Da ormai troppo tempo il Milan è in estrema difficolta. Non vince un titolo da anni e ormai la qualificazione in Champions League manca da più di sei anni. Ormai si è provato in molti modi a riportare la squadra rossonera dove merita, ai vertici del calcio europeo e mondiale. Si è provato a spendere (inutilmente) soldi, per giocatori neanche troppo affermati (era Yonghong Li), si è provato con il bel gioco ed i giovani (Giampaolo), ma nessuno di questi tentativi è andato a buon fine, anzi il primo ha condannato a lunghi travagli le finanze del club meneghino.
Che cosa serve quindi ai rossoneri per tornare finalmente competitivi a livello europeo?

In questo momento si sta puntando principalmente su due elementi: Rangnick, un allenatore-manager di esperienza, e sui giovani, l'unica ideologia rimasta del progetto precedente. Analizziamo quindi quelli che dovrebbero essere la salvezza del Milan.

Cominciamo con Ralf Rangnick.
Ovviamente il suo approdo a Milanello non è ancora del tutto certo, se non è ancora ufficiale è ufficioso. Perché se un dirigente come Zvone Boban ha scelto di esporsi in tal modo pur sapendo di rischiare il licenziamento, vuol dire che è così. Rangnick arriverà. Punto e stop. Bisognerà vedere se il suo arrivo sarà un vantaggio o viceversa. Non è però scontato che l'attuale Head Manager della Red Bull decida di sedersi personalmente in panchina, perché potrebbe decidere di svolgere solamente il ruolo di ds. ed affidare la panchina a qualcun altro, come fatto con Nagelsmann al Lipsia. Sta addirittura prendendo quota l'idea che Pioli possa restare l'allenatore rossonero nonostante l'arrivo di Rangnick. Ma Ralf Rangnick sarà un bene per il Milan? È quello che i tifosi rossoneri si augurano, ma ora come ora nessuno può prevederlo.
Il lato positivo è che è difficile che faccia peggio di Giampaolo. Rangnick è un manager di esperienza, è riuscito a portare ai quarti di Champions League il Lipsia, non vedo perché non dovrebbe riuscire a far "solamente" qualificare il Milan. Per primo ha spiegato il Gegenpressing al mondo. Ha valorizzato giovani tali come Mané, Keïta, Werner, Firmino e Haaland, e questa è una delle principali ragioni che hanno spinto Gazidis a portarlo a Milanello, nella speranza che riesca ad esaltare i vari talenti come quelli di Leao, Gabbia, Saelemaekers, Paquetà e Bennacer, più i vari talenti ancora inesplosi che arriveranno nel mercato estivo, si parla insistentemente di Zouma, Szoboszlai e N'Dicka.   

E quindi si arriva al secondo punto da analizzare, i giovani. Perché proprio i giovani e non calciatori già affermati? Ci sono molte cause. Il principale motivo è per il costo del cartellino. Un giovane talento non ancora affermato si paga poco, non più di venti milioni, meglio ancora se proveniente dal vivaio. Le finanze rossonere devono essere risanate e i paletti imposti dal Fair Play Finanziario dopo la fatidica estate della coppia Fassone Mirabelli impongono l'assoluta mancanza di grandi acquisti senza prima enormi cessioni. Ci si augura quindi che i giovani crescano rapidamente e bene formando un gruppo compatto. Tutto ciò è però purtroppo inutile senza un gioco, e cambiare due allenatori all'anno non è certo un buon approccio. Si può dire quindi che è giusto puntare sui giovani, tattica ormai non nuova alle squadre europee, testimone il fatto che l'età media delle squadre di calcio si è abbassata.

Rispondiamo dunque alla domanda iniziale: che cosa serve al Milan in questo momento? Non servono grandi colpi di mercato, ma solo fermezza da parte della dirigenza, un buon allenatore a cui venga data fiducia per più di due mesi, un pizzico di fortuna, e soprattutto tanta, tanta pazienza.




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