Il 9 novembre 1989 è riconosciuta da tutti come la data della caduta del muro di Berlino.
Ad una settimana esatta dai trenta anni da questo evento storico, che ha celebrato il culmine di una rivoluzione pacifica, si è disputato il primo derby in Bundesliga tra due squadre di Berlino: Union Berlino ed Herta Berlino, ex Est contro ex Ovest. A fare notizia non è il risultato (vince l’Union per uno a zero con goal di rigore oltre il novantesimo!) ma gli scontri prima, durante e dopo la partita tra gli ultras delle due tifoserie. E dire che, prima dell’abbattimento, il simbolo della cortina di ferro era il nemico comune ed il calcio univa dietro il filo spinato. Speriamo di vedere sabato prossimo, davanti alla Porta di Brandeburgo, il clima di festa tipico delle celebrazioni.
In Italia, su Sky, è pronto lo speciale con il titolo “Berlino30: un calcio al muro”; è bellissimo raccontare la storia attraverso lo sport anche se parlando di stadi italiani sarebbe più opportuno intitolare “un calcio ai tifosi (o meglio pseudo tifosi!) razzisti”.

A Verona, durante la partita contro il Brescia, avviene l’ennesimo episodio che macchia il calcio italiano. L’arbitro sospende per quattro minuti la partita e l’italiano (ha la pelle nera ma è italiano!) Mario Balotelli scaglia il pallone in curva per protestare contro gli stolti che dagli spalti gli rivolgevano insulti e ululati.
La vergogna ancor più grande è la bieca e ottusa ignoranza con la quale questa ennesima vicenda di razzismo è stata discussa e trattata dopo il match. Lungi dal fare di tutta l’erba un fascio e di etichettare come razzista l’intera tifoseria veronese, è da tutti gli amanti del calcio auspicato un provvedimento serio, necessario ed esemplare da parte della società calcistica e della città di Verona soprattutto alla luce delle dichiarazioni del capo ultrà dell’Hellas (per lui “daspo” fino al 2030).
Caro Super Mario, condivido il tuo gesto di disapprovazione, ma abbandonare il campo sarebbe stata la vittoria degli imbecilli che di certo temevano le tue giocate.

Il timore è sicuramente uno dei problemi che affligge i giocatori del Milan. Con la Lazio arriva la sesta sconfitta in undici gare; pensavo che fosse la partenza più brutta della storia centenaria rossonera ed invece mi sono rincuorato quando ho appreso che basta tornare nell'anteguerra (stagione 1941/1942) per trovare sette sconfitte dopo undici gare. In pratica, neanche nell'anno della retrocessione (1981-82) si fu capaci di fare peggio. A mettere ancora più paura è il tremendo calendario che proporrà la Juventus domenica e il Napoli al rientro dalla sosta. E’ quindi a portata di mano la possibilità di vedere allungare la già estesa e “nera” striscia di risultati negativi. La rassegnazione nei cuori rossoneri ha preso il posto della delusione. La partita con i biancocelesti ha messo in mostra il miglior Milan della stagione per settantacinque minuti abbondanti, ma questo non è bastato a chiudere la partita quantomeno in pareggio. Duarte, che ben aveva esordito con la Spal, è chiamato a sostituire l’infortunato Musacchio al centro della difesa ma sulla sua prestazione pesano i due goal siglati dalla Lazio: sul primo si fa anticipare di testa da un sontuoso stacco di Immobile che gli prende il tempo con troppa facilità e sul secondo sbaglia il passaggio di testa ed in arretramento si dimentica di temporeggiare lasciando Correa libero di ricevere il passaggio illuminante e filtrante di Luis Alberto.
La difesa milanista traballa diverse volte sotto i colpi maestosi e le giocate nello stretto e palla a terra dei tre solisti di Mister Inzaghi ma a preoccupare ancora di più è la fase offensiva. Il goal del pareggio è arrivato grazie ad una deviazione sfortunata di Bastos e nato in seguito ad un bel dribbling sulla sinistra di un ottimo Castillejo.
Ecco, i dribbling! Sono questi che mancano al Milan. Correa, Lulic, Luis Alberto, lo stesso Immobile sono fortissimi nell'uno contro uno. Tra i rossoneri chi è in grado di creare superiorità numerica saltando il diretto avversario? Il discontinuo Castillejo, l’evanescente Suso (infortunati tutti e due!) o il non meglio identificato Rebic il quale sembra essere arrivato a Milanello da un’altra galassia? Su quest’ultimo mi chiedo ancora come possa essere stato titolare nella Croazia vice campione del mondo.
Tirando le somme ha ragione Fabio Capello: “a San Siro serve personalità… ci son pochi calciatori da Milan, per quel Milan che tutti sognano''.

E’ giusto che sognino i tifosi nerazzurri dopo la vittoria in rimonta al Dall'Ara di Bologna. La squadra di Mihajlović passa in vantaggio, lotta e resiste fino alla fine ma deve arrendersi allo strapotere di un devastante Lukaku che realizza le due reti di cui una su rigore procurato dal sempre presente Lautaro Martinez. “El Toro” si è scatenato pure ieri sera contro il Dortmund mettendo a referto goal e assist che non sono però serviti alla squadra di Conte ad evitare la rimonta.
La partita è stato uno spettacolo. Il tecnico dell’Inter a fine gara si scaglia nuovamente contro la dirigenza rea di aver commesso errori e mancanze in fase di mercato. La mente torna alla frase pronunciata qualche anno fa "non si mangia con 10 euro in un ristorante da 100” ma stavolta c’è più di un semplice sfogo: non condivido i toni esagerati di Conte ma ho come l’impressione che sia un modo “forzato” per ottenere rinforzi a gennaio.
L’Inter è seconda in Serie A ed il condottiero Antonio non ha nessuna voglia di mollare. Non abbandona il primo posto in classifica la Juventus, battendo nel derby il Torino grazie al goal di Matthijs de Ligt con una bella girata di destro. Pure stavolta il sospetto per l’ennesimo fallo di mano nella propria area di rigore da parte dello sfortunato ragazzo c’è stato ma il goal è stato siglato di… piede. Si sono sbizzarriti in tanti con doppi sensi e fotomontaggi, lasciate farlo anche a me visto che sono tra i pochi, insieme a Bonucci, a pensare che ben presto il ragazzino scuola Ajax verrà annoverato tra i più forte difensori del mondo.

La Juventus continua a vincere col minimo sforzo in Campionato, ma in Champions è un’altra storia; tra poche ore, contro il Lokomotiv, servirà la massima concentrazione per chiudere in anticipo la pratica qualificazione. E’ un mondo, anzi un’isola felice la Sardegna. Tutti euforici per il quarto posto conquistato dal Cagliari che batte l’Atalanta e la aggancia a quota ventuno punti. E’ inutile fare proclami e ancora più banale chiedersi: “dove può arrivare questo Cagliari?”. Maran fa bene a tenere i piedi per terra, nessuno dovrà montarsi la testa: è giusto “pensare a vivere questo momento senza precludersi nulla” ma tutti gli avversari che arriveranno alla Sardegna Arena avranno di che preoccuparsi! La chiosa finale la dedico al Napoli. Il Presidente De Laurentis è intenzionato a tutelare tutti i diritti del club, economici e non, per via legali dopo il vile rifiuto dei giocatori di andare in ritiro.
Mi schiererò sempre da parte delle Società e non con chi si sottrae “per viltade” alle proprie responsabilità. Si parla di professionisti milionari che guadagnano cifre da capogiro e non di ragazzini viziati affetti da sindrome dell’Imperatore!

P.S.: il problema più grande per sradicare i razzisti dallo stadio è identificarli. L’unico “muro” che vorrei esistesse è quello che tutte le persone perbene allo stadio potrebbero e dovrebbero innalzare per isolare i pochi citrulli razzisti.; basterebbe applaudire all'unisono per ammutolire gli ululati dell’ignoranza.
Il silenzio di chi tenta di giustificare è più assordante!