Ogni sessione di calciomercato ha il suo trend, i suoi protagonisti e perché no, i suoi colpi ad effetto: vere e proprie bombe che modificano irrimediabilmente gli equilibri del calcio che conta.

Basti pensare alla passata stagione, con quel rumor, diventato prima sogno e poi il colpo del secolo: CR7 alla Juventus, dal Real Madrid, in cambio di un cospicuo assegno da circa 117 milioni di euro; una manovra talmente storica, da far passare in secondo piano, rendendola quasi irrisoria, la faraonica cifra spesa dai bianconeri (alla quale vanno aggiunti i 30 milioni netti, garantiti per 3 anni al lusitano). 

Spostando le lancette indietro di altri 12 mesi (circa), i radar di tutto il mondo del giornalismo sportivo puntavano su Parigi, e sui 402 milioni di euro sborsati dallo sceicco Nasser Al-Khelaifi per far accasare sotto la Tour Eiffel Neymar e Mbappé; riversando nelle casse di Barcellona e Monaco, rispettivamente 222 e 180 milioni di euro (o petrol-dollari, che dir si voglia).

Se questi due esempi non dovessero bastare per rendere l'idea di quanto scritto in apertura, è possibile citarne altri: tra tutti le super plusvalenze di Juvenuts e Napoli, capaci di farsi pagare a peso d'oro i propri alfieri Pogba (105 milioni dal Manchester United) e Higuain (94 milioni proprio dai bianconeri); oppure i 101 milioni riversati nelle casse del Tottenham dalla Casa Blanca per assicurarsi Gareth Bale.

Insomma, tra Luglio e Agosto non ci si annoia mai, e questi mesi che stiamo vivendo proprio ora non fanno certo eccezione: il mood di quest'anno è il cosiddetto "valzer degli attaccanti". Ormai è dilagato su scala europea, e sembra che nessun club, ma proprio nessuno, riesca a resistere alla tentazione di fare un bel restyling alla testa della propria falange.

Fin da prima dell'apertura ufficiale delle trattative abbiamo assistito a veri e propri colpi da 90, quali Griezmann accasatosi alla corte di Leo Messi, Joao Felix prelevato dall'Atletico Madrid proprio per sostituire il campione del mondo transalpino, oppure, dall'altra parte di Madrid, il duo Hazard - Jovic aggregarsi ai Blancos per formare il nuovo reparto offensivo insieme a Benzema. Più recenti (e meno clamorosi, ma comunque degni di nota) meritano una menzione i vari Pepè all'Arsenal, Pulisic al Chelsea e Brandt al Borussia Dortmund.

Tuttavia, c'è un rovescio della medaglia: nonostante molti trasferimenti siano già stati completati, molti altri vivono una fase di stallo, creando non pochi problemi alle rispettive società; si tratta dei vari Bale, Higuain, Dzeko, Mandzukic e ovviamente i componenti dello strano triangolo che infiamma la Serie A in questi giorni: Icardi, Dybala e Lukaku.

Si tratta di tre giocatori profondamente diversi, per certi versi complementari, che in un ipotetico dream team andrebbero a formare un tridente devastante; provate ad immaginare le geometrie di Dybala, al servizio dei muscoli di Lukaku, liberare l'area di rigore per scatenare il killer istinct di Icardi... pura magia, non è vero? Ecco, tornando per un attimo nella realtà, tutto ciò non accadrà mai.

Come si anticipava ad inizio articolo, tutti e tre vivono una situazione da separati in casa, e sono passati nell'arco di un anno da punte di diamante dei rispettivi schieramenti, a riserve di lusso, con stipendi troppo importanti per relegarli in panchina, ma prestazioni troppo opache per essere schierati titolari.

La sensazione che aleggia intorno a questi tre grandissimi campioni è che abbiano fallito, proprio nell'anno della consacrazione: Icardi, nella stagione di evoluzione da bomber di Serie A a bomber europeo, ha segnato "appena" 17 gol, scomparendo da radar per tutto il girone di ritorno (e con non poco clamore); Dybala invece si è ritrovato offuscato (e troppo spesso "parcheggiato" in panchina) da CR7, sbarcato a Torino per riportare sotto la Mole quella coppa dalle grandi orecchi tanto agognata, il quale si è abbattuto come un uragano sulla piazza bianconera, portandosi con sè, tra le altre cose, il povero argentino; guardando oltremanica, si può notare tra le fila dei Red Devils Lukaku, arrivato dall'Everton per 83 milioni di euro, quando in panchina sedeva Mourinho, e spazzato via dalla rivoluzione Solskjaer insieme al tecnico lusitano.

In questa polveriera, lasciare tutto invariato non conviene a nessuno, né giocatori, né club, che allo stato attuale si ritrovano nella scomoda situazione di separati in casa, intrappolati in bellissime e stringenti gabbie dorate.

Nel marasma generale, intervengono in aiuto le logiche del calciomercato, con le trattative aperte che danno una possibilità non indifferente a tutti gli attori in scena di trovare degna sistemazione per la stagione che si appresta ad iniziare tra meno di un mese; l'Inter vorrebbe uno tra Dybala e Lukaku, inserendo come contropartita Icardi, che però gradisce solo ed unicamente la destinazione bianconera, poco male, se non fosse per il fatto che la Joya preferirebbe restare a Torino, o al massimo Manchester, ma non gradirebbe la soluzione nerazzurra.

Lukaku invece, appare il più tranquillo dei tre: come ormai è risaputo, è in corso una vera e propria asta per lui, fomentata sia dalle necessità, che dalla accesa rivalità sull'asse Milano - Torino, e quindi si può gongolare tranquillamente nel pensiero che comunque vada, si potrà misurare con il nostro campionato (nonostante abbia a più riprese mostrato una leggera preferenza per l'eventuale destinazione nerazzurra).

Considerata l'apparente complessità della vicenda, e considerato che nessuno dei tre protagonisti sembra prendere in considerazione ipotesi alternative (Napoli e Roma per Icardi, PSG o Bayern Monaco per Dybala, sirene cinesi per Lukaku) mi chiedo perché nessuno abbia pensato di deporre momentaneamente le armi della rivalità ed imbastire un mega - scambio che porterebbe Icardi alla Juventus, Dybala al Manchester United e Lukaku all'Inter; certo, è fantamercato e nulla più, ma pensandoci bene le esigenze di tutti collimerebbero con mutuo beneficio.