In un Olimpico per l’ennesima volta ricolmo di amore e passione, la Roma non riusciva ad andare oltre il pari contro la Salernitana, bloccati dalla giornata di grazia di Candreva che faceva il pari con quella del “gallo” Belotti, autori delle rispettive doppiette che fissavano il risultato sul 2-2 finale. Risultato che non rispecchia appieno la contesa, con i giallorossi guidati nell’occasione da Bruno Conti per le circostanze arcinote che hanno portato alla squalifica di Mourinho, squalifica che lo costringerà a seguire i suoi da lontano anche nella trasferta di Verona. I capitolini approcciavano benissimo la gara, trovando la rete del vantaggio dopo appena sette giri di lancette: a portare avanti la Roma, proprio il bistrattato gallo, che finalmente poteva così liberare la gioia in un urlo che raccontava tutta la pressione, lo sconforto accumulato in una stagione - la scorsa - avara di soddisfazioni e soprattutto realizzazioni.
L’incubo però non era finito: un mezzo - forse meno - scarpino dell’attaccante in forza ai “lupi”, faceva scattare la segnalazione del fuorigioco, riportando la sfida sullo 0-0. Poco male, la giornata era propizia, e si sarebbe capito di lì a poco, esattamente al minuto 16: lancio di Llorente a cercare la punta, Belotti di fisico si imponeva su Fazio e arpionando la sfera con il destro superava Gyomber, andando poi a colpire di piatto sinistro per mettere la sfera alle spalle di un incolpevole Ochoa. Una rete cercata di prepotenza, voluta oltre ogni immaginazione, conseguita con la caparbietà che aveva negli anni contraddistinto questo ragazzo, al punto da “valere 100 milioni”, quantomeno era questa la valutazione che gli dava il Torino nella figura del presidente Urbano Cairo. Il sorriso sugli spalti del general manager Tiago Pinto, sapeva di rivalsa, come dire "questo è il giocatore che avevo preso". 

Non starò qui a raccontare tutta la partita, anche perché siamo ormai a soli tre giorni da Verona-Roma, e anche i più disattenti avranno avuto modo di vedere gli highlights del primo turno di campionato. Il fatto è che la superba prestazione del numero 11 romanista ha dato modo a tanti di pensare “siamo stati mesi a pensare che ci servisse una punta, e difatti non ci serviva affatto”.
Salvando i pochi sul “carro Belotti”, tra cui onestamente il sottoscritto non era e non è mai salito (perdonami gallo), il problema non è avere in rosa un attaccante che ha chiuso una stagione con “zero” nella casella dei gol, piuttosto il fatto di avere come freccia al proprio arco quella sola, unica punta.
La stagione alle spalle, seppur senza reti, ci aveva comunque consegnato un giocatore che ha sempre palesemente dato tutto, l’anima, uscendo dal campo sempre allo stremo delle forze. Non dimentico lo sforzo di un ragazzo che si è sacrificato giocando in condizioni oltre i limiti, con una costola fratturata e una visibile fasciatura a bloccargli l’addome. Non dimentico le fatiche di dover far risalire con ogni corsa o rincorsa possibile, la squadra in quel di Leverkusen, dove insieme al partner offensivo Abraham, fecero una prestazione certamente non scintillante, ma di stoica rilevanza. Il problema non è mai stato avere Belotti. Il problema che si protrae sin da inizio Giugno - ovvero quando il ginocchio di Tammy fece "crack" - è avere SOLO Belotti. 

Quando mancano ormai solo nove giorni alla chiusura del mercato estivo, dopo aver sviscerato nomi su nomi, la Roma continua a non colmare quella che era la falla principale: la priorità 1 su cui concentrare sforzi economici e “diplomatici”.
Sembrava fatta per Zapata, e invece, a quanto pare, il colombiano resterà a Bergamo per la felicità di Gasperini e con buona pace sua e di chi l’avrebbe accolto volentieri nella capitale.
Sembrava fatta per Scamacca, salvo poi vederlo prima ad un passo dall'Inter poi definitivamente in maglia atalantina. Mesi dietro al "sogno" Morata - sogno quantomeno per Mourinho, il quale non ha mai nascosto ammirazione per il centravanti spagnolo - per poi vederlo regolarmente in campo con l'Atletico Madrid.
Poi è arrivato il tempo di Marcos Leonardo, attaccante brasiliano in forza al Santos, società ad alto rischio retrocessione e che per questo motivo, ha fatto stoicamente muro per non lasciar partire il suo uomo migliore. In questa folle rincorsa all'attaccante, c'è stato anche il tentato "scippo" di Beltran ai viola, situazione che ha giustamente mandato su tutte le furie la direzione della Fiorentina, caso poi rientrato e risolto in favore dei gigliati. Insomma, ne abbiamo lette e sentite di ogni da giugno a oggi, ma la situazione rimane miseramente la stessa. 

E' mai possibile che una società che si pone come obiettivo l'alta classifica, il ritorno in Champions, giunga alle porte della stagione senza attaccanti? E' assolutamente imperdonabile!
E pensare che tutto sommato, la valutazione sull’operato della Roma e nella fattispecie di Tiago Pinto in questa caldissima estate 2023, se consideriamo gli ormai celeberrimi “paletti” del Financial fair play e le comunque esigue risorse a disposizione, sarebbe da voti alti.  Si è incassato tanto e speso 2 e mezzo, ovvero i milioni per assicurarsi Paredes. In compenso Mourinho si è ritrovato a disposizione Ndicka, Sanches, Aouar, Llorente e Kristensen, oltre al già citato Paredes.
Un mercato che non fa strabuzzare gli occhi, ma che in compenso completa il reparto difensivo e arricchisce di qualità un centrocampo che aveva assoluto bisogno di rimpianguarsi sotto questo aspetto. Purtroppo l'assenza dell'attaccante nella casella arrivi, cancella quasi del tutto quanto di buono fatto. Se in una scala da 1 a 10 il calciomercato giallorosso poteva valere 8 con una punta, oggi vale 5, e forse è anche una valutazione da tifoso.

Non è accettabile ritrovarsi a campionato iniziato senza attaccanti. Per di più si è giunti a Roma-Salernitana con squalifiche - quelle di Dybala e Pellegrini - che hanno pregiudicato oltremodo le scelte offensive: 5, gli uomini a disposizione di Mourinho nella persona di Bruno Conti, ovvero El Shaarawy, Belotti, Solbakken e i giovanissimi Pagano e Alessio. Viene da se che togliendo il gallo, nessuno dei citati è un attaccante. 
Oltre allo scarso peso offensivo, i dubbi che permangono dopo la prima giornata riguardano gli esterni, sembrati poco propositivi, per non dire nulli. Spinazzola è ormai alla stregua di un ex giocatore, pericoloso in una singola circostanza, poi controllato senza patemi da Lovato - non proprio Samuel diciamo - tra l’altro anche in dubbio nel pre-partita.
Non meglio sull’out di destra, dove il neo-arrivato Kristensen è sembrato spaurito, timoroso di spingersi in avanti e lasciarsi spazio alle spalle.

Sorge spontanea una considerazione: siamo sicuri che Karsdorp non sia ancora il miglior esterno in rosa?
Mou, sei sicuro che lo vuoi cedere?

Bocciare il danese dopo una sola apparizione è ingeneroso, anche se già nelle gare di preparazione non era sembrato proprio Maicon Douglas, giusto per citarne uno che faceva benino il suo mestiere. L’impressione è che per sostituire degnamente Karsdorp, ci sarebbe bisogno di un investimento superiore ai 20 milioni, soldi che in questo momento la Roma non ha, e che in ogni caso non rivolgerebbe ad un arrivo sulle fasce, numericamente comunque a posto grazie a Zalewski e proprio Celik e Kasrdorp. 

Non è tutto da buttare fortunatamente, anzi. Il risultato del 1° turno lascia chiaramente amarezza, ma il gioco espresso dai padroni di casa nella prima mezz'ora, guidati dalle giocate e dai movimenti di un ottimo Aouar, fanno presagire buone nuove nell'arco della stagione.
Buoni anche i 20 minuti finali: gli ingressi di Paredes e Sanches, hanno strappato applausi ai presenti, convinti dalla qualità - decisivo l'assist dell'argentino per la zuccata di Belotti - e dal dinamismo - Sanches - messi a disposizione della squadra.

Per ovviare alla presenza di terzini difensivi più che di spinta, si potrebbe optare per una difesa a 4, magari composta a destra da Zalewski - per avere comunque un giocatore che possa garantire quantomeno un presenza offensiva - e a sinistra lasciando un terzino bloccato, con compiti esclusivamente difensivi come ad esempio Celik o anche Mancini, talvolta già impiegato in quella posizione. La qualità degli arrivi a centrocampo, infatti, potrebbe permettere almeno teoricamente un modulo di “ancelottiana” memoria, ovvero il famigerato “albero di natale” che aveva fatto le fortune del suo Milan campione d’Italia e d’Europa. Un 4-3-2-1 che vedrebbe contemporaneamente in campo Paredes, Sanches, Pellegrini, Aouar e Dybala: qualità e dinamismo a disposizione dell’unica punta sullo scacchiere, oggi Belotti, “domani” Lukaku!
In questi giorni infatti si vocifera di un interessamento dei giallorossi per il belga che tanto ha fatto infuriare l’Inter e gli interisti: i nerazzurri lo odiano, i bianconeri non lo scambierebbero mai con Vlahovic… A Romè, te chiami pure quasi Roma…viè quà che te facciamo Rè!
Ci credo meno di zero, ma sognare è gratis, e in fondo, un anno fa non avrei scommesso 1€ su Dybala alla Roma. Mai dire mai.

In ogni caso, la mancanza di un attaccante che possa affiancare o sostituire Belotti, ci è già  costata due punti, e la trasferta di Verona, come sempre non sarà una passeggiata.
Per di più, alla 3° giornata ospitiamo il Milan allo Stadio dei Marmi: 

A Tià… damose 'na mossa su!

 

#Brancoromanista