Marco Pizzi e Marco Giampaolo, uomini legati dal nome e dal DNA interista. Ma se c’è chi, per come me, la prigionia della propria fede rimarrà condanna eterna, per Giampaolo, il destino, ha riservato imprevedibili sconvolgimenti religiosi.

Per Marco, quello più famoso, la carriera era arrivata quasi agli sgoccioli ai tempi di Brescia; al Milan, la cui iscrizione al campionato di Serie A era stata messa in discussione la scorsa estate, stava per accadere sorte ben peggiore. Un allenatore e una società accumunati da un passato più nero che rosso (chi meno recente chi più).

Marco Giampaolo, il professionista, ha saputo risalire da quelle sabbie mobili che parevano inghiottire ambizioni e desideri di un allenatore da sempre sottostimato. Le difficoltà insorgono fin dai tempi di Cesena nel 2011, dove i risultati non lo premiano e solo dopo pochi mesi viene esonerato. Dopo l’anno sabbatico, accetta le lusinghe delle rondinelle e causa la contestazione dei tifosi bresciani, rassegna le proprie dimissioni. Una stagione poi alla Cremonese e successivamente, quella della svolta, ad Empoli. L’impronta del bel gioco è tutta farina del suo sacco. Nel suo 4-3-1-2, modulo che l’ha accompagnato per l’intera carriera, il trequartista riveste il ruolo fondamentale. Quella stagione infatti vennero esaltate le qualità di Ricky Saponara, destinato in seguito a vestire, guarda un po’, la maglia del Milan. Il più recente passato lo conosciamo bene: tre stagioni doriane nelle quali spiccano la seconda giovinezza di Quagliarella, il talento sbocciato di Schick e gli esordi in maglia blucerchiata di Skriniar, fortemente voluto da Giampaolo. Ma perché il Milan ha scelto proprio lui? Per Maldini, Boban e Gazidis, Marco è una scommessa, un profilo non di primissimo livello, ma che negli ultimi anni ha dimostrato di ottenere buoni risultati attraverso il bel “giuoco”, come direbbe Silvio Berlusconi, espressione massima artistica del pallone, forma essenziale per raggiungere le vittorie.

Partendo dal suo dogma, il 4-3-1-2, quale potrebbe essere la formazione tipo dei rossoneri?

Donnarumma, che sembrava vicino al trasferimento al Psg, pare destinato a rimanere. A destra Calabria e Conti si giocano il posto da titolare; la sensazione è che l’ex orobico possa scalzare nelle gerarchie Davide, qualora ponesse fine una volta per tutte ai problemi fisici che lo accompagnano costantemente da quando veste rossonero. A sinistra, ecco la prima novità della nuova stagione: Theo Hernandez, ex Real Madrid, acquistato dalla Casa Blanca per 20 milioni di euro, partirà sicuramente dal primo minuto nella difesa a quattro di Giampaolo; Ricardo Rodriguez pare non convincere a pieno il nuovo tecnico, tanto che lo svizzero potrebbe partire, se dovessero arrivare offerte concrete dall’estero (Bundesliga su tutte). A rivestire i due ruoli di centrale, ci saranno l’intoccabile Romagnoli e azzarderei Caldara, vero punto interrogativo dell’ultima stagione. Arrivato a Milanello nell’ambito della trattativa che ha portato di nuovo alla Continassa Bonucci, il classe ’94 ha giocato pochissimo, senza aver la possibilità d’esprimere il proprio talento. Chissà che non possa essere l’anno della svolta. Dietro alla coppia italiana, a far da subentranti ci sono Musacchio, più un quarto difensore, che non sarà Zapata, accasatosi da svincolato al Genoa. Un’assenza che potrebbe essere colmata da Merih Demiral. L’ex Sassuolo, da poche settimane neo-juventino, è sogno e desiderio del nuovo tecnico rossonero, ma il club d’appartenenza valuta il turco non meno di 40 milioni di euro. Qualora dovesse essere raggiunto l’accordo, Caldara è destinato a lasciargli la maglia da titolare. Alternativa valida, ma per ora più defilata, è quella che porta a Daniel Lovren, il croato fresco campione d’Europa col Liverpool.

Attorno al centrocampo, invece, ruotano la maggior parte delle trattative estive rossonere. Perso Sensi, andato all’Inter e Veretout, nuovo giallorosso, Krunic e Bennacer sono le due new entry. L’algerino, reduce dalla trionfale Coppa d’Africa, non è ancora ufficiale, ma poco ci manca. Discorso a parte per il bosniaco, la cui definizione dell’affare è già conclusa. I due ex Empoli, vengono da una stagione positiva e non faranno mancare il loro contribuito alla causa milanista. Da qui, a considerarli però potenziali titolari, ce ne passa. Lucas Biglia non è imprescindibile per Giampaolo. Inserito nell’offerta alla Fiorentina per Veretout, poi andata a vuoto, l’argentino rimane indietro nella gerarchie ed è ufficialmente sul mercato, come l’uruguayano Laxalt. Bonaventura, ora che ha recuperato dal lungo infortunio che l’ha visto saltare quasi tutta la stagione, tratta il rinnovo di contratto in scadenza nel 2020 e dovrebbe rimanere. Sull’ivoriano Kessiè, la sensazione è che se dovesse arrivare un’offerta di almeno 30 milioni possa partire (Premier League in pole)... il 23enne africano può ricoprire, a mio avviso, un ruolo importante come mezzala, qualora non dovesse lasciare Milanello. Difficile la pista che porta a Modric: sogno della scorsa estate dei tifosi interisti, il pallone d’oro della Casa Blanca, percepisce un ingaggio che non rientra nei parametri della dirigenza milanista e rischia di rimanere soltanto una suggestione, con buona pace dei tifosi rossoneri. Una menzione particolare va fatta per Chalanoglu: il turco non ha pienamente convinto la scorsa stagione, nonostante il 4-3-3 di Gattuso mettesse il numero 10 nelle condizioni migliori per rendere al meglio, nel ruolo di ala sinistra. Nel nuovo modulo di Giampaolo, potrebbe esser impiegato come mezzala, zona di campo nella quale, nell’anno appena concluso, ha mostrato di saper offrire un rendimento più che convincente. E Paquetà? Il talentino brasiliano potrebbe essere il trequartista del nuovo Milan. Le sue abilità nel saltar l’uomo e suggerir le punte, rappresenterebbe il vero crack rossonero. Meno probabile vederlo come mezzala, in un centrocampo che pare già affollato di alternative. Eccoci infine alla croce e delizia di tutti i cugini milanisti: Suso. Lo spagnolo, con una clausola rescissoria da 38 milioni, non ha trovato nessun acquirente disposto a sborsare tale cifra; ieri, prima della partenza per la tournee americana, Giampaolo ha mostrato tutta la sua stima per l’esterno classe ’93, che per forza di cose, dovrà adattarsi ad un nuovo ruolo: trequartista come vice Paquetà o seconda punta dietro Piatek. Su di lui c’è forte la Roma, ma Maldini chiede in cambio Zaniolo: difficile che il club giallorosso avvalli la proposta.

Capitolo attacco: quali i due terminali offensivi rossoneri? Cutrone e Andrè Silva sono sul mercato. Il primo potrebbe finire in Inghilterra al Wolverhampton; il secondo è ad un passo dal Monaco, entrambi sotto la regia dell’ onnipresente Jorge Mendes. Anche Borini e Castillejo paiono ai margini del progetto. Solo Piatek, rimane intoccabile e sicuro del posto di titolare. Chi, vicino al polacco ex Genoa, quindi? Il compagno di reparto probabilmente giungerà da Madrid: Angel Corrèa, argentino classe ’95 è davvero vicino a vestire la casacca rossonera. Per la seconda punta, l’accordo con l’Atletico sembra raggiunto per una cifra attorno ai 55 milioni di euro.

Ipotizziamo quindi la formazione che si misurerà nelle prime giornate di campionato:

(4-2-3-1) Donnarumma; Calabria-Romagnoli-Caldara (Demiral)-Theo Hernandez; Kessiè-Bennacer-Bonaventura; Paquetà; Correa (Suso)-Piatek...

In questa estate di fine decennio, la Milano pallonara si scinde in due: Conte da una parte, Giampaolo dall’altra. Antonio porta con sé il curriculum delle vittorie, Marco, quello del bel gioco.

E così, per un Marco interista che ne uscirà vincitore, ce ne sarà un altro, nerazzurro nell'anima, che ne uscirà sconfitto. Paradossi calcistici. Ai posteri l'ardua sentenza.