Cinque scudetti, quattro Coppe Italia, due Supercoppe e due finali di Champions. 11 titoli in cinque anni. Le ore 12:48 di venerdì 17 maggio entrano di diritto nella storia della Juve: con un comunicato ufficiale si annuncia che Max Allegri non siederà più sulla panchina dello Stadium. Non può che essere la fine di un’era. Nel bene o nel male la società ha deciso di voltare pagina. Congedarsi con un allenatore da undici trofei non potrà che cambiare le sorti dei bianconeri, indipendentemente dal tipo di percorso che si vorrà intraprendere. Le ragioni e le intenzioni non si sono comprese a fondo in conferenza stampa, dove Agnelli ha voluto esclusivamente celebrare l’operato dell’allenatore livornese. Comprendendo i motivi della separazione si comprenderà anche verso che direzione vorrà andare la Juventus: se affidarsi nuovamente a un “gestore” pragmatico o ad un allenatore a tutto tondo, capace di trasmettere un idea fissa di gioco.

Sono già partiti gli pseudo-casting giornalistici in cerca del nuovo tecnico. I nomi in pole sono quelli di Simone Inzaghi e Maurizio Sarri. Il primo porterebbe una buona continuità, determinante per il raggiungimento del campionato, e sarebbe utile per la valorizzazione di tutti i giocatori. Il miglioramento dei laziali è infatti evidente. Fra tutti Immobile, Correa e Milinkovic sono sbocciati anche grazie al lavoro del tecnico biancoceleste. Sarri garantirebbe invece una netta evoluzione di gioco, facilitandone sviluppo e progressione. Probabilmente con lui Ronaldo farebbe la prima punta. Tramite i suoi automatismi infatti la palla arriva spesso al centravanti, e il numero di palloni toccati dal portoghese in area di rigore rischierebbe di diventare letale per le difese avversarie. Sono ipotesi, e chissà come reagirebbero i napoletani…

Ci si sposta poi verso le idee più remote, ma non impossibili. Se c’è una cosa che ci insegna l’approdo in Italia di Cristiano, quella cosa è che nessun trasferimento è impossibile. La Juve, ormai entrata a far parte delle big europee, è disposta eccome a fare questo tipo di investimenti. Guardiola, Klopp e Pochettino sono tre fra i migliori al mondo e oltre ad innalzare il livello agonistico porterebbero un netto incremento di popolarità e risonanza al marchio Juve, aumentandone gli introiti. Detto che mediaticamente un’assunzione così ridondante sarebbe ineccepibile, passiamo alle ragioni tecniche. Sono tre allenatori simili: portano con sé esperienza, una chiara idea di calcio e un’inafferrabile mentalità vincente.

La probabile esclusione del City dalle coppe europee fa di Guardiola il più plausibile fra le fantasie bianconere. In conferenza ha annunciato: “Quante volte ve lo devo dire, prossimo anno sarò ancora un Citizen, non andrò in Italia.”Ma si fa molta fatica ad immaginare un vincente come lui non disputare la Champions, anche solo per un anno. Oltretutto l’esperienza ci insegna a diffidare dalle dichiarazioni non ufficiali, rese spesso inattendibili dal mondo del calcio, a causa di situazioni imprevedibili.

Allegri ha fatto della Juve una squadra ineguagliabile in Italia e molto competitiva in Europa. Se ora è la squadra che conosciamo, molti dei meriti vanno a lui. E allora, perché Agnelli e società sono andati verso la dolorosa decisione di esonero? Le sensazioni fanno pensare a un progetto più grande, già pensato e programmato. Difficile pensare che una società seria e ambiziosa si privi in questa maniera di un allenatore così vincente senza avere già in mente almeno l’identikit del successore.
Tutti gli indizi portano a Guardiola, un nome boom in grado di far esplodere gli animi bianconeri, un trasferimento talmente pazzo da far partire un domino infinito di allenatori. L’unica cosa da fare è aspettare… chi vivrà vedrà.