Secondo un noto dizionario di lingua italiana, il termine "sostenibilità" indica "la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto a un certo livello indefinitamente". In sé per sé questo concetto ha molto poco a che vedere con il mondo del calcio, ma in un contesto come quello odierno, in cui pallone e pecunia sono sempre più legati, torna utile comprendere il significato di sostenibilità (quanto meno in ambito economico-finanziario).

Che si parli di piccoli e modesti club, o di grandi società quotate in borsa, ogni squadra professionistica europea è un'azienda, e come tale ha diritti e doveri in materia economica, oltre che sportiva; sia verso i suoi tesserati (siano essi giocatori o dipendenti) sia verso altri soggetti economici (club o istituti di credito).

Tradotto in parole semplici: ogni club europeo deve avere i conti perfettamente in regola, raggiungendo cosi la completa auto-sostenibilità economica, senza contare su aumenti esterni di capitale.

Chiarita questa premessa, la prima domanda che sorge spontanea è: "se qualche club non rispettasse questa regola, cosa succederebbe?"; bene, ci ha pensato la UEFA a dare una risposta, con l'introduzione nel 2011 del Financial Fair Play (spesso abbreviato in FFP): un regolamento in materia economica, valido per tutti i club iscritti alle due competizioni europee, che impone agli stessi di raggiungere triennalmente il cosiddetto break even, ovvero il punto di bilancio in cui le perdite siano inferiori o uguali ai ricavi nei tre esercizi presi in riferimento (sempre contando unicamente sulle proprie forze).

In caso di mancato raggiungimento di questo obbiettivo sono previste delle pene, che variano da multe di poche decine di migliaia di euro, a penali riguardo gli incassi delle partite casalinghe (ovviamente di Champions ed Europa League), a limitazioni del numero di giocatori iscrivibili nella lista UEFA per una o più stagioni, o addirittura nei casi più gravi, alla squalifica a tavolino dalle due competizioni continentali.

Questa serie di regolamenti è stata introdotta sia per cercare di limitare esborsi folli da parte delle società, sia per evitare eccessive speculazioni sui trasferimenti di giocatori e sia per cercare di contenere il più possibile la forbice economica tra i club più o meno abbienti. 

Per fare un esempio pratico, supponiamo che il magnate di turno decida di acquistare un piccolo-medio club (con il bilancio perfettamente in pari), e decida di investire un miliardo di euro in una campagna acquisti faraonica, per portarlo subito al top nel proprio paese e in Europa; se nella stagione 2019 - 2020 questo ipotetico club vincesse il proprio campionato, sarebbe dunque iscritto alla Champions League per la stagione 2020 - 2021, e proprio qui interverrebbe il FFP, imponendo al club di rientrare di quel miliardo speso entro la stagione 2022 - 2023, contando solo ed esclusivamente su introiti provenienti dalla propria attività (sponsorizzazioni, diritti televisivi, incassi dello stadio, vendita di giocatori, ecc...).

A questo punto il club avrebbe due possibilità per non incorrere in sanzioni: riuscire effettivamente a raggiungere il break even entro il termine pattuito, magari vendendo elementi della rosa per "fare cassa", oppure trovare qualche scappatoia per "trucccare" i propri conti e farli risultare in regola, ad esempio (solo per citare la più utilizzata) auto sponsorizzarsi.

Con auto sponsorizzazione si intende quella situazione in cui un club sottoscrive un contratto (spesso a cifre folli) con un'altra società posseduta dallo stesso proprietario, facendo figurare a bilancio dei soldi regolarmente dichiarati, quando in realtà si tratta di un'iniezione illecita di capitali.

Volendo citare un palese esempio di auto sponsorizzazione, si può analizzare il trasferimento di Neymar dal Barcellona al PSG, dopo il pagamento della clausola rescissoria di 222 milioni di euro da parte dello stesso giocatore, a fronte di un contratto di sponsorizzazione pattuito con l'ente nazionale del turismo Qatariota come testimonial dei mondiali 2022; fino a qui nulla di strano, se non fosse che il presidente del suddetto ente è Nasser al-khelaifi, lo stesso proprietario del PSG.
Nell'ambito di questo trasferimento, l'emiro si servì di una strategia molto furba per attuare una palese truffa di danni della UEFA e del FFP (con non poche polemiche): tramite un'altra società in suo possesso, "prestò" a Neymar i soldi necesseri per pagarsi da solo la clausola rescissoria ed accasarsi al PSG "a costo zero"; l'aspetto più incredibile di questa faccenda fu, tuttavia, la totale assoluzione del PSG da qualsiasi accusa di violazione dei regolamenti UEFA.

In effetti, questo trasferimento palesò l'enorme falla nel regolamento del FFP riguardo al controllo della validità dei contratti di sponsorizzazione sottoscritti dai vari club, spianando la strada a trasferimenti sempre più onerosi (Mbappe per 180 milioni di euro, Coutinho per 145, Dembelé per 125, CR7 per 117, ecc...).

Sfruttando questa enorme falla i maggiori club d'Europa hanno iniziato a spendere cifre sempre più esorbitanti per i trasferimenti dei propri giocatori, eludendo il FFP e scoprendo un altro nervo teso della UEFA: i diritti TV; la sanzione maggiore per le violazioni di questo regolamento è infatti l'esclusione dalle competizioni europee per uno o più anni, causando così un'enorme danno d'immagine al club colpito, tuttavia, se dovesse trattarsi di esclusioni eccellenti (Manchester City, Bayern Monaco, Real Madrid, Juventus, solo per citarne alcuni) comporterebbe un danno di immagine alla UEFA stessa, creando così un conflitto d'interesse.


In sostanza, il Financial Fair Play, in senso astratto, è una politica sicuramente orientata verso scenari molto più che auspicabili, in cui le società non facciano lievitare i prezzi dei cartellini, permettendo così anche ai club minori di rimanere abbastanza competitivi, ed entrino in un circolo virtuoso mirato all'auto sostenibilità finanziaria, puntando altresì sui rispettivi settori giovanili e sui talenti che li popolano.

Purtroppo, in senso pratico, la situazione è molto diversa, in quanto il FFP offre una facile scappatoia, accessibile solo a chi ha abbastanza mezzi per permettersela, ed andando così ad allargare irrimediabilmente il divario tra club potenti e ricchi e club più piccoli o emergenti.

Sebbene in questo clima le imprese di squadre meno blasonate (Leicester campione d'Inghilterra o Atalanta in Champions League) acquistino ancora più risonanza, per la gioia dei romantici, non si può non constatare come ormai la competizione per raggiungere l'apice della piramide Europea sia diventata prerogativa unica ed esclusiva di chi può permettersi investimenti sempre più folli.