Un pareggio, una vittoria e una sconfitta. Questo il verdetto delle prime tre di campionato per Velazquez. Come inizio non una favola ma nemmeno malaccio considerando la difficoltà solita per i tecnici stranieri a debuttare nel nostro paese. Guardando il bicchiere mezzo pieno sono da sottolineare le prestazioni di testa e carattere volute dall’allenatore salmantino, che ha già fatto intravedere una certa stoffa e di avere una idea propria sul calcio.

Il suo pensiero è riassumibile in tre termini: precisione, insistenza e intensità. La squadra nel precampionato si è allenata al 90% con la palla fra i piedi. Avere dimestichezza con la sfera è il primo passo per non sbagliare passaggi e mantenere il possesso, soprattutto nelle zone decisive del campo. Meno volte si perde la palla più si abbassa la probabilità di incassare. Nel caso di perdita del possesso entra in gioco l’insistenza. Principalmente l’autore dell’errore deve lottare per riconquistare la palla, a costo di spendere molte energie per la squadra.
L’episodio da cui si intuisce questa caratteristica è nella partita con la Samp, in cui l’allenatore bianconero è letteralmente impazzito per un recupero difensivo di Machis: elogio al sacrificio. Il terzo punto è la costante intensità. Si ritorna alla lotta su ogni pallone, la fame e la concretezza, non è permesso calare il ritmo nella testa e nelle gambe. E quando queste iniziano a essere stanche, entra in gioco lo scossone da bordo campo: “Vamos, vamoos!”. Carota e bastone.

Paragoni azzardati

Quando qualcosa va per il verso giusto non può che iniziare a essere commisurato con qualcos’altro di molto più importante. Il giovane allenatore , che ha iniziato ad allenare all’età di 15 anni, è stato accostato a Diego Simeone a causa di certi aspetti somiglianti. Chissà che non abbia davvero preso spunto dall’argentino creatore del movimento “cholista”. Un sistema di gioco leggermente diverso, 4-2-3-1 che in fase offensiva si trasforma in 4-1-4-1 quando Fofana si inserisce fra le linee. Per il resto c’è molta affinità fra i due personaggi: dall’uso continuo dei due esterni d’attacco alla micidialità dei contropiedi da parte delle due rose.
Il Cholo non si è mai contraddistinto per gioco spumeggiante o tiki taka, tanto che molti lo hanno criticato definendolo catenacciaro, ma ha sempre ottenuto risultati top. 1 Campionato spagnolo, 2 Europa League e 2 finali di Champions in sette anni con l’Atletico Madrid. L’Udinese la scorsa domenica ha affrontato la Fiorentina del “Cholito” (il figlio al prodigo), strade che si incrociano insomma. Intanto Velazquez guarda, impara e fa esperienza, sperando un giorno di diventare tanto vincente quanto lo sono stati i Colchoneros di Diego Pablo Simeone.