Antonio Conte, fin da subito, aveva fatto intendere senza mezzi termini quale fosse il suo desiderio: avere una rosa al completo già prima del ritiro estivo di Lugano. Mai si sarebbe aspettato, al 19 luglio, di ritrovarsi così privo di certezze.

È evidente che nei piani dei dirigenti interisti qualcosa sia andato storto. Fino ad ora una campagna estiva insoddisfacente, che ha scaturito presagi inquietanti in vista della nuova stagione. Un’approfondita valutazione necessita un’accurata analisi su dubbi ed incertezze finora emersi.

- CAPITOLO DIFESA: la notizia dell’arrivo di Diego Godìn, già tracciata nei primi mesi del 2019, ha potenziato un reparto difensivo già qualitativamente elevato. Skriniar, al quale è stato rinnovato il contratto fino al 2023; De Vrij, indispensabile elemento della scorsa stagione; Ranocchia, vero uomo spogliatoio; D’ambrosio, garanzia d’affidabilità, che verrà presumibilmente impiegato come centrale difensivo; Bastoni, talentuoso giovane che ha stregato l’allenatore e che difficilmente partirà in prestito. Sei centrali per tre ruoli. Per il settimo, Miranda, vanno proferite valutazioni a parte. Il brasiliano è reduce dalla Copa America e al rientro dalle vacanze gli verrà comunicato di non rientrare più nei piani dell’allenatore salentino. Papabile un suo rientro nel Paese d’origine, Flamengo su tutte, ma ad oggi persiste come figura fuori dal progetto contiano. Skriniar, De Vrij, Godìn titolari, Ranocchia, Bastoni e d’Ambrosio subentranti: un pacchetto arretrato da far invidia a Napoli e Juventus, potenziate rispettivamente dagli arrivi di Manolas e De Ligt.

- CAPITOLO CENTROCAMPO: confermati Brozovic, Vecino, e forse Gagliardini, la società si è focalizzata su profili giovani ed italiani. Sensi, strappato al Milan con un’operazione “alla Politano”, per cinque milioni di prestito più venticinque di diritto di riscatto, ha già, nella prima uscita stagionale contro il Lugano, offerto giocate tali da giustificarne l’investimento. Ma la telenovela di questi primi mesi di calciomercato è stata un’altra: quella legata indissolubilmente a Nicolò Barella. Una diatriba alquanto spossante e grottesca, nella quale Inter e Cagliari hanno giocato al gatto col topo. Il club nerazzurro sapeva benissimo che il calciatore sarebbe stato prima o poi suo; il destino era già scritto, nonostante l’inserimento della Roma e le resistenze di Giulini, Presidente del Cagliari. Ma la cosa che più ha dato fastidio è stato il tentennamento della società, la procrastinazione inutile di un affare già potenzialmente concluso. Sì perché sappiamo come funziona, quando c’è il consenso del diretto interessato il più è fatto. Zhang ha esitato incomprensibilmente ad affondare il colpo, venendo meno alle richieste del club sardo. Indecisioni che hanno permesso alla Roma d’inserirsi nella trattativa e solo un rispettato “gentlemen’s agreement” stipulato in precedenza tra il club e il centrocampista classe ’97, ha evitato la beffa. Come se non bastasse, ad accordo raggiunto, si è dovuto aspettare per ore il tanto agognato “sì” dalla Cina affinché non saltasse l’operazione...che angoscia!! Nel 3-5-2 di Conte, Brozovic Sensi e Barella paleserebbero carenze di peso e centimetri: difficilmente Vecino e Gagliardini saranno in grado di scalare le gerarchie.
La povertà qualitativa del centrocampo nerazzurro ha mostrato negli ultimi anni di essere il tallone d’Achille della squadra, per cui i due nuovi acquisti non possono bastare...serve un pezzo da novanta! Un nome su tutti? Milinkovic-Savic! Incarna alla perfezione la figura del giovane di quantità e qualità, ma Lotito è un osso duro e strapparlo alla Lazio sarà tutt’altro che semplice. Il patron biancoceleste poi, difficilmente aspetterà per settimane le timide ed indecise offerte al rialzo di Zhang. D’altronde, le “braccine corte” non garbano a nessuno.
Capitolo fasce: a destra agirà Lazaro, esterno austriaco proveniente dall’Hertha, la cui alternativa sarà rappresentata dal discusso Candreva; a sinistra Perisic ed il ghanese Asamoah. Il croato, sopravvissuto inverosimilmente a stagioni nelle quali è sempre stato messo in discussione, in virtù di un rendimento al di sotto delle aspettative ed al centro di polemiche di spogliatoio, è sempre riuscito ad emergerne senza pagare pegno. Folklorismo interista. Quattro calciatori per due ruoli. Il quinto, Dalbert, esterno sinistro brasiliano ex Nizza, potrebbe tornare in Francia, ma offerte vere e proprie non sono ancora arrivate. Si vociferava dell’interesse del Lione e del Monaco, forse poi ritrattato. “Vendesi disperatamente”. Discorso degli epurati della mediana: Borja Valero, 34enne a fine carriera, è vicino alla Fiorentina, ritorno governato da profondi sentimentalismi. Si discute sulla valutazione, che l’Inter quantifica attorno ai 4 milioni, cifra che la Viola non vorrebbe sborsare data l’età pensionabile dello spagnolo. L’ingaggio pesante attuale ne fa il resto. Joao Mario: l’ investimento da 40 milioni più 5 di bonus nel 2016 è l’ emblema di ipervalutazioni sballate, ammaliate da prestazioni più uniche che rare, come capitatogli nel vincente europeo francese di quell’anno. Illusioni nefaste. Si è parlato di un suo papabile approdo a Montecarlo, sotto la regìa di Jorge Mendes, ma per ora rimane un altro esiliato da piazzare. E infine lui, Radja Nainngolan. Il belga, voluto con decisione da Spalletti, non ha inciso nel 4-2-3-1 del tecnico toscano, anche complici i diversi infortuni. Vita professionale discutibile, non rientra più nei piani societari e difficilmente lo rivedremo con la maglia nerazzurra. Cercasi acquirenti.

Arrivati a questo punto è doveroso un recap generale: Sensi, Barella, Brozovic, Vecino i certi di rimanere; Gagliardini in dubbio (contropartita nell’operazione Milinkovic-Savic?); Dalbert, Joao Mario, Borja Valero e Nainggolan nella lista dei cedibili. Concrete richieste non sono arrivate e l’obbligo di evitare minusvalenze ha impantanato la società, che senza denaro fresco da reinvestire nel circuito, è venuta meno alle promesse fatte ad Antonio Conte di una rosa al completo già per il ritiro di Lugano. Seccature estive.

- CAPITOLO ATTACCO: è il reparto che preoccupa di più i tifosi interisti. Dato per certo l’addio di Icardi, solo Lautaro e Politano (riscattato per 20 milioni dal Sassuolo ed adattato a seconda punta nel 3-5-2) costituiscono il peso offensivo della formazione nerazzurra. Mancano almeno due elementi per ritenere completato il fronte d’attacco. Lukaku è il primo nome sulla lista: 83 milioni la richiesta dello United, a fronte dei 70 offerti dall’Inter, con pagamento triennale. Una prima punta imponente e ben strutturata, che non vede l’ora di misurarsi nel nuovo campionato e di essere allenato dal “miglior allenatore del mondo”, come dichiarato dallo stesso Romelu, in una recente intervista ad una emittente inglese. Il mercato di oltremanica chiude l’otto agosto; ecco perché più i giorni passano, più la pressione sui dirigenti interisti si fa incessante. Edin Dzeko: l’attaccante bosniaco 33enne della Roma a scadenza nel giugno 2020, ha già un accordo di massima col club di Viale della Liberazione, ma manca quello tra i club coinvolti nella vicenda. La Roma chiede diciotto milioni di euro a fronte di una proposta di dodici. La sensazione, per buona pace dei tifosi nerazzurri, risulta di quelle positive. Un esito favorevole per tutte tre le parti in causa, potrebbe essere trovato a mezza strada, sui quindici milioni. Lukaku, Dzeko, Lautaro e Politano, completerebbero così l’attacco dei sogni dell’allenatore leccese.


Il cantiere è evidentemente ancora aperto e alquanto incerto. Timori che impensieriscono Conte, ma soprattutto i tifosi, che con gli abbonamenti a San Siro andati sold-out, hanno manifestato il loro entusiasmo, che non dev’essere smorzato da una campagna estiva insoddisfacente.

Non ci resta che attendere speranzosi; del resto, come diceva Edith Hamilton, “non ci può essere amore dove non c’è fiducia”.