Questo Milan, nonostante i soliti luoghi comuni del tifo italiano, piace un po’ a tutti.
Piace perché alla sua guida non c’è uno straniero spaccone, ma c’è Rino Gattuso, un eroe della nazione, forse quello che incarnava di più i valori di sacrificio e grinta, sfoggiando dalla Calabria a Berlino quella barba incolta e i muscoli sempre tesi.
E in un mondo calcistico ormai pieno di tatuaggi e social, Gattuso prosegue nella sua filosofia “d’altri tempi” riassumibile così: “O fate come dico io o vi spezzo le gambe, perché essere bravi non basta, dovete dimostrarlo”.
Severo, rigido, burbero, quello che serviva ai baby del Milan. 

Il Milan piace per i giovani che impiega: solo Calabria, Cutrone, Donnarumma e perché no, anche Locatelli, fanno brillare gli occhi alla possibilità di vederli giocare in nazionale maggiore. Venuti dal nulla questi ragazzi fanno urlare di gioia le tifoserie, non si montano la testa e fanno cose straordinarie. Non sono costati milioni di milioni come tanti altri, e, a parte Donnarumma e il caso Raiola, questi ragazzi sono stati sempre al loro posto, hanno mostrato professionalità ma soprattutto umiltà, dote spesso e volentieri dimenticata al giorno d’oggi. 
Il Milan piace perché forse un tifoso esterno vede l’impiego di giovani italiani come qualcosa di produttivo per il nostro calcio, come una sorta di rinascimento dell’italian style. È prematuro dire che saranno protagonisti anche in Nazionale, ma chi meglio di Gattuso può saperlo? 

Detto questo, speriamo che il Milan vada avanti in Europa League e insegni ai Gunners che non solo le inglesi sono tornate, ma che presto, torneranno anche le italiane. E che tutti dovranno averne paura.