Sta per ripartire il campionato dopo la lunga sosta del campionato causa nazionali. In questi giorni, sia sui social che sui giornali e nelle trasmissioni sportive, tiene banco la crisi della Juve. In molti suggeriscono l'esonero di Allegri come soluzione di tutti i mali bianconeri e devo dire che anche io sarei a favore di tale soluzione. Ma mi rendo anche conto che sia di difficile attuazione visto quanto pesa al lordo l'ingaggio del mister livornese e del suo staff fino al 2025. Inoltre, siamo sicuri che un nuovo allenatore sarebbe in grado di cambiare il corso della stagione? Visto che la squadra è stata costruita per Allegri, quanto tempo occorrerebbe ad un nuovo tecnico per incidere sul gioco della squadra? Senza contare che i pochi allenatori liberi sul mercato, come ad esempio Zidane, Tuchel o Pochettino, pretenderebbero un ingaggio tra i 15 e i 20 milioni. Affidare la squadra ad un traghettatore da qui sino a giugno, quali effetti potrebbe sortire sulla squadra? In ogni caso, che sia adesso o al termine della stagione, mi sembra evidente che alla Juve serva un cambio totale. Normalmente io non sono uno di quei tifosi che si fa prendere dal disfattismo più totale quando la sua squadra del cuore attraversa un periodo negativo. I cicli sono fatti per finire e la Juve ha già fatto più di quanto ci si potesse aspettare conquistando campionati e coppe per ben dieci anni. Adesso c'è una flessione più che fisiologica che purtroppo durerà per un po'.
Io però, se fossi nel presidente Agnelli, o meglio ancora nella proprietà, approfitterei per dare una svolta totale alla squadra. Non tanto negli uomini, sia in società che in rosa, quanto proprio a livello di mentalità. Pochi anni fa la Juve era riuscita ad issarsi tra le grandi d'Europa centrando due finali di champions in tre anni. Ovviamente c'era voluta anche un po' di fortuna nei sorteggi ed in alcune partite. Ma in ogni caso c'era arrivata. E riuscendo a mantenere anche il bilancio pressoché in attivo, evitando spese folli e ingaggi monstre. Vero che era arrivato Higuain per 90 milioni ma quell'anno era stato ceduto Pogba per 105 al Manchester United. E l'ingaggio massimo retribuito alla squadra era proprio per il pipita e per Dybala a 7,5 milioni che in Europa corrisponde all'incirca al salario minimo per i calciatori delle big. Per dirla alla Antonio Conte, la Juve si era seduta al ristorante da 100 euro con soli 10 euro in tasca. In quel momento però, in società hanno commesso l'errore di pensare che per poter effettuare l'ultimo step serviva prendere calciatori di grande nome. Giocatori affermati ai massimi livelli in grado di dare maggiore esperienza alla squadra. Così sul mercato sono stati privilegiati i parametri zero, anche se con ingaggi spropositati.
E poi il colpo Ronaldo. Tanto eccezionale per marketing e ritorno d'immagine, quanto problematico dal punto di vista tattico, di spogliatoio e soprattutto economico. Sicuramente la pandemia non poteva essere prevista ed ha contribuito fortemente al fallimento dell'operazione. Ma era facile prevedere che sarebbe bastato una piccolo fuori programma per andare in difficoltà economicamente affrontando una tale spesa. Dal mio punto di vista invece, l'ultimo passo per rimanere stabilmente tra le big d'Europa andava fatto a livello mentale. Tutte le squadre che dominano in champions hanno una propria filosofia di gioco, un modulo quasi sempre uguale o che differisce di poco e, soprattutto, una chiara vocazione offensiva. Tutte le grandi o quasi, giocano con il 4-3-3 o 4-2-3-1 (Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco, Paris Saint-Germain, Manchester City) e anche se cambiano allenatore scelgono un successore che si rifà a quella filosofia, magari solo con qualche piccolo accorgimento.

Fossi in Elkann prenderei come esempio il Bayern Monaco. Una squadra impostata con il 4-2-3-1 che, ogni qualvolta individua un punto debole o un giocatore che, giunto quasi a fine carriera, deve essere sostituito, interviene sul mercato facendo 1-2 acquisti a sessione ma andando a prendere sempre il miglior giovane talento disponibile in quel ruolo. Sarebbe opportuno scegliere un allenatore giovane, votato al gioco d'attacco, magari meglio straniero così da non essere preda di questa vecchia mentalità italiana del primo non prenderle. E concedergli tempo e fiducia. Cosa che alla Juve non è mai semplice ma, visto lo scempio mostrato nelle ultime stagioni, credo che i tifosi riuscirebbero a sopportare. D'altronde il bel Napoli di Spalletti nasce quando De Laurentiis sceglie, coraggiosamente, di dare una svolta alla squadra e, all'indomani dell'addio di Mazzarri, scelse come nuovo allenatore Rafa Benitez. Questi cambiò completamente modulo e stile di gioco passando dal 3-5-2 mazzarriano, impostato sulle ripartenze, al 4-2-3-1, con possesso palla e sovrapposizioni sulle fasce. Il tecnico spagnolo chiuse terzo e quinto i due campionati sulla panchina partenopea ma pose la basi per il bel Napoli successivo guidato da Sarri e che oggi, con il cambio di qualche giocatore ormai invecchiato, allenato da Spalletti comanda la classifica della serie A e quella del proprio girone di champions.
C'è bisogno che la proprietà bianconera si renda conto di aver imboccato la strada sbagliata e sfrutti questo momento negativo per mettere un punto e ripartire daccapo.