La terza giornata di serie A ci consegna verdetti che chiaramente non possono essere definitivi, ma certamente indicativi del lavoro svolto in estate dalle rispettive compagini del campionato.
In tal senso, la classifica ci dice in maniera piuttosto inequivocabile che Milano è una precisa candidata allo scudetto, con entrambe le formazioni meneghine che scoppiano di salute e risultati.
L’Inter, come da pronostico, sta passando su tutto e tutti come un carro armato che non conosce ostacoli: Lautaro sembra ormai aver raggiunto una maturità calcistica da top player mondiale, e non manca di dimostrarlo a suon di reti e prestazioni. La sensazione è che in questo momento si tratti di uno dei migliori attaccanti in circolazione, dotato di killer instinct ma anche di una capacità di lavorare con la squadra che lo rende preziosissimo nell’economia del gioco di Simone Inzaghi, ancor prima che esserne lo spietato finalizzatore. Le discussioni sulla compatibilità con il partner offensivo, sembrano già la pagina ingiallita di un quotidiano retrò: non solo Thuram si è integrato perfettamente con l’argentino, ha già lasciato il segno anche sul tabellino, dimostrando che la dirigenza nerazzurra ha fatto benissimo a puntare su un calciatore che era attenzionato anche dal Psg prima che si concretizzasse in maniera definitiva l’approdo al “biscione”.
La caccia alla seconda stella è ufficialmente aperta, e il Milan ha messo subito in chiaro di essere in piena corsa per questo obiettivo.
E’ evidente dal gioco ancor prima che dai risultati che il mercato del Milan è stato un autentico successo, se non altro per quanto concerne gli interpreti promossi sin da subito da Pioli come titolari dell’undici rossonero.
Pulisic e Leao sugli esterni, sono praticamente inarrestabili, e il centrocampo consegnato all'olandese Rejinders e al britannico Loftus-Cheek, rappresentano un perfetto connubio di muscoli e qualità, mix che porta sviluppi positivi anche a Giroud: il francese, circondato da gente che dialoga splendidamente, sta vivendo in questo primo scorcio una seconda giovinezza, trovando la via della rete con una continuità che non si vedeva dalle sue prime apparizioni in terra di Albione con la maglia dell'Arsenal. 
I dubbi, legati al dover costruire man mano un’intesa per una squadra per gran parte nuova, sono evaporati definitivamente nella folgorante prova del “diavolo” contro la Roma, totalmente annichilita sin dagli albori del match, questi mai in discussione anche per via del rigore assegnato al 7° della prima frazione, massima punizione che reputo quantomeno dubbia considerando che Rui Patricio si trovava a terra nel momento dell’impatto, e certamente non poteva troncarsi le gambe per evitare l’accorrente Loftus-Cheek. Il contatto, in ogni caso, c’è stato, e per questo motivo veniva prontamente segnalato dal Var al on field review.
Semmai ci fosse stata storia prima, l’episodio che portava in vantaggio gli ospiti demoliva qualsiasi velleità di vittoria dei giallorossi, apparsi intimoriti, sconnessi, totalmente incapaci di mostrarsi compatti e impenetrabili come accaduto per la stragrande maggioranza della scorsa stagione.
E’ proprio questo il tasto dolente: considerando lo stato di forma esattamente opposto alla controparte, la sconfitta era prevedibile, per certi versi persino accettabile; a non essere accettabile è il modo in cui Leao e compagni si sono imposti sui “lupacchiotti”. Assolutamente indifendibili per quanto espresso sul terreno di gioco. Gli attori principali sono ovviamente i calciatori, primi responsabili, però sarebbe logico e giusto che anche Mourinho si facesse carico di qualche responsabilità.
Lungi da me pretendere la sua testa: so perfettamente quanto ci ha dato in questi anni, però vederlo “scappare” dinanzi alla seconda sconfitta stagionale non rilasciando interviste post gara è inaccettabile. Sono esattamente questi i momenti in cui un tecnico della sua levatura deve presentarsi alla stampa e fare scudo, proteggere il gruppo, prendersi la “colpa” anche se non può essere sua o esclusivamente sua. Perdonatemi compagni di fede, ma questo proprio non lo capisco. “Con Mourinho fino all’inferno” è una frase che ho accolto sempre con entusiasmo e convinzione, però dev’essere presente anche nelle difficoltà. Dire qualche parola dopo una prestazione così orrenda sarebbe stato il minimo. La società avrebbe dovuto sicuramente affidargli una rosa all’altezza in tempi ristretti, ma siamo perfettamente consapevoli delle innumerevoli difficoltà affrontate in estate.
Arrivare alla 3° giornata senza attaccante titolare è stata una grossa mancanza del mercato estivo, seppur colmata poi con un “botto” fragoroso, però qualcuno mi spieghi anche perché lo stesso calciatore che si è allenato praticamente da solo per tutta l’estate, sembrava in condizioni migliori di chi ha fatto la preparazione per intero.

Un'ulteriore considerazione: è normale che mentre le altre squadre si preparavano alla stagione affrontando big del calcio europeo, la Roma si avvicinava “al fischio d’inizio” scontrandosi con Latina, Partizani Tirana e via dicendo? Sicuramente non è stata una scelta precisa di Mourinho, però mi sembra chiaro che oltre a un mercato vissuto in perenne difficoltà, qualcosa è andato storto anche nella preparazione, tralasciando che la Roma si è ritrovata pure a cancellare una tournée in Asia che, tra le altre cose, avrebbe anche foraggiato le casse societarie, tema questo mai secondario per società costrette a “contare il centesimo” per far quadrare i conti.
E’ notizia proprio di oggi infatti (ieri), che la Roma con ogni probabilità sarà costretta a lasciar fuori sia Kristensen che Azmoun dalla lista Uefa, un pò come accaduto da Gennaio 2023 con l’ormai ex Solbakken, adesso in prestito all’Olimpyakos.
Ennesima conferma che quanto fatto da Tiago Pinto, è stato un autentico miracolo: Aouar, Renato Sanches, Paredes, Ndicka, Llorente, Kristensen, Azmoun e Lukaku; otto giocatori di cui almeno cinque considerabili titolari nel restyling della Roma 2023-24. L’attuale general manager della Roma, si concederà alla stampa nella consueta conferenza di fine sessione, conferenza che a quanto pare si terrà nella giornata di domani (oggi). Onestamente, non sarebbe una sorpresa se alla fine della stessa, Pinto salutasse la capitale rassegnando le dimissioni: il dirigente portoghese è apparso stremato nelle battute finali del calciomercato, continuamente oppresso dai giornalisti e dalla enorme pressione imposta da radio e media locali ancor prima che dai tifosi romanisti.
Il bagno di folla per l’arrivo d Lukaku comunque, potrebbe averlo ripagato delle chiacchiere non troppo carine verso il suo lavoro, screditato perché a detta di molti un bravo dirigente ma non un direttore sportivo. Neppure la classifica purtroppo, è giunta in soccorso all’ex Benfica, mai così drammaticamente scarna dopo tre turni dai tempi di Luis Enrique.
In ogni caso, sarà sicuramente interessante ascoltare le parole di un uomo che come tutti è sottoposto a giudizio, ma che allo stesso tempo non si può discutere da un punto di vista dell’impegno e della professionalità, questa mai venuta meno sin dal primo giorno in cui ha assunto il comando dell’area sportiva del club di via uffici del vicario. Qualunque sia la scelta nell’immediato, i destini di Pinto e della Roma sono comunque legati al momento per pochi mesi, essendo il contratto del lusitano in scadenza a giugno 2024. Essendo anche Mourinho vincolato da un contratto dalla medesima scadenza, non è improbabile immaginare che la prossima stagione dei capitolini possa essere un ennesimo “anno zero”, a meno che la cavalcata in corso non si concluda con le amabili note della musichetta più ambita, quella della Champions League. Il raggiungimento dell’obiettivo numero uno, potrebbe rinsaldare il legame di Pinto alla Roma, portandolo a proseguire nel percorso virtuoso impostato dallo stesso.
Più scontato invece l’addio del tecnico: già in estate le “sirene arabe” avevano lusingato l’eroe della Conference a suon di milioni, e seppur sommerso d’amore, un triennio romano affaticherebbe anche il più instancabile dei generali. “Ai posteri l’ardua sentenza”, per il momento c’è da affrontare un presente che dice -8 dalle capoliste milanesi e -6 dall’obiettivo quarto posto: niente di irrimediabile con 105 punti ancora in palio e 35 giornate che ribalteranno di continuo le sorti di una maratona appena cominciata. Al di la della cocente delusione vissuta al momento, ci si augura che il nostro condottiero portoghese riesca nuovamente a rinvigorire il gruppo con la sua mentalità vincente, quella che ha spinto grossomodo gli stessi prima a Tirana, poi a Budapest e chissà, con un Lukaku in più e un pizzico di buona sorte, - sempre cruciale nelle coppe - a Dublino il prossimo 22 maggio. 

Comunque vada a finire, sempre al tuo fianco ci troverai: mai sola mai!

Forza Roma Sempre!

 

#Brancoromanista