Buongiorno a tutti, cari lettori di VxL e calciomercato.com.
Non scrivo da molto tempo, un po' perchè non ne ho sentito il bisogno, un po' perchè in quest'ultimo periodo non mi andava di salire sul carrozzone dell'andrà tutto bene o cose simili.
Detto questo, ora sono qui e senza rubarvi ulteriore tempo, vorrei chiarire il senso di questa mia riflessione, che in realtà è più una replica all'articolo di oggi, apparso tra l'altro su cm, "Se mio figlio può andare in discoteca, io ho il diritto di andare allo stadio", firmato da Marco Bernardini.

Dopo averlo letto, ed essermi trovato parzialmente d'accordo, ho pensato di commentarlo, per esprimere il mio personale pensiero in merito, ma purtroppo ho riscontrato nei vari commenti il solito qualunquismo tipicamente italiano, per cui ogni cosa fatta dall'altro non va bene.
Intendo dire, a gennaio il COVID era solo una montatura per coprire chissà quale altro problema, a febbraio si dava la caccia all'asiatico in giro per le strade, come se fosse il peggiore degli untori, a marzo, finiti gli asiatici da pestare, è partito l'odio contro i runner (o chiunque mettesse piede fuori di casa pur restando nei limiti consentiti dalla legge), ad aprile ormai bisognava aprire ad ogni costo, ora invece il problema è la movida e quei pazzi dei giovani, che andrebbero presi a schiaffi per come sputano in faccia a 34000 vittime.

Permettetemi una considerazione, sono un giovane, ho 21 anni, lavoro solo da un paio d'anni e non ho nessuna esperienza di vita da insegnare a nessuno, ma fortunatamente so leggere e fare di conto e di questi tempi non è poca cosa; per questo rabbrividisco quando sento persone con più esperienza (e quindi teoricamente con più capacità di giudizio) indignarsi davanti alle immagini dei Navigli a Milano stra pieni e non battere ciglio quando vengono sbandierate cifre talmente enormi, da non essere nemmeno comprensibili, dal cravattino di turno in tv, come se fossero grandi successi e non enormi DEBITI.
Con questo non intendo dire che la soluzione a tutti i problemi la custodisco gelosamente in tasca, anche perchè se così fosse, probabilmente sarei a Roma, nella stanza dei bottoni e non qui (con tutto il rispetto sia del blog che dei lettori), né tanto meno voglio cavalcare la solita teoria per cui "tanto i giovani non si ammalano, perciò che si divertano pure"; al contrario, io credo che in assenza di una laurea in epidemiologia appesa nel mio salotto, io non abbia alcun titolo per parlare.
La mia riflessione è più incentrata sull'aspetto sociale di tutta questa vicenda: ormai è piuttosto palese che negli ultimi 4 mesi il popolo italiano abbia raccolto quello che ha seminato da tempo immemore, ma nonostante la cosa sia di per sé grave, trovo ancora più grave il fatto che si cerchi sempre di trincerarsi dietro a quella finta morale tutta italiana, che necessita così ardentemente di un nemico pubblico da sminuire.
Io credo che la generazione dei nostri padri abbia contribuito, più o meno volontariamente, a lasciarci le macerie del Bel Paese, dove tutti vogliono uscire, ma nessuno vuole vedere assembramenti per strada, dove tutti vogliono lavorare, però nessuno capisce che il lavoratore non è solo l'operaio sorridente che si vede in TV, ma anche il proprietario di un locale, magari tutto tatuato, magari con la sigaretta sempre in bocca, che per 3 mesi di chiusura ha rischiato di vedere vanificati anni di duro lavoro e che ora ha bisogno di correre il doppio di prima. Un paese in cui non si è ancora capito che i fantomatici 600 euro, che in realtà in pochissimi hanno visto, non vengono pagati solo dagli eroi in corsia (che curiosamente fino a 6 mesi fa erano bistrattati da tutti, mentre ora che c'è stato bisogno di loro sono diventati eroi), ma anche dagli studenti universitari sbarbatelli o dai giovani "nullafacenti" che dopo una giornata di lavoro vogliono andare a farsi una birra in centro.

Mi viene in mente un curioso parallelismo: non so chi di voi, durante la quarantena, abbia visto la serie TV prodotta da Amazon Prime Video "The man in the high castle", tra l'altro consigliatissima perchè è un capolavoro, ma ad ogni modo tratta di un mondo parallelo in cui i Nazisti e i Giapponesi hanno vinto la seconda guerra mondiale e dominano il mondo, e tra le varie peripezie dei personaggi, nella quarta stagione il nuovo fuhrer Heinrich Himmler lancia un progetto chiamato Jahr Null ("anno zero" in tedesco), con l'obiettivo di azzerare la coscienza patriottica degli Americani sottomessi al Reich, in modo da poterli plasmare da zero come nuovi Nazisti...
Ecco, io credo che il COVID sia il nostro Jahr Null, un punto di ripartenza totale, dalle basi della nostra società fino alla cima, però ora che il cambiamento è arrivato sta a noi decidere se cogliere l'occasione per migliorare, oppure fare finta di niente e ottenere un prossimo "anno uno", pure peggio di prima, se possibile...

Credo fortemente nel messaggio di questo articolo, nonostante non c'entri nulla con lo sport, e di questo me ne dispiaccio (ma posso garantire che quando il pallone tornerà a rotolare e finalmente potremo lasciarci tutto questo alle spalle, sarà un sollievo immenso anche per me), capisco anche che sto toccando corde molto delicate e sono aperto a qualsiasi tipo di critica costruttiva, ma vi prego cari lettori di ascoltare il mio appello: anche noi giovani abbiamo perso persone care, nonni, zii, genitori, amici... Anche noi giovani abbaimo perso il lavoro, tanto faticosamente ottenuto di questi tempi, anche noi giovani abbiamo perso la libertà, troppo spesso sottovalutata; ma se tenete a noi in qualsiasi modo, smettetela di addossarci ogni colpa possibile e immaginabile, perchè oggi siamo quelli che vanno in discoteca a "disfarsi di ecstasy, anfetamine e ubriacarsi e addio distanziamento sociale", ma se domani avrete la pensione che tanto meritate dopo una vita di duro lavoro e sacrifici, sarà perchè noi stiamo pagando il prezzo degli errori commessi da altre persone.