Anti Juve! Anti che?

Diciamocelo chiaramente: è inutile illudersi ogni estate di essere la principale antagonista dei bianconeri se poi arriva un momento nel quale t'accorgi che i migliori li prendono sempre loro. Ma com'è possibile?

Partiamo dal presente che, per chi non è juventino, è alquanto deprimente.
Il futuro arriva da Amsterdam, lì dove invece in Champions League il recente passato si era bruscamente interrotto. A Caselle sta per atterrare Matthijs De Ligt, baby fenomeno 19enne, uno dei principali protagonisti dell'esaltante campagna europea dei lancieri nella scorsa stagione. Per il talento olandese la Juve ha dovuto superare la strenua concorrenza delle altre grandi big del continente, Barça e Paris Saint Germain su tutte. Brillantemente rappresentato dal guru dei procuratori, Mino Raiola, il talentuoso centrale difensivo classe '99 dopo mesi di corteggiamento ha ceduto alle avances dei bianconeri, e chissà se proprio l'altro colpo da novanta degli ultimi anni, Cristiano Ronaldo, con le sue parole al miele al termine di Portogallo-Olanda di Nations League, non sia stato decisivo nella sua scelta. "Ragazzo, perchè non vieni alla Juve?" De Ligt sorridendo alla domanda, avrà considerato fuori luogo la proposta del lusitano di averlo come compagno nella prossima stagione, d'altronde in quel momento per Matthijs immaginarsi ormai con la maglia blaugrana sul prato del Camp Nou non dev'esser stato così difficile. 

Ma si sa, le vie juventine sono infinite, come quelle del Signore, ed eccoci mesi dopo ad elogiare l'ennesima operazione eccellente di una dirigenza, a mio avviso, ad oggi in Italia inarrivabile. Questa supremazia a volte può essere facilitata dalle enormi disponibilità economiche e l'operazione De Ligt ne è un esempio lampante: settanta milioni per il cartellino, una decina per le commissioni a Raiola (seppur a mio avviso eticamente inappropriate), dodici a stagione al giocatore d'ingaggio per cinque anni, sessanta netti, al lordo centoventi. Investimento totale duecento milioni di euro. E vallo a dire a Suning che sta trattando con la Roma Edin Dzeko: obiettivo spenderne dodici anzichè quindici. Universi differenti, ahimè.

Fabio Paratici sta dimostrando, nei primi mesi di Continassa orfano del maestro Beppe, di aver appreso a pieno gli insegnamenti del suo vate e con la stessa abilità del suo predecessore lavora ai fianchi dei profili più talentuosi e ambiti da tutta Europa. Ramsey e Rabiot, svincolati dai propri club, che hanno scelto di sposare il progetto Juve, nonostante avessero richieste dal tutto il continente, sono l'emblema di quanto apprezzabile sia il modus operandi del dirigente piacentino. E non potranno neanche spaventare mamme-agenti apparentemente scomode, come quella del francese. Veronique Rabiot, notoriamente con piglio battagliero e spesso artefice di decisioni clamorose del figlio come quella di rifiutare la convocazione di Deschamps nella Nazionale francese, dopo essere stato precedentemente inserito solo nelle riserve del Mondiale russo, è incappata nella società dove meno le sarà permesso di fare o di dire. Anche se ciò non impedirà ad Adrien di fidarsi ciecamente di lei e dei suoi consigli, del resto una moglie o una fidanzata possono tradirti, mentre la mamma no, non ti tradirà mai.
Ora qualche interista scoppierà a ridere già lo so... Mauro Icardi col suo profilo Instagram, Wanda Nara e le sue esternazioni a Tiki Taka... gestioni societarie inermi ed inconcepibili, ma l'ho già detto! Universi differenti.

Juve, dicevamo: l'abilità di chi ci sa fare, di valorizzare il proprio brand e di attrarre i numeri uno. La capacità di mettere le mani su tutti quei potenziali crack del calcio nazionale ed internazionale fanno del club bianconero una vera potenza mondiale in ascesa costante. Chiesa, Icardi, Milinkovic-Savic e Pogba ad esempio, si son già promessi e farebbero parte della famiglia juventina se non ci fossero tuttora trattative alquanto complesse coi club d'appartenza, restìe a privarsi dei propri talenti. Per gli anti-juventini non rimane che sperare in queste resistenze. Ma questa vertiginosa risalita nell'olimpo dei grandi come è stata resa possibile? 

Non dimentichiamoci che fino a poco meno di 10 anni fa il club torinese navigava tra settimi posti, eliminazioni in Europa League e seggiolini incendiati dopo un Juventus-Milan. Agnelli ha ricostruito affidandosi all'esperienza di Beppe Marotta, protagonista nella Sampdoria di anni meravigliosi, come non si vedevano dai tempi di Vialli e Mancini, seppur con risultati sul campo non paragonabili, ma comunque stratosferici data la disponibilità economica rispetto alla concorrenza. Che maestro del management! 

E vuoi che un dirigente così arguto non cogliesse il meglio? Al secondo anno di insediamento juventino scommette sul nuovo che avanza, prendendosi tutte le responsabilità del caso che una scelta azzardata comporta. Sì perchè allora Antonio Conte, non dava la garanzie che darebbe oggi: il suo curriculum recitava Arezzo Bari e Siena. Percorso in panchina poi brillantemente proseguito con Allegri, ma Beppe, come sempre, nelle sue decisioni c'ha sempre visto lungo.

Con un grande dirigente, un futuro talento della panchina, uno stadio di proprietà volto ad aumentare il fatturato, campagne acquisti formidabili come quelle che portarono a Torino Pogba e Pirlo a parametri zero, lo sconosciuto Vidal, l'argentino Tevez strappato all'ultimo al Milan e molti altri, la Juve ha velocemente ripreso il percorso interrotto all'epoca di Calciopoli. Un'egemonia nazionale inarrestabile che non ha fatto altro che attirare i più grandi profili internazionali, non ultimo Ronaldo, semplicemente inimmaginabile solo pochi anni fa per il football italiano, che ha vissuto anni di decadenza preoccupante, sollevati dalla società bianconera, che solo grazie alla bravura dei suoi uomini al potere è stata in grado di rivalorizzare il brand calcistico nazionale.

Ora, vorrei rivolgermi a tutti coloro che ambiscono ad emulare i risultati conseguiti dalla Juve negli ultimi anni: Presidenti, fatevi circondare da professionisti di livello, perché è da scelte azzeccate che scaturiscono le vittorie.
La pianificazione e la progettazione devono partire da una struttura ben radicata in grado di gettare le fondamenta di anni di successi. La Juventus deve rappresentare un esempio per tutti, specchio della dimostrazione che dalle ceneri può rinasce un fuoco, e che i destini ingloriosi sono solo gli alibi degli uomini deboli.