23 Agosto 2020, ore 22.55, la tensione è palpabile; in terra Portoghese sta per consumarsi un miracolo, uno di quelli da raccontare ai nipotini tra qualche decennio: l'arbitro, stremato dal caldo torrido dell'estate lusitana, controlla l'orologio e portandosi il fischietto alla bocca fa calare il sipario sullo spettacolo... l'Atalanta di Gian Piero Gasperini è campione d'Europa!
Tutta Italia esplode, chi sul divano, chi in spiaggia o al bar, nessuno può contenere la gioia nel sentire suo anche un piccolissimo pezzettino della storia scritta da quei ragazzi, che sono ormai diventati i ragazzi di tutti; Bergamo si trasforma per una notte nel centro del mondo, quelle strade oscurate mesi prima dal triste carosello di camion dell'esercito carichi di morte e disperazione diventano un incredibile carnevale di emozioni e vita.
Il buio è ormai calato, ma nessuno vuole andare a dormire, c'è ancora troppa voglia di godersi ogni istante di questa notte, nella speranza che non arrivi mai l'alba; piano piano sempre più persone, giovani e anziani, uomini e donne, bianchi e neri, iniziano a mobilitarsi verso Orio al Serio, la polizia fatica a contenere gli assembramenti, ma in fondo non lo vuole neanche fare, gli agenti, sempre così seri e distaccati dal cittadino comune, avrebbero solo voglia di mostrare a tutti la maglia nerazzurra nascosta sotto la divisa e buttarsi a capofitto nell'euforia generale.

Passa ancora qualche ora, le notizie si rincorrono, tutti i presenti cercano di capire dai propri smartphone quanto manca, nessuno riesce a resistere un secondo di più, ma d'un tratto arriva la voce un po' meccanica, ma mai tanto umana ed emozionata come in questa notte di mezza estate, dello speaker, che annuncia l'arrivo della Dea a minuti e appena l'aereo tocca terra, facendo emergere dalla sua pancia la coppa dalle grandi orecchie, la festa diventa incontenibile.
E' la coppa di tutti, è la coppa di una città che dopo aver faticato a contare i morti è riuscita a risollevarsi, è la coppa della gente, che festeggia per se stessa e tra una lacrima e l'altra festeggia anche per chi non c'è più, ma avrebbe tanto voluto godersi questo momento, è la coppa che sancisce la fine di un momento che pareva non finire mai e lo rimpiazza con un momento che nessuno vorrebbe finisse mai.
Sarebbe un bellissimo sogno di mezza Estate, la Dea in cima all'Olimpo, a dare del tu ai grandi colossi di questo sport, che tanto ci fa emozionare.

Purtroppo i sogni finiscono quando suona la sveglia di prima mattina, ma proviamo per un attimo ad analizzare la situazione: quest'anno la Champions League si giocherà in gara unica dai quarti in poi, con la fondamentale differenza rispetto agli anni scorsi che ogni squadra arriverà ai blocchi di partenza in una diversa condizione, dovuta alle tempistiche di svolgimento del proprio campionato.
Inoltre, il fatto che non si tratterà di partite da incastrare in mezzo al calendario, potrebbe favorire le squadre con una rosa ridotta, dal momento che non sarebbero costrette a scendere a compromessi per via del turnover, ma potrebbero schierare la loro formazione migliore in ogni match. 
L'ultimo, ma non ultimo, fattore che in questa strana edizione potrebbe mischiare le carte è il tempo: solitamente i quarti di finale di Champions si giocano intorno ad aprile, il che significa che più o meno ci si trova a metà del torneo, con ancora 5 eventuali partite da giocare per arrivare in fondo e dovendosi confrontare con compagini molto più attrezzate, che oltretutto dispongono di tutto il tempo necessario per prepararsi ai vari incontri. Quest'anno invece si deciderà il tutto in un paio di settimane e tutte le 8 squadre che si presenteranno ai blocchi di partenza di questo inedito mini-torneo, saranno ad appena 270 minuti di distanza dalla gloria, perciò a tutte l'obbiettivo parrà così vicino da poterlo toccare, il che spronerà sicuramente i giocatori dal punto di vista emotivo.

Fatta questa premessa, andiamo ad analizzare i possibili ostacoli tra la nostra euroDea e il colpo grosso: PSG, Lipsia, Atletico Madrid, Juventus o Lione, Bayern o Chelsea, Real Madrid o Manchester City, Barcellona o Napoli.
Sicuramente basta leggere i nomi delle squadre ancora in gioco per immaginarsi la banda di Gasperini come un innocente pesciolino nella vasca degli squali, escludendo il Lispia (che sarà tra l'altro privo di Werner) e il Lione (nel caso dovesse eliminare la Juventus), tutti gli altri club sono delle grandi corazzate europee, eppure non tutti i fattori giocano contro i nerazzurri: 

1) PSG, Lipsia ed eventualmente Bayern e Lione arriveranno senza minuti nelle gambe, dal momento che la Ligue 1 non ha ripreso post-COVID e la Bundesliga finirà con largo anticipo rispetto ad Agosto.
2) Juventus e Napoli non fanno paura, dal momento che il Gasp le conosce bene e già in Italia le ha battute, inoltre sulla gara unica non varrà ne il fattore campo ne il fattore "rosa lunga", favorendo al contrario quelle squadre che riescono ad esprimere in una sola partita molta intensità di gioco.
3) Real Madrid e Manchester City sarebbero indubbiamente le più ostiche da affrontare, insieme al rude Atletico del Cholo Simeone (che tra l'altro ha eliminato un certo Liverpool agli ottavi) e al Barcellona, ma almeno una di queste squadre andrà fuori prima dei quarti.
Certamente non mi sento di poter affermare che la strada sia in discesa per la piccola Atalanta, anzi, tutto il contratio, ma sognare non costa nulla e se poi ci si mettesse anche un sorteggio favorevole...
Insomma, come ho chiarito già nel titolo, l'Atalanta campione d'Europa molto probabilmente rimarrà un bel sogno di mezza estate e nulla di più, però proviamo un attimo a pensare con il cuore, uscendo dai freddi numeri e dalle tristi statistiche, che prima provano a rivelarci in anticipo il futuro e poi puntualmente sbagliano.
Mai come quest'anno conterà tanto il fattore emotivo, premiando chi saprà buttare il cuore oltre all'ostacolo, ed è proprio qui che risiede la forza di questa squadra; in questi ultimi mesi è stato commovente il modo in cui una città intera si è stretta attorno ad un gruppo di ragazzi, sostenendoli come se fossero i loro figli ed aggrappandosi alle loro gesta come se fossero i loro eroi.

Il punto è proprio questo: il Papu e compagni non giocano solo per far felici (sportivamente) dei tifosi, lottano per ridare un sorriso a chi ha perso tutto, perciò in campo non scenderanno solo undici uomini, ma una comunità intera decisa a prendersi il riscatto che merita, perchè dopo tutto quello che ha passato ha un conto aperto con la dea bendata, e non vede l'ora di saldarlo.