Le settimane estive scorrono veloci e l'impasse del mercato nerazzurro sul fronte offensivo preoccupa non poco i tifosi interisti.
Ieri, nella prima uscita stagionale, Conte ha voluto subito mettere in chiaro le cose, tracciando il suo marchio di fabbrica, quel 3-5-2 che tanta fortuna gli ha regalato in carriera. La squadra, ancora incompleta, si è presentata orfana di Diego Godìn, Matias Vecino e Lautaro Martinez, reduci dalla Copa America, del ghanese Asamoah, eliminato pochi giorni fa in Coppa d'Africa, di Nicolò Barella, che si unirà al gruppo nella tournée asiatica, di Matteo Politano ai box per un infortunio muscolare e dei due esiliati Mauro Icardi e Radja Nainggolan.

Il gruppo pare aver già recepito alcuni principi del Conte-pensiero: costruzione che parte dal basso, esterni che si alzano prepotentemente in fase offensiva pronti a scalare sulla linea dei difensori in fase di non possesso, il regista e le due mezzeali rapide ad inserirsi in zona gol... il tutto condito da un pressing asfissiante ai danni dell'avversario. Ma non può considerarsi un caso che le reti interiste siano arrivate proprio dal centrocampo con Sensi e Brozovic autori di due splendide conclusioni da fuori. Sì perché quello che più è balzato all'occhio ieri, al di là dei tatticismi, è stata la penuria offensiva... non me ne voglia la coppia Longo-Esposito ma chi non ha, leggendo le formazioni iniziali, pensato fossero fuori contesto in una squadra che presentava dal primo minuto gente come Skriniar, De Vrij, Perisic e Brozovic?? 

Ad oggi infatti il peso dell'attacco grava unicamente sulle spalle di Politano e Lautaro Martinez.
L'ex Sassuolo nel 4-2-3-1 di Spalletti ha ricoperto spesso il ruolo di ala destra ma nel 3-5-2 di Conte come impiegarlo? (anche se nulla toglie al tecnico salentino di adottare un domani il 3-4-3, ma in questo momento pare un concept che meno lo attrae).
Inconcepibile quindi immaginarlo esterno di tutta fascia, settore di campo dove agiranno Lazaro e all'occorrenza Candreva; l'unico slot occupabile sembra poter essere quello di seconda punta dietro l'attaccante boa. Chi lo può fare allora se non il giovane Lautaro? Il classe '97 argentino è reduce da un'annata positiva, caratterizzata da una prima parte di stagione nella quale ha visto il campo a singhiozzo, ma poi causa vicissitudini di spogliatoio s'è ritrovato da solo a reggere l'attacco nerazzurro per mesi, superando l'esame a pieni voti. Ma nella testa di Conte e dei dirigenti nerazzurri, Lautaro non può aver già raggiunto quella maturità e quel livello tale da poter supportare tutta la fase offensiva nelle vesti di punta centrale.
Mi espongo nel dedurre, valutando gli obiettivi di mercato mirati ad aumentare peso e centrimetri, che sia proprio quello del ruolo che funge da collante tra attacco e centrocampo il più consono per l'argentino, quello di una posizione più arretrata a sostegno della prima punta. Ecco che invece l'azzurro, per lo meno nelle gerarchie, pare destinato solo come alternativa di Lautaro, penalizzato da un modulo che privandosi di ali, non lo aiuta. 

Chi allora lì davanti a far da spalla al classe '97 ex Racing? I nomi li conosciamo bene da settimane, Edin Dzeko e Romelu Lukaku. Sono loro infatti i due bomber in cima ai desideri di tutti i tifosi e non solo. Che possano giocare insieme pare difficile, un tandem d'attacco con due prime punte fa storcere un po' il naso, anche se il bosniaco a differenza del belga ha dimostrato in carriera di sapersi mettere al servizio della squadra in maniera egregia. Negli anni a Roma, utilizzato spesso nel 4-3-3, arretrava quasi sulla linea di centrocampo a sostegno della manovra giallorossa in fase di ripartenza, un sacrificio tattico e fisico encomiabile.
Non ha mai disdegnato neanche in fase realizzativa Edin, anche se nell'ultima stagione ha faticato parecchio a trovare la porta. Profilo ideale quindi per la dirigenza interista, il 33enne è vincolato da un altro anno di contratto con la Roma e la distanza tra i due club balla di soli 6 milioni: diciotto infatti la richiesta del ds Petrachi, che ha abbassato di due le richieste iniziali, a fronte dei dodici offerti dall'Inter. Dopo una fase di stallo durata settimane, questa potrebbe risultare decisiva affinchè tutte e tre le parti vengano accontentate. Nelle ultime ore si vocifera che la trattativa possa subire un'improvvisa accellerata, sbloccandosi così definitivamente, con la rinuncia del club nerazzurro di quel 15% della quota della futura cessione di Nicolò Zaniolo, come pattuito la scorsa estate nell'affare Nainggolan. Dzeko intanto, si allena a Trigoria da corpo estraneo e aspetta fiducioso, forte di un accordo con l'Inter già raggiunto nei scorsi mesi per un triennale da 4,5 milioni a stagione. 

Ma il club milanese non vuole fermarsi qui, anche perchè tre competizioni nell'arco di una stagione son tante e prerogativa fondamentale di un team vincente è il turnover di qualità. 

Pupillo da sempre di Antonio Conte, Romelu Lukaku si è promesso all'Inter da settimane. Il belga la sua decisione l'ha già comunicata da tempo, sia alla dirigenza dello United che a Solskjaer, ma non potendo liberarsi a zero in virtù di un contratto valido fino al 2022, si affida al suo procuratore Federico Pastorello, già protagonista nelle trattative nerazzurre di quest'estate (intermediario nell'affare Lazaro) di mediare con i Red Devils, alla ricerca di margini sufficienti dove muoversi, ma si sa che trattare con Ed Woodward è tutt'altro che facile. La proposta dell'Inter di un pagamento triennale partendo da un prestito oneroso con obbligo di riscatto non scalda particolarmente la dirigenza dello United, poco incline a dilazionare nel tempo. A complicare il tutto ci si mette anche la valutazione che ne fanno ad Old Trafford del giocatore: 75 milioni di sterline, al cambio 83 milioni di euro. Tanto è la richiesta per cedere Lukaku (pari all'investimento che fece il Manchester due anni fa prelevandolo dall'Everton) a fronte di un'offerta nerazzurra che non supera i 70. Staremo a vedere. Romelu, classe '93, proprio come il ripudiato Mauro, è l'emblema della prima punta dallo strapotere fisico e imponente che Conte inseguiva fin da quando sedeva sulla panchina del Chelsea. Finalmente il tecnico leccese potrebbe coltivare un sogno inseguito da cosi tanto tempo e rendere felice lo stesso belga che non vede l'ora di misurarsi nel campionato italiano che tanto lo affascina e mettersi al servizio, a detta sua, "del migliore allenatore del mondo".

Lukaku e Dzeko come prime punte, Lautaro e Politano come seconde comporrebbero il parco attaccanti ideale della nuova stagione interista. Antonio avrebbe voluto averli già nella tournée asiatica, ma si sa le trattative di mercato sono lunghe ed infinite e non gli rimane che aspettare fiducioso che il telefono squilli... in fondo, come un famoso proverbio c'insegna, meglio tardi che mai.