Centoventiquattro gol in 219 partite. Molti dei quali con la fascia di capitano al braccio. Quel pezzo di stoffa che riempie di responsabilità il 13 febbraio scorso ti è stato levato e da allora, caro Mauro, non sei stato più tu. Hai disertato allenamenti spacciando per grave un infortunio alla caviglia che a detta di tutti era solo un alibi per vendicarsi di quella decisione presa dalla dirigenza, hai rifiutato la convocazione nel momento più critico della stagione quando la rosa era a corto di attaccanti e si è dovuto ricorrere ad un mediatore affinchè accettassi di indossare quei colori che tanto hai sempre professato di amare.

Nessuno sa veramente cosa sia accaduto nello spogliatoio interista per giungere a questo triste epilogo. Le dichiarazioni fuoriluogo di Wanda hanno gettato benzina sul fuoco su un ambiente storicamente già sensibile di suo. Permettere ad una moglie-agente, “esuberante” nelle sue dichiarazioni, di partecipare ad un talk show come Tiki Taka, ha rappresentato un vero e proprio harakiri per la società Inter, lesa dalle parole a muso duro di Wanda che non si è fatta pregare nelle sue esternazioni puntando il dito contro il gruppo, colpevolizzando la società di non aver in squadra giocatori capaci di dar palloni buoni al suo assistito e che a Mauro sarebbe bastato alzare un dito per aver voce in capitolo su tutto. Dichiarazioni gravissime da soubrette di bassa lega, e di moglie improvvisata procuratrice. Il clima creatosi nei mesi successivi hanno generato tue prestazioni largamente insufficienti, una media realizzativa tenuta faticosamente a galla solo grazie a qualche tiro dal dischetto, tra un rapporto ormai finito con la curva interista (i primi screzi ci furono gia anni prima con la pubblicazione di un libro autobiografico da megalomane a poco piu di 20 anni d’età) e che ha visto man mano incrinarsi anche tra i supporters più comuni e "moderati".

Gli ultimi mesi sono stati un trascinarsi faticosamente verso il finale di stagione che si faceva sempre più ostico, l'obiettivo Champions rischiava di sfuggire e la squadra sembrava disorientata e scossa da un periodo burrascoso che ha di fatto inciso negativamente anche sulle prestazioni in campo. All'ultimo atto, nella partita da dentro o fuori contro l'Empoli, la tua storia con i colori neroblu non poteva che finire con l'epilogo più triste, con quel rigore malamente calciato su Dragowski, che avrebbe potuto ancora una volta danneggiare i tuoi compagni e i tuoi tifosi che ti hanno sempre amato. Ora il tuo futuro sarà probabilmente dai nemici di una vita, quelli bianconeri, ai quali per anni hai segnato senza tregua, dalla doppietta con la Samp che ti ha fatto conoscere al mondo, ai gol a San Siro e a Torino con la maglia dell’Inter. Evidentemente doveva finire così Mauro, non sempre le favole hanno un lieto fine. Peccato, non sai chi saresti potuto essere...