---Funghi nerazzurri, per perdere la testa... della classifica--- 04/12/2019

“Ciao a tutti, belli e brutti”. Si presentò così, davanti le telecamere, l’attuale Presidente della Liberia dopo lo Scudetto vinto dal Milan in rimonta sulla Lazio. Era il 1999 e George Weah era già famosissimo per la sua simpatia oltre che per la sua immensa bravura sul campo di calcio. In questi giorni di polemiche, tra il Pallone d’Oro assegnato a Messi e l’audio rubato con la voce dell’a.d. della Serie A, De Siervo, che propone di spegnere i microfoni per non far sentire i cori razzisti, è facile ricordarsi di “King George”. L’ex attaccante di Paris Saint Germain e Milan è il primo calciatore non europeo ad aver vinto l’ambito premio assegnato dalla rivista “France Football” ed è anche il primo a definire “razzista” la legge costituzionale che ancora oggi in Liberia limita la cittadinanza solo agli individui di colore. Strano ma vero: le teste “pensanti” esistono anche nel mondo del calcio.

Non ci è dato a sapere cosa è passato per la testa di Chiellini quando ha definito un “furto”, commissionato sotto pressioni del Real Madrid, l’assegnazione, lo scorso anno, del Pallone d’Oro a Modric. Si può essere d’accordo o meno con la decisione (personalmente avrei assegnato il premio a Griezmann) ma esibendosi in dichiarazioni senza freni inibitori ci si trova col rischio di dover ritrattare, in poco tempo, quanto detto. Caro Giorgio, ti ammiro per il tuo tempismo nei tackle ma stavolta avresti fatto meglio a “marcare stretta” la tua lingua per dar peso alle parole: ti sei già dimenticato dei tuoi “You pay, you pay” rivolti a Marcelo e Varane? Non è per nulla opportuno fomentare i complotti madrileni, sia per rispetto di tutti i Palloni d’Oro vinti da CR7 proprio con la maglia dei Blancos, sia per non dare adito a chi accusa la Juventus di far valere in Italia il suo potere politico. Da avversario buttar giù Chiellini è davvero difficile ma con le parole il Capitano della Nazionale non riesce ad evitare “cadute di stile”.

Poco elegante anche la dissertazione di Ronaldo alla premiazione di Messi; ci siamo abituati, non è la prima volta. La notizia delle notizie è che la Juventus ha perso la testa della classifica. Dopo il due a due finale con il Sassuolo tutti i detrattori di Maurizio Sarri iniziano a sbucare fuori come i “Pleurotus Eryngii” rinvigoriti dalle abbondanti piogge. Molte “teste di funghi” parlano di squadra in crisi, condizione fisica allarmante, gioco inesistente, insomma l’Apocalisse sembra alle porte. Pochi invece guardano i numeri. Nel calcio qualche volta i numeri mentono ma quasi sempre parlano chiaro: la Juventus ha vinto quindici gare su diciannove, pareggiandone quattro. Non bisogna aver studiato la trigonometria per capire che in questa stagione la Juventus ha perso zero partire. Un rallentamento apparirebbe più normale se solo ci si ricordasse che esistono anche gli avversari. L’acerrimo nemico di tutti i tifosi bianconeri si chiama Antonio Conte.

La sua Inter fa davvero paura ed ha ragione quando dice che se il campionato è ancora vivo è grazie alla sua squadra. I nerazzurri acquisiscono sempre più quella consapevolezza da grande squadra che è determinante per vincere le partite “sporche” ma che allo stesso tempo permette di esprimere un gioco spigliato e divertente. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Conte è un trasformista: non perché cambia chissà quali moduli (in realtà rimane sempre fedele al suo 3-5-2) ma perché è stato eccezionale nel trasformare una banda di calciatori mediocri in una macchina da guerra. La potenza di Lukaku è pari a quella di un carro armato e le giocate funamboliche di Lautaro Martinez sembrano i colpi di un kalashnikov. L’unico che spara a salve è il “pistolero” del Milan.

Non credo minimamente alle voci che vedrebbero la dirigenza impegnata nel tentativo di mandare in prestito Piatek al Genoa
; e non penso per niente al mondo che lo stesso giocatore voglia arrendersi dopo un solo anno. Non mi descriverei come uno scaramantico ma maledetta fu la scelta di quella pesantissima maglia numero “9”. Nessuno, e ripeto nessuno, dopo Inzaghi è riuscito a sopportare questo fardello. E non nominatemi Higuain che di questi tempi era fermo a sei goal (che sono più di quelli di Piatek ma sempre pochi rimangono) e soprattutto aveva già deciso di abbandonare la nave. Non mi va di guardare al passato perché è meglio pensare al futuro. Per la prossima campagna acquisti mi auguro due cose. La prima: spero che Boban abbia lo stesso “occhio” nello scegliere saggiamente un “10” da Milan così come Maldini lo ha avuto in estate nel portare in rossonero un numero “3” degno di tale maglia. La seconda: spero che Gazidis sia meno rigido dell’anno scorso. La carta di identità non bisogna guardarla perché occorre chiudere il cerchio apertosi nell’estate 2012, precisamente il 18 luglio. Sette lunghissimi anni. Non voglio nominarlo fino a quando non vedrò nuovamente, con buona pace del grintoso Fabio Borini, la “11” sulle sue larghe spalle. Il fuoco che ha dentro asciugherebbero perfino le polveri bagnate del Pistolero Piatek.

P.S.: i “Pleurotus Eryngii”, meglio conosciuti come “funghi di Ferla” e chiamati anche Cardoncello, sono funghi, appunto. Spesso preferiti ai porcini, si narra che crescano sulla base del tronco spugnoso della Ferula in gruppi compatti. La leggenda afferma pure che c’è chi li cerca appassionatamente e chi se li mangia gustosamente. A quale categoria appartengo io? Beh, posso solo dirvi che gusto hanno.