Fair Play Finanziario, ha senso così com'è impostato?
Sono ormai passati quasi 8 anni dall’introduzione di questo strumento di controllo finanziario per i club, che aveva come obiettivo “la premiazione delle società gestite in modo corretto, dando di più a coloro che rispettano le regole e adottano un modello di impresa sostenibile”, queste le parole di Gianni Infantino.

E’ innegabile che il FFP ha portato i club ad indebitarsi di meno, ma la vera domanda è, se io ho in banca 1 milione di euro, che problemi ha la UEFA ad impedirmi di spenderli? Assomiglia molto alla Politica dell’Unione Europea attuale, non puoi spendere più di quanto guadagni, con il successivo aumento del deficit pubblico; non mi dai soldi da spendere, la gente tira a campare a fine mese spendendo il minimo indispensabile, le aziende non guadagnano abbastanza, la gente viene licenziata e di conseguenza aumentano i problemi a livello sociale: è una ruota che non può che essere destinata al peggio.

Per l’amor del cielo, la vita reale è senza dubbio non paragonabile e più importante del mondo del calcio, ma trovo assurdo da parte dei moralisti sputarci sopra solo perché girano miliardi, anche il mondo reale è fatto così, non insulto certo Cristiano Ronaldo perché guadagna più di cento milioni l’anno, anzi il contrario, lo ammiro perché è stato in grado di farlo, ha colto le opportunità e le doti che aveva per portare a casa il massimo, chi dice il contrario parla solo con l’invidia umana, esistono i ricchi ed esistono i poveri, sia nel calcio che nella vita.

Tornando al FFP, la premiazione delle società gestite in modo corretto in cosa consiste? Non mi fai pagare milioni di sanzioni e mi rileghi per sempre a quel ruolo di gregario negandomi la possibilità di crescere come club a livello sportivo, cosa che oltretutto va di pari passo con l’aumento dei ricavi? Insomma se nasci Parma non morirai certo Real Madrid, ma resterai per sempre un club di seconda fascia o peggio.

Mi dispiace ma non regge, questo sistema, così come è impostato, non fa altro che rendere più ricchi i club che già lo sono, costringendo quelli che le risorse le avrebbero o potrebbero averle, a rimanere nel limbo della mediocrità, salvo qualche miracolo sportivo.

Allora qualcuno di voi si starà chiedendo, come possiamo risolvere il problema e fare in modo che il mondo del calcio abbia tra i protagonisti diversi volti e non i soliti noti, citandone alcuni, (Real Madrid, Barcellona, City, PSG) squadre che, anche in modo poco lecito, riescono sempre ad assicurarsi i migliori giocatori del Mondo, in grado di spendere 400 milioni per due giocatori, escludendo poi dei club che magari hanno speso neanche un quarto per un’intera campagna acquisti.

Prima di tutto, un club deve garantire la continuità aziendale di una squadra per almeno due esercizi finanziari successivi, in modo tale da evitare collassi della società; dare un tetto massimo a tutti club da poter spendere nell’arco di un triennio, magari premiando quelli che hanno speso meno o hanno un bilancio migliore e penalizzando quelli che hanno speso di più, stessa cosa per i tetti salariali. 
Inserire una Luxury tax che consenta di sforare solo in parte determinati parametri, ma pagandone le conseguenze a livello di tasse. Creare i gironi delle coppe europee in base al rispetto delle regole in ambito di FFP, evitando di agevolare sempre i club cosiddetti di prima fascia, hai sforato i paletti, ti inserisco in un girone peggiore detto alla bene e meglio.
Solo così riusciremo a riportare club come Ajax, Benfica, Nottigham Forest, Steaua, PSV, Porto, Olimpique Marsiglia sul tetto più alto d’Europa, garantendo un riciclo anche a livello generazionale nello sport del calcio, destinato sempre più a morire in alcuni paesi, visto lo scarso interesse degli investitori.

Ritornando alla vita, lo stesso Karl Marx disse “Il potere politico moderno è solo un comitato che amministra gli affari comuni dell’intera classe borghese” e, aggiungo io, siamo sicuri che questa classe borghese abbia a cuore gli interessi dei meno abbienti, così nella vita che nel calcio, io credo proprio di no.

Roberto Cannucciari