TORINO 

In queste ore di attacco alla… difesa rea di subire qualche gol di troppo, ci sono dei numeri che dovrebbero fare ancora più riflettere.

Due, uno, due. Sono le reti segnate fino ad ora in campionato rispettivamente da Dybala, Douglas Costa e Bernardeschi. Poche, decisamente troppo poche. Una trequarti di nobiltà solo apparente perché da un trio di certificato talento come quello di cui sopra sarebbe lecito aspettarsi  qualcosa in più  in fase realizzativa ma non solo. Eppure, per un motivo o per l’altro, nessuno dei tre riesce ad incidere con continuità. Ieri, nella partita contro il Parma, ha provato a farlo Douglas Costa che dopo i primi 45 minuti senza infamia e senza lode ha lasciato il posto ad un Bernardeschi impalpabile fino alla sostituzione forzata per un problema al costato.

Nel corso della ripresa, l’occhio delle telecamere si era inoltre soffermato più volte su Dybala che, dopo essersi scaldato invano a lungo, a cambi ultimati ha però preferito rientrare con anticipo e forse anche con un minimo di disappunto negli spogliatoi.

Dopo 22 giornate ed a fronte di soli 5 gol segnati complessivamente, è fin troppo evidente che sia l’argentino, che il brasiliano che il nazionale azzurro non stiano vivendo una stagione da ricordare.

LA METAMORFOSI DI DYBALA Sono passati 3 mesi dall’ultimo gol di Dybala in Serie A. Il 3 novembre, la Joya realizzava la rete del vantaggio contro il Cagliari dopo appena un minuto dall’inizio della partita poi vinta dalla Juve 3-1. Da quel momento, il numero 10 bianconero è scomparso dal tabellino  dei marcatori. Complice la metamorfosi da seconda punta a “tuttocampista”, certo, che allontana l’ex Palermo dalle zone dove potrebbe fare più male.
Complice anche un momento di relativa vena di un giocatore lodevole per l’abnegazione con la quale “cuce" il gioco ma che, assistenza per Emre Can contro il Chievo a parte, fatica sia a segnare che a mandare in porta i compagni. La sensazione è che abbia perso per strada un minimo di entusiasmo, di “leggerezza”. Avrebbe potuto essere lui il CR7 della Juve ed invece da ottobre del 2017 non si vede più con continuità la miglior versione di Dybala che si era progressivamente spento lo scorso anno anche da seconda punta. 

DA COSTA A COSTA Dallo “speedy” Costa della seconda parte del 2017/2018, al Douglas discontinuo di questa prima parte di stagione. Sembra non ci siano mezze misure per l’ala brasiliana che fa da sempre dei picchi e dei momenti no la propria carta d’identità calcistica. Aveva iniziato il campionato da titolare, l’ex Bayern. L’espulsione contro il Sassuolo e l’infortunio nel match inaugurale di Champions League contro il Valencia, lo hanno poi portato ai margini della Juve nonostante Allegri lo abbia schierato titolare undici volte su 18 presenze complessive. Il flash, il gol contro il Chievo, sembrava potesse sbloccarlo. Le prove contro la Lazio, l’Atalanta ed il Parma hanno fatto però intravedere un Costa mai in grado di fare davvero la differenza.

GLI ALTI E BASSI DI BERNA Caso simile a quello di Bernardeschi. Trascinante e decisivo ad agosto con il timbro da tre punti sul Chievo ed autore più di una prestazione da potenziale stella all’alba della stagione. Non segna, però, dal 23 settembre, dalla vittoria per 2-0 sul Frosinone. Nel frattempo, “Berna” è andato in contro a troppi alti e bassi. Bassi come il minutaggio che gli ha concesso Allegri fino a dicembre. Ora, il 24enne di Carrara sembra poter avere più spazio ma dopo il gol al Bologna e l’acuto contro la Lazio che ha generato l’1-1 provvisorio di Cancelo, non ha lasciato il segno nelle successive due partite.

In un momento in cui la difesa è sotto attacco, lo stabile ritorno ad alti livelli di Dybala, Douglas Costa e Bernardeschi potrebbe rappresentare una svolta soprattutto in ottica Champions League. E’ tempo che la trequarti di nobiltà torni ad essere tale e non solo apparente.