, salvo poi diventare un calciatore che “non voleva nessuno”, un giocatore che “davvero è un colpo?”

State tranquilli amici: la Roma non è da scudetto. State sereni. Siamo mediocri sugli esterni, abbiamo un portiere non irreprensibile, una difesa che diventa fortezza esclusivamente se decidiamo di dedicarci anima e corpo al difendere cancellando quasi del tutto l’idea di guardare l’aria avversaria. Siamo una squadra ricca di uomini “fragili”, dediti a infortuni muscolari. Siamo una squadra che riversa in Dybala gran parte delle sue fortune, e questi, ahinoi, ha più presenze in infermeria che in campo. Il nostro miglior centrocampista, tale Renato Sanches, si è presentato benissimo nei 20 minuti contro la Salernitana, salvo poi dare forfait, cancellando l’entusiasmo per quanto visto in quella breve apparizione.

State tranquilli. 

Voi pensate davvero che l’essere o meno da scudetto faccia una reale differenza? Pensate realmente che possa condizionare il tifo il passato di Lukaku? Non importa se vinceremo il campionato. Non importa se andremo o meno in Champions League: abbiamo già vinto.
Lukaku stesso ha già vinto, ricevendo l’abbraccio di una folla oceanica che ama i grandi interpreti, ma soprattutto vive eternamente il sogno di vedere i colori della capitale in alto, possibilmente valicando le soglie dell’occhio umano.

Dan Friedkin l’ha capito. Un americano quanto mai lontano dai nostri costumi, si è calato al 100% nello spirito romano, cogliendo in pieno il senso di essere romanista. Ha osservato in silenzio. Ha visto e imparato dagli errori di Pallotta, il quale grazie al lavoro di Sabatini aveva messo su una squadra clamorosa, decisamente più forte di quella attuale, eppure non riuscendo mai a far breccia nel cuore dei tifosi.

Perchè? Semplice: non importa essere forti abbastanza da qualificarsi alle coppa campioni. Non è importante sentirsi competitivi ma in effetti mai abbastanza da poter afferrare il titolo, l’importante è regalare al romanista quella sensazione di poter sognare davvero il colpo grosso, seppur sia lontano dalla realtà. Arrivare tre, quattro, cinque volte secondi riempie le casse, ma non di trofei. Non sono i secondi posti ad avvicinare la gente, ma i grandi calciatori, i nomi. E attenzione, di nomi ne sono anche arrivati nel periodo "pallottiano", ma sempre cedendo poi chi più aveva inciso l'anno precedente, creando la sensazione di non voler mai realmente puntare a vincere.

 I Friedkin, Dan e Ryan, padre e figlio, si sono immersi nella cultura romana, si sono immedesimati, riuscendo a comprendere cosa facesse "colpo" nel cuore dei supporter della capitale.
E’ così che arrivi straordinariamente “illogici”, si sono fatti reali. 

2021

Nel 2021, la Roma di Paulo Fonseca si apprestava a giocare la semifinale di Europa League contro il Manchester United: l’ostacolo era importante, e tutto lasciava presagire - come è poi accaduto - che quelle sarebbero state le ultime gare del lusitano in qualità di tecnico dei “lupacchiotti”. In campionato infatti, la situazione era ormai compromessa in ottica Champions, obiettivo dichiarato della società a inizio stagione. I giornali parlavano di Maurizio Sarri come possibile nuovo tecnico dei capitolini: a quanto sembra i contatti ci furono, anche piuttosto concreti. Il tecnico toscano d’altronde, sarebbe stato l’uomo ideale per una squadra che aveva l’obiettivo di costruirsi poco alla volta, grazie al gioco più che attraverso l’arrivo di nomi importanti.
D’improvviso però, accadeva che il Tottenham esonerava Jose Mourinho, rendendolo quindi disponibile: boom! Jose Mourinho, allenatore della Roma. Una scelta che spiazzava tutti, addetti ai lavori compresi, sorpresi soprattutto dalla disponibilità dello “special one” ad accettare l’incarico di un club lontano anni luce in quanto a forza economica rispetto alle squadre precedentemente allenate in carriera, fatta eccezione per il Porto, società che però rappresentava il trampolino di lancio del portoghese all’inizio della sua lunghissima carriera. Anche in quella circostanza, gli avversari non fecero mancare ironie e dissenso: “è bollito”, “non lo voleva più nessuno”, “so anni che fallisce”, “non si è aggiornato” e via dicendo. Accade poi che quel “vecchio, bollito e rimbambito” ci ha portati per ben due anni consecutivi dove non eravamo mai stati negli ultimi trent’anni, ma questa è un’altra storia, sicuramente frutto del caso, non della bravura di un allenatore straordinario.

2022

L’estate del 2022, si colorava di forti tinte giallorosse: arrivarono tre autentici “mostri” quali Matic, Dybala e Wijnaldum, quest’ultimo purtroppo out sin da subito per via di un fallo di Felix in allenamento, intervento che pregiudicò quasi interamente la stagione dell’olandese. I primi due però, si resero protagonisti assoluti della scorsa stagione, aiutando la squadra grazie a gol - Dybala - e leadership - Matic - portando il gruppo fino alla sfortunata finale di Budapest, terminata con le ormai celebri lacrime dell’argentino, e l’altrettanto celebre e consolatorio “that’s football” rivolto dal serbo proprio al numero 21. 

Il copione non cambia: Dybala, promesso sposo dell’Inter, viene celebrato dalla stampa come stella assoluta, giocatore che cambierebbe volto ed equilibri del campionato, salvo poi diventare “rotto”, “discontinuo”, “mai decisivo nelle partite importanti” quando la rotta della joya si sposta impensabilmente verso la capitale. “Brava la Juve a liberarsi di un peso enorme”: l’opinione anche condivisibile di parte della tifoseria bianconera, salvo poi rendersi conto strada facendo, che “l’enorme peso” a bilancio rappresentato da Dybala, veniva tristemente riempito dal ritorno del figliol prodigo Pogba, assente praticamente per tutta la stagione perché falcidiato da problemi muscolari in maniera persino più impattante di quanto accaduto a Dybala negli anni torinesi. Dybala poi si rivelerà un fattore per la Roma, ma questa, ancora una volta, è solo una coincidenza piuttosto che la reale qualità di un calciatore che è “discontinuo e non decisivo”.

2023

Finalmente siamo ai giorni nostri. Quanto accaduto in questa sessione è sotto gli occhi di tutti: Lukaku era virtualmente un giocatore dell’Inter. I nerazzurri si erano mossi sul mercato proprio in virtù dell’ormai certo ingaggio del belga. Quando tutto sembrava solo da formalizzare, “big rom” è sparito, lasciando Marotta e dirigenza tutta “a bocca asciutta”.
Il tradimento è forte, così come lo sgomento e la rabbia dei tifosi, che giustamente, da quel momento non vogliono più sentirlo nominare. A quanto pare, “lukakone” si era promesso alla juve, squadra in cui non sarebbe “mai,mai,mai,mai” andato, come dichiarato dallo stesso in una famosa intervista ai canali nerazzurri.
Accade quindi che i tifosi juventini si sentano quantomeno a disagio verso la possibile operazione: “e mo che famo? Questo ci ha fatto pure squalificare la curva per i buu razzisti? Mica possiamo perdere la faccia?” Si scherza... non credo fosse la reale preoccupazione degli juventini, i quali piuttosto erano legittimamente preoccupati all’idea di perdere Vlahovic in luogo dell’ex Chelsea, giocatore forse più forte in questo momento, ma anche decisamente più avanti con gli anni rispetto al serbo. Alla fine, sornione come al solito, si è man mano intrufolato nei discorsi Tiago Pinto, il quale riuscendo a superare le resistenze dei londinesi verso il prestito, ha concluso un’operazione gigantesca, per vari motivi la più complicata delle tre poste in evidenza.

E che dire ancora di Dan? Che emozione vederlo alla guida dell’aereo che porta in città “l’uomo dei sogni!” Un messaggio chiaro, netto: “vado a prenderlo e ve lo porto”. Un fare “guascone”, da “uomo che non deve chiedere”, quasi “coatto” nel piazzare l’ “americanata”. Inutile negarlo: tutti sono impazziti nel vederlo letteralmente alla guida di tre operazioni che semmai non abbiano cambiato - e comunque, oltre a fatti inequivocabili come la Conference, l’hanno fatto - valori e ambizioni del club, hanno sicuramente cambiato la percezione della Roma a livello globale: non una società che cresce solo "seminando", ma un club che vuole innalzare il livello anche attraverso nomi riconosciuti, accrescendo di conseguenza anche l’interesse dei tanti che seguono il calcio in quanto sport, senza avere la “sana follia” di un tifo ben definito. E' evidente che gente del calibro di Mourinho, Dybala e Lukaku, garantiscano un seguito che deriva dal loro successo personale, successo che diventa di squadra nel vestire la casacca giallorossa.

In ogni caso, cari rivali: non importa se pensate che Lukaku sia "una pippa". La verità, come sempre, la dirà il campo. Qualunque cosa pensiate, ci interessa meno di zero. Ci importa invece, che l'ex Inter sia ufficialmente il numero 90 della Roma!

Benvenuto Romelu!
Facce sognà! Anzi, l’hai già fatto.

#Brancoromanista