L’ha sempre detto di amare il calcio, addirittura anni fa disse di preferirlo alla corsa. Usain Bolt, trentaduenne ex centometrista, ha segnato i suoi primi due gol da professionista con la maglia dei Central Coast Mariners, squadra che milita nella serie A del campionato australiano. Nella gara amichevole vinta 4-0 è stato fast, come al solito, and furious: semina un avversario sul primo goal e insacca con un diagonale sinistro da paura. Dieci minuti dopo fa un goal da bomber di razza, prende posizione in mezzo all’area, approfitta di una indecisione difensiva e segna a porta vuota. Era una partita decisiva per il suo futuro, ora la società deciderà che farsene.

È il coronamento di un sogno, il suo sogno. Non si è fatto attendere il commento sui social network: “I sogni diventano realtà tramite il duro lavoro”. Frase che rimanda alla mentalità di un altro grande (diciamo grandissimo) dello sport: Cristiano Ronaldo. Non a caso i due si sentono spesso e negli anni hanno stretto un patto. Bolt gli avrebbe dato qualche consiglio sulla corsa ma in cambio il portoghese doveva aiutarlo con il pallone. Cristiano ha imparato tanto, il consiglio è stato quello di oscillare meno durante la corsa e piazzare il piede sul suo centro di gravità. Da lì chi lo ha più fermato? Chissà che anche Usain non apprenda così tanto. Per adesso lavora sodo sulla tecnica e sul controllo palla. Lui dice di essere già migliorato molto, gli basterà conoscere un po’ meglio gli automatismi dello sport e poi sarà un giocatore completo.

Cambia la disciplina ma l’esultanza è sempre la stessa. Braccia al cielo e scocca la freccia dall’arco. All’inizio è venuto per caso ma ha subito attecchito tutti. È un passo di danza giamaicano e significa “To the world”. Dalla Giamaica a tutto il mondo il messaggio lo ha mandato lui: “Anything is possible”. Occhio, Bolt è tornato ed è più forte di prima.