Buon pomeriggio a tutti cari lettori, in questi primi torridi giorni d'estate abbiamo finalmente potuto assistere alla ripresa della nostra beneamata Serie A.
Finalmente il calcio è tornato, certo, con qualche compromesso (a volte anche di troppo, tipo lo scempio di pixel durante la finale di Coppa Italia), ma è pur sempre tornato; è stato un po' come rivedere un vecchio amico dopo tanto tempo, magri lui ha qualche capello in meno o magari noi abbiamo qualche chilo in più, ma non importa!
Ci si rivede, ci si riabbraccia, si sfoggia il miglior sorriso della propria collezione, ma poi si inizia a parlare, a fare il punto sulle proprie vite e piano piano emergono le differenze rispetto a prima, fino ad avere la parvenza di parlare con un semi - sconosciuto...
Non so che effetto abbiano fatto a voi queste prime partite, cari lettori, ma a me sono sembrate esattamente come ho appena descritto.
Andiamo con ordine, e senza addentrarci nella solita annosa questione sul fatto che sia giusto o meno portare a termine il campionato; queste prime partite che si sono giocate fino ad oggi non possono certo garantirci un pronostico sicuro sulla classifica finale, anche perché molte squadre non hanno ancora rimesso piede in campo dopo il lockdown, ma sicuramente ci hanno dato uno spaccato di come potrebbe presetarsi da qui in avanti il nostro calcio.

Partiamo dalla prima questione, il semi - annullamento del fattore casa o trasferta: effettivamente è la più banale, ma a mio avviso merita comunque una menzione: sarebbe scontato ripetere per l'ennesima volta che giocare con o senza pubblico non è la stessa cosa, ma credo sia doveroso notare il modo in cui le società stanno provando a sopperire al problema, dai teloni sugli spalti di Bergamo, ai selfie sui cartelloni pubblicitari di San Siro; insomma, seppur con qualche escamotage gli stadi italiani stanno assumendo piano piano una loro peculiarità uno rispetto all'altro, ed è sicuramente meglio così rispetto che vedere enormi scatolette vuote e tristi.

Seconda questione, il calendario fittissimo: in fondo è inutile girarci intorno, questo nuovo format con partite quasi ogni giorno è il sogno di tutti noi appassionati, ma credo che le 20 protagoniste dello spettacolo non la pensino esattamente così.
Certo, a primo impatto verrebbe spontaneo ipotizzare che questa nuova situazione giochi a favore di chi ha la rosa più lunga (Juventus su tutte), ma personalmente vorrei dare una lettura diversa: insomma, se stessimo parlando di gente "presa dalla strada" (sottile citazione) il tutto avrebbe un senso, ma trattandosi di atleti professionisti pare un po' strano che non riescano a sostenere una sgambata di due ore ogni 3 o 4 giorni, dopo tutto il loro lavoro consiste proprio in questo; i più attenti di voi staranno pensando "certo che si stancano a giocare così tanto, dopo tutto si allenano ogni giorno".
Per chi di voi fosse arrivato a questa conclusione, complimenti, è proprio qui che volevo arrivare: gli allenamenti sono giornalieri, ma sono sempre stati organizzati per reggere ritmi settimanali, non strettissimi come quelli attuali, perciò, indipendentemente dalla rosa a propria disposizione, sarà compito degli allenatori ridistribuire i carichi in modo che i giocatori riescano a gestirli al meglio, anche perchè a questi livelli non si tratta di insegnare calcio, ma di gestire al massimo professionisti affermati (per contro prova, se qualcuno avesse voglia di andare a spiegare a Ronaldo come eseguire una sovrapposizione, illustri la reazione del portoghese nei commenti... si scherza ovviamente).

Terzo elemento, il fattore umano: è innegabile che il lockdown abbia avuto ripercussioni psicologiche su chiunque, calciatori compresi, perchè tolte le ville immense e i conti bancari con molti zeri, sono esseri umani esattamente come noi, perciò anche la loro comfort - zone è andata a farsi benedire, insieme a quelle degli altri 60 milioni di italiani.
Chi è in grado di prevedere come reagiranno dopo 3 mesi di spina staccata a forza si faccia avanti; insomma, la stagione 2019 è finita al triplice fischio del derby d'Italia, quella della Lazio che sembrava un rullo compressore, della Juve finalmente semi - sarriana, dell'Inter in crisi e così via.
Se quella appena passata fosse stata una sorta di pausa convenzionale, si potrebbe ricominciare da dove eravamo rimasti, ma la realtà è che questo è un nuovo campionato, con nuovi equilibri, con situazioni completamente inedite (ad esempio il fatto stesso di giocare d'estate) e con la classifica come unico filo di continuità con il torneo terminato dal COVID.

Ultimo elemento, ma più importante, il fattore motivazionale: abbiamo ormai assodato che queste ultime 12 giornate saranno delle fantastiche montagne russe: un saliscendi di emozioni che (speriamo, visto in contesto in cui è maturato) non rivivremo più, ma sarà proprio questo fattore di incertezza ad esaltare le qualità umane degli addetti ai lavori, sia allenatori che giocatori, perchè (come ho già sostenuto in un mio precedente articolo) questo 2020 è una sorta di anno zero per ogni aspetto della nostra società, calcio incluso e come in tutte le rivoluzioni non vince chi è (o era) più forte, ma chi si adatta meglio e più velocemente ai nuovi stimoli circostanti.

Insomma cari lettori, sta arriavando l'estate, prendiamoci un bel mojito in spiaggia (analcolico, per chi guida) con il nostro vecchio amico e passiamo serate intere a riscoprirci vicendevolmente, perchè non si smette mai di imparare e continuare a farlo deve essere sempre un piacere.