Non poteva chiudersi meglio la settimana per la Roma, 7 giorni che hanno portato in dote 3 vittorie su 3, ma soprattutto serenità, questa sconosciuta dalle parti di Trigoria da Agosto in avanti. Successi, quelli ottenuti dai giallorossi, non eclatanti, contro squadre che andavano naturalmente battute, ma le partite diventano facili solo a risultato acquisito, soprattutto considerando l’esito nefasto delle prime uscite stagionali, le quali ci hanno confermato che l’aggettivo facile non esiste, almeno in serie A.
La trasferta di Cagliari non faceva eccezione, a maggior ragione in un momento di contestazione - social e giornalistica - e con il preoccupante dato che vedeva la Roma non vittoriosa in trasferta ormai da 6 mesi, quando si impose per 1-0 in casa del Torino.
Gli uomini di Mourinho hanno dimostrato di volerla questa vittoria: se la sono presa di forza, aggredendo i sardi sin dal subito e annichilendoli tra il 19° e il 20°, un minuto che ha fruttato il doppio vantaggio per mano di Aouar e Lukaku, serviti splendidamente il primo da Spinazzola, il secondo da Karsdorp, questi titolare per la seconda gara di campionato consecutiva, forse segnale che la fascia destra ha un nuovo, vecchio padrone. L’olandese non sarà mai Maicon, ma negli anni in giallorosso ha dimostrato a più riprese un’affidabilità mai riscontrata in Celik, men che meno in Kristensen, sembrato ancora una volta spaesato - lontano dai fasti che su youtube ne facevano “colpo di mercato” - nei 20 e passa minuti avuti a disposizione.
Si dice spesso e volentieri che la Roma ha una proposta di gioco scadente, persino ignobile, indecorosa, “non da squadra di calcio” come per giunta affermarono i calciatori del Leverkusen dopo la cocente delusione in semifinale di Europa League; ebbene, il gioco espresso alla Domus Arena è stato tutt’altro che pessimo, al di là dei quattro gol messi a segno. Se ne farà una ragione la stampa romana, pronta a impalare Josè sull'immaginaria picca dell'esonero. Già si spendevano i nomi dei successori, da Flick a Tudor, passando ancora per il fantomatico Conte: sarà per la prossima! Nel frattempo ci teniamo stretti il nostro allenatore "scarso", come ironicamente si definisce lo stesso per sbeffeggiare le malelingue.
Forse questa squadra non ha più la compattezza dello scorso anno, quando la cerniera formata da Cristante e Matic in parecchie gare si era distinta quale linea marginot invalicabile, ma Paredes, arrivato proprio per sostituire il gigante serbo, ha una qualità di palleggio e una visione di gioco che non apparteneva al “signor” Matic, giocatore che resta fortissimo, ma appunto, con altre preziose caratteristiche.
L’argentino, per fortuna lontano parente di quello “ammirato” la scorsa stagione in maglia bianconera, è sempre più padrone della mediana romanista: catalizza la sfera, la “coccola” con tocchi sopraffini che spesso diventano azioni da gol per gli avanti giallorossi, è il rifugio sicuro per i compagni di reparto quando c’è da impostare l’azione in seguito al recupero palla, è il centro del gioco, la mente di una squadra che non fa più dell’ermeticità la caratteristica fondante, risultando spesso invece la compagine con la percentuale più alta di possesso palla all’interno dei 90 minuti, statistica quanto mai lontana dalla Roma 2022/23. 

E poi c’è Lukaku: “è grasso”,“guarda lì che pancia”,“prima che si rimette in sesto è Gennaio”,“ma è un colpo?”,“non lo voleva nessuno”…
E menomale allora!
Ogni pallone si materializza in rete, alla faccia dei tanti che lo dipingevano come probabile flop! Lukaku è un giocatore straordinario, un top player, un attaccante fortissimo: da quanto tempo la Roma non contava su un calciatore in grado di finalizzare così?
Ma forse, senza esagerare, bisogna tornare a Batistuta per trovare un impatto superiore al belga, anzi, sicuro! Dzeko è stato un attaccante meraviglioso per i capitolini, sicuramente uno dei più forti della nostra storia, ma con una squadra decisamente più forte intorno, segnava molto meno dell’ex Inter, quantomeno non con la stessa scientifica regolarità. Chiaro, siamo alle prime battute, bisogna valutare i calciatori su un campione di gare molto più alto per poter fare confronti, però l’inizio di Romelu è sotto gli occhi di tutti, e probabilmente il meglio deve ancora venire.
Il peggio, per la Roma, si spera sia già arrivato invece, considerando gli 11 punti in classifica che ci lasciano a -6 dal quarto posto, attualmente occupato parimenti da Fiorentina e Juve. Dopo la sosta però, comincerà un percorso difficile per Lukaku e compagni, sicuramente di peso diverso rispetto a un primo scorcio di calendario che aveva agevolato i lupacchiotti, purtroppo per svariate ragioni, incapaci di sfruttarlo. A pesare sulla classifica romanista, soprattutto i primi due impegni dell’anno contro Salernitana e Verona: 5, i punti lasciati sul terreno di gioco, rispettivamente contro l’attuale penultima e quintultima del tabellone.
La Salernitana, dopo aver strappato un pari insperato all’Olimpico, è riuscita a raccogliere soltanto altri 2 punti, entrambi conseguiti tra le mura di casa contro Udinese e Frosinone; il Verona, addirittura vittorioso contro Dybala e compagni, ha inanellato in totale 8 punti, di cui soltanto 2 dopo il successo casalingo contro la Roma. Gli scaligeri che si erano imposti per 2-1, hanno realizzato gli stessi gol nelle 6 gare successive, una pochezza realizzativa che aumenta oltremodo il rammarico per la squadra della capitale, orfana di quei punti che l’avrebbero proiettata lì, a ridosso dell’obiettivo Champions.
Se considerassimo solo la Roma da Lukaku in poi, il quadro non sarebbe poi così impietoso: dall’avvento del belga, l’unico risultato veramente lontano dall’aspettative è quello maturato a Marassi, contro un Genoa che pur avendo di fatto gli stessi punti del Verona, si è rivelato un avversario parecchio ostico per le big: i liguri hanno battuto entrambe le romane e messo a dura prova il Milan, vittorioso grazie al contestatissimo gol di Pulisic e ad un provvidenziale intervento di Giroud nell’insolito ruolo di portiere.
L’altra sconfitta giunta con Romelu in campo è proprio quella contro i rossoneri, con un Lukaku che però era fresco di sbarco, e praticamente con zero allenamenti con la squadra, oltretutto dopo essersi allenato da solo per l’intera estate. Nonostante la premessa, il numero 90 fece 20 minuti di ottimo livello, girando verso la porta anche un destro che fece sognare i 60mila, prima di spegnersi ad un soffio dalla traversa. Insomma, non che ci fossero dubbi: esiste una Roma con Lukaku e una senza, così come lo scorso anno con o senza Dybala, il volto della squadra cambiava vertiginosamente. La buona novella è proprio questa: con Lukaku non si è più Dybala dipendenti, e considerando l’attitudine dell’argentino agli infortuni è già un’ottima base dal quale ripartire.
Tra le tante note liete che si possono trarre dalla trasferta sarda, l’unica stonata arriva proprio dalla joya, colpito duro da Nandez e costretto al forfait, un saluto ai campi che si protrarrà per circa un mese vista la distorsione nel quale si è imbattuto il 21 romanista. A vedere il ragazzo di Laguna Larga in lacrime, viene sempre il magone, non solo per quanto si perda sul piano tattico, ma proprio per la sfortuna che accompagna questo calciatore ormai da anni, spesso abituato a uscire più per noie muscolari che per falli subiti: te pareva che mezza volta che i muscoli lo lasciano tranquillo, puntuale arriva il fabbro di turno a metterci del suo per portarlo in infermeria. Grazie al cielo, sulla botta al ginocchio infertagli dal capitano del Cagliari, il piede dell’ex Juve non è rimasto piantato sul terreno, scongiurando sorti peggiori. Per un Dybala che esce sconsolato, un Belotti che subentra raggiante, pronto a prendersi ogni minuto a disposizione: il gallo lo fa benissimo, indirizzato dall’assist magistrale di Paredes, si lancia verso la difesa cagliaritana, aggancia la sfera col mancino, dribbla il marcatore portandosi il pallone sul piede preferito e trafigge il portiere per la terza volta. Un gol bellissimo, da purosangue del gol. Un mix di cattiveria e tecnica, come solo un calciatore in splendida forma fisica e mentale può realizzare. La sensazione è che con un Belotti così, la Roma potrà sopperire senz’altro meglio alla mancanza di Dybala: l’ex Torino, ha già dimostrato di trovarsi bene con Lukaku, al punto da far pensare a tanti che sta nascendo una nuova coppia, forse strana, atipica, meno appetibile al pubblico di quella composta da Dybala e Lukaku, ma tremendamente efficace. I due funzionano, perché seppur con caratteristiche da punta centrale, hanno entrambi una buona capacità di dialogare, oltre a lanciarsi nello spazio per raccogliere l’invito del compagno.
Al rientro, quindi, potrebbe prospettarsi un undici che preveda il doppio centravanti, magari con Aouar o Pellegrini sulla trequarti, o semplicemente come accaduto in Europa League schierati con un 3-5-2 puro.
Parlando di Aouar, buona anche la sua prova, finalmente più nel vivo del gioco e autore anche della rete del vantaggio: l’algerino, punzecchiato in conferenza da Mourinho dopo il giovedì europeo, ha risposto con una prova degna della sua fama, dimostrando di tenerci a far bene nella capitale, anche a costo di sacrificarsi in un gioco non esattamente congeniale alle sua qualità. Chi ha il calcio nel sangue in fondo, trova sempre il modo per far spiccare il talento, ed è proprio questo che ci auguriamo: bravo Houssem!
Qualunque sia il prossimo 11 nella testa di Mou, è innegabile che con determinati calciatori in rosa, sopperire all’assenza di Dybala diventa più semplice.

Tornando a Belotti, è evidente che oggi sia una risorsa vera, un giocatore su cui contare non solo numericamente, in attesa di scoprire presto o tardi anche il contributo che potrà dare l’iraniano Azmoun, per ora visto solo per brevi e ingiudicabili apparizioni. La sosta per l’iraniano, potrà essere sicuramente un’opportunità per entrare meglio nei meccanismi giallorossi, magari già pronto a incidere sin da Roma-Monza, ovvero il prossimo impegno in ordine temporale. 
Sempre tenendo conto del livello dell’avversario, resta comunque ottima la prova del trio difensivo, considerando sempre che il centrale di difesa in questo momento è Cristante e che Ndicka è ancora alle prime presenze in un sistema di gioco diverso, un modo di stare in campo diverso, e banalmente in un calcio diverso dalla Bundesliga: la prova dell’ex Francoforte è stata buona, apparso già più dentro la manovra difensiva e in generale più sicuro, anche più aggressivo, proprio come gli chiede Mou. Sicuramente con l’accrescere delle apparizioni, crescerà anche il livello individuale del franco-ivoriano.

Adesso ci “godiamo” questa pausa, e diciamo buona fortuna agli azzurri Mancini e Cristante per le gare contro Malta e Inghilterra: daje regà! Tornate rinfrancati e con 6 punti! Soprattutto, tornate interi!

Alla prossima branco!
Brancoromanista