Caro nonno, ne abbiamo vissute di partite insieme della nazionale. Lasciavi tutti noi prima del trionfo del 2006, ma ogni volta, sono sicuro che vediamo insieme il match della nazionale. Sì infatti, proprio come quello di ieri. Centoventi minuti di sofferenza, di adrenalina. Era come Italia - Nigeria (USA '94). Il tempo di cantare a squarciagola l'inno di Mameli, e poi via nei vicoli più torbidi della sofferenza e dei tecnicismi. Italia - Austria mi ha fatto ritornare in mente i ricordi di quel luglio di tanti anni fa, quando la nazionale di Sacchi soffriva contro una tenace nazionale nigeriana. Quella di Mancini ha ripercorso una storia simile, dove il moderno Var ci ha tolto le castagne dal fuoco e il centrocampo rivisitato ci hanno fornito il là verso l'impresa titanica che tutti noi speravamo. Nulla di più di facile pronosticare questa partita, quanto difficile superare questo ostacolo. Si parte sottotono, con un Austria chiusa nella sua metà campo, complice un solo tiro nei 45 minuti iniziali. Tra le fila azzurre un miracolo di Bachmann su Barella e poco dopo incrocio dei pali di Immobile, che nemmeno "batman" avrebbe potuto fare nulla per evitare il gol. Da quel momento sembrava fatta. Invece, il secondo tempo è per lo più austriaco: diversi affondi che portano al gol.
Nonno, il quel momento c'è stato il gelo allo stadio. Come a casa. Fanno rivedere le immagini, c'è l'ombra di Arnautovic in offside. Ringraziamo.

Ora le cose sono due: o ci svegliamo, o ci svegliamo. Tempi supplementari. Nel rodaggio di Locatelli e Pessina, che sostituiscono le copie di Verratti e Barella, vediamo la luce. Chiesa prima e Pessina poi illuminano la notte londinese tingendo d'azzurro gli ottavi di Euro2020. Caro nonno, al gol di Chiesa abbiamo esultato come a quello di Baggio, il 5 luglio 1994, quando il codino più famoso d'Italia ci regalava momenti magici.
Ricordi? Momenti che seppur lontani oggi continuiamo a vivere nello stesso modo, con un solo grido: Forza Azzurri!

To be continued...

 

Salvatore Sannolo 

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