Una premessa: non è ancora finita. Alcuni numeri, però, certificano le ormai ataviche difficoltà della Juventus che nelle ultime 4 partite disputate in Champions League ha perso tre volte su quattro, ha subìto 6 gol e ne ha fatti solo tre. Non è ancora finita, d’accordo. Il calcio, e lo sport in generale amano sovvertire pronostici e sentenze più o meno scontate. Più o meno scritte. Al ritorno, il prossimo 12 marzo, la Juve potrebbe giocare “lapartitaperfetta”, così, tutto attaccato come da fin troppo inflazionato slogan. Solo che da novembre in poi i numeri della (presunta) armata bianconera sono in chiaro difetto. Non un buon segno in vista della sfida di Torino. Dopo aver vinto le prime tre partite del girone senza apparente difficoltà, Cristiano Ronaldo e compagni hanno smarrito certezze e punti per strada. Alla quarta giornata e con in mano il match ball qualificazione contro il Manchester United, la Juve ha perso (2-1) una partita che sembrava avesse già vinto. Dopo il parco 1-0 casalingo con il Valencia che ha certificato il passaggio del turno, i bianconeri hanno chiuso la prima fase cadendo male (ancora 2-1) e giocando peggio a Berna contro lo Young Boys.
Nessun dramma? Forse, ma quando si perdono due partite in tre giornate e si segnano soltanto tre gol ci deve essere qualcosa in più di un piccolo campanello d’allarme.
Qualcosa che non andava c’era e c’è stato ieri, una volta di più, nel “no contest” di Madrid. Al Wanda Metropolitano e dopo 90 minuti in cui la Juve ha tirato solo due volte in porta, la squadra di Allegri ha perso la terza partita delle ultime 4 sfide europee. Tre su 7 da quando è iniziata questa edizione della Champions League. Un chiaro segnale di quanto i conti, dalle parti della Continassa, non tornino.

Dimmi come giochi e ti dirò chi sei. Ebbene, anche nell’anno I dell’era Ronaldo e fin dall’inizio della stagione, la Juventus ha sempre dato la sensazione di non riuscire ad esprimere il massimo del proprio potenziale. Per troppe volte e soprattutto in campionato in alcune partite dal  coefficiente di difficoltà medio-alto (quelle contro il Milan, l’Inter, la Roma, la Lazio ed in un certo senso il derby in trasferta), i bianconeri hanno vinto senza mai far pesare davvero le proprie differenze e giocando sempre o quasi a ritmi bassi. Troppo bassi. In Champions League, senza ritmo e qualità, difficilmente si fa strada come si è visto nella infausta serata di Madrid.

Al netto dei meriti dell'Atletico Madrid e delle deludenti prove fornite da chi avrebbe potuto far  valere la propria qualità, da Pjanic ad Alex Sandro, da Dybala a Cristiano Ronaldo, tanto per fare qualche  nome, è venuto ancora una volta meno anche il coraggio di rischiare. La scelta di far partire De Sciglio e non Cancelo ne è la testimonianza.

Ciò detto, schierare il portoghese dall’inizio non sarebbe stato sinonimo di vittoria, ma con il senno di poi si è rivelata l’ennesima scelta conservativa all’interno di una gara pensata prima ed interpretata poi in maniera ancora più conservativa.
“A Madrid sarà importante fare gol” - aveva detto Allegri nei giorni scorsi.
Missione fallita senza attenuanti. “E’ stato importante non aver preso il terzo” - si è consolato il tecnico a dado ormai tratto.

Non è ancora finita, d’accordo, ma forse certe frasi sono più indicative di alcuni numeri a dir poco preoccupanti.