Fischio finale, tutti a casa. La sentenza è inappellabile e piano piano si ripiegano striscioni e bandiere; ma non si parla solo di Roma e Juve. Tante squadre quest’anno hanno inscenato uno show di tutto rispetto, a volte in negativo a volte in positivo. Chissà cosa penserà il Cholito Simeone vedendo il Real approdare ad un’ennesima finale, lui, che si è dovuto accontentare del secondo posto ben due volte contro gli odiati blancos. Tra l’altro, neanche approdare alla fase a eliminazione diretta quest’anno ha ridimensionato notevolmente i colchoneros a cui resta l’Europa league che si, non è da buttare, ma è come paragonare l’oro e l’argento. 

C’era poi il buon Chelsea dell’operaio Conte, che essendo troppo lontano dalla vetta della Premier, si aggrappa alla volontà dei suoi di mettersi in mostra nella competizione europea. Anche in questo caso, cadono speranze. Il Chelsea è la prima vittima di una Roma deliziosa, fino all’ultimo e il grande Antonio precipita all’inferno. Eppure ci eravamo tanto amati...

E dove è finito poi il Psg dei ricconi? Al solito immancabile appuntamento con le più datate squadrone europee che puntualmente ogni anno rimettono il guinzaglio ad Al Khelaifi e alle sue figurine manco fosse una sfida tra allievo e maestro. Povero Neymar, e dire che ti eri fatto temere tanto con Cavani e Mbappè, serve poco a Cristiano Ronaldo per ricordare chi comanda.
Esito finale? Snobbare Emery e il giocoliere brasiliano fino a ipotizzarne l’addio. 
Ci si ritrova poi col City che quest’anno aveva trovato in guardiola il leader giusto per assaltare le semifinali almeno, cosa è successo Pep? Salah correva più veloce dei tuoi. Ancora una volta devi aspettare l’anno successivo. Tranquillo Pep, ne hai già vinti di titoli. 

Senza dimenticare le lacrime e lo sfogo di Buffon, lo stoicismo dei bavaresi a Madrid, il saluto di Florenzi alla curva, lasciamo la Champions 2017/2018 con un po’ di amaro in bocca, consci del fatto che magari alcune di queste “favole sportive” poteva continuare per qualche altro capitolo.
A un passo dal successo però, ci si ferma, e tutto si trasforma in lacrime e applausi. Gli dei del calcio sono crudeli.