Lunedì sera l'Italia di Roberto Mancini, battendo in trasferta l'Ungheria, è riuscita a qualificarsi alla final four di Nations League in programma a giugno in Olanda. Un risultato notevole se si considera che le avversarie del girone erano due potenze come Inghilterra e Germania e, soprattutto, considerando che l'Italia doveva ripartire dalla cocente eliminazione dai prossimi mondiali di novembre in Qatar. Infatti, alla fine del match, lo stesso commissario tecnico ha lasciato trasparire più la sua amarezza per la mancata qualificazione piuttosto che la gioia per il nuovo traguardo raggiunto.
Purtroppo però Mancini ha le sue responsabilità nel non aver condotto l'Italia ai mondiali e ne abbiamo avuto la prova proprio con le ultime due gare della nazionale. Sia chiaro, il mister ha fatto un lavoro strepitoso fino alla vittoria dell'Europeo e sono stato contento della sua conferma anche dopo la sciagurata notte contro la Macedonia. Ma in quel frangente il Mancio ha commesso l'errore di molti suoi predecessori confermando, per gratitudine nei loro confronti, gli uomini che avevano compiuto l'impresa di Wembley, anche se molti di loro erano evidentemente fuori forma (Jorginho, Barella e Insigne su tutti) ed altri mancavano per infortunio (Chiesa).
In quella partita al c.t. mancò il coraggio per affidarsi a giocatori più giovani e meno esperti, ma di sicuro più in forma di quelli che scesero in campo come ad esempio Scamacca, Raspadori Pellegrini e Tonali. Adesso, a distanza di 6 mesi, il mister è tornato sui suoi passi dando fiducia a molti di questi ragazzi. E inoltre ha varato un nuovo modulo (il 3-5-2) perché se è vero che lo schieramento in campo conta fino ad un certo punto e quel che conta è l'atteggiamento dei giocatori, è anche vero che se questi hanno determinate caratteristiche si trovano meglio ad esprimerle con un modulo diverso. Ad esempio, in questo momento storico, in Italia non ci sono grandissimi difensori (che tristezza!) e il modulo a 3 sembra dare maggiori garanzie, sia per il vecchietto Bonucci che così è maggiormente aiutato, sia per i vari Mancini, Bastoni, Toloi, Acerbi e Luiz Felipe che giocano o hanno giocato per anni con questo modulo e si esprimono al meglio. Così come a centrocampo, soprattutto sugli esterni dove i vari Spinazzola, Dimarco, Udogie e anche Bellanova, sono abituati a giocare da "quinti" più che da terzini bassi. Infine l'attacco dove, giocando con due punte, si evita di lasciare il centravanti completamente isolato in mezzo alla difesa avversaria. E potrebbe trovarne giovamento anche il buon Immobile, che sì è consacrato bomber nella Lazio di Simone Inzaghi schierata questo schema. Purtroppo il c.t. non ha avuto il coraggio di effettuare questo stravolgimento in occasione delle decisive gare di qualificazione ai mondiali, prima contro Svizzera e Irlanda del Nord e poi nell'infausta notte di Palermo contro la Macedonia. È l'unica pecca che si può attribuire a Mancini che però adesso sembra aver fatto tesoro dei suoi errori e prova a porvi rimedio per riportare in alto la nostra nazionale.