Finisce oggi la stagione della Juve.

Finisce da dove era iniziata, con gli ennesimi trofei messi in bacheca, e con il futuro tutto dalla propria parte. Una stagione che ha visto trionfare di nuovo l'enorme potenziale sviluppato in questi anni da una società capace di raccogliere le macerie del post-calciopoli e di trasformarle in pietre preziose, dando così vita al ciclo più vincente della storia del calcio italiano. 

Un ciclo partito da lontano e che ha avuto il culmine nella doppia serata romana della settimana scorsa. Ma che ha dovuto negli anni, passare da Berlino e da Cardiff, per poi essere considerato comunque pieno di soddisfazioni.
Certo che la Champions avrebbe dato un significato diverso, sia nelle considerazioni sull'operato della società, che su quello dell'allenatore e della squadra. Considerazioni che non baratterebbero mai due scudetti per un coppa dei campioni o tre coppa Italia per un Europa Leaugue, snobbata quest'ultima da tutti, ma a volte unica ancora di salvezza ( ridicole le uscite di Napoli e Lazio)per dare un senso alla propria stagione.

Questa stagione sará ricordata per l'addio ad un mostro sacro del calcio, salutato oggi dalla sua gente e invitato a ritornare al più presto (l'accordo per diventare dirigente potrá esserci giá il prossimo Natale) e per il  quesito riguardo se continuare o no con il Mister Massimiliano Allegri, portato in trionfo ormai anche dai più scettici, autori delle critiche nella settimana antecedente al suo arrivo. Quesito , questo, interessante sia dal punto di vista umano che da quello sportivo.
Partendo da quello tecnico-sportivo, il discorso sembra molto chiaro: la Juve continuerà ad investire per mantenersi al top sia che in Italia che in Europa. Allegri andrà avanti quindi con una rosa costruita per ritornare a giocarsi la coppa dalle grandi orecchie e per mantenersi ancora una volta, davanti a tutti in campionato, orfano delle due milanesi e reso meno noioso dal Napoli, voglioso di dire fine alla tirannia bianconera. La società, muovendosi in anticipo come sempre,  ha regalato ad Allegri due giovani importanti e di grande prospettiva per il futuro (Caldara e Spinazzola) , ma deve ancora sciogliere qualche dubbio, legato alla permanenza di Mandzukic e di Khedira, pedine fondamentali nello scacchiere dell'allenatore toscano. Arriverá sicuramente qualcuno di grande spessore (Strootman, Verratti?) ma i veri botti saranno ancora una volta in prospettiva  (vicino l'accordo con Pulisic dal BVB).

Allegri avrà quindi ancora una volta in mano una ferrari, così veloce in Italia, da volerlo essere anche in Europa, ultimo palcoscenico importante da conquistare.
Dal punto di vista umano, il ciclo di Allegri é ancora una volta chiamato a dare una risposta di carattere. L'addio di Buffon, arriva nel momento peggiore per l'allenatore, non convinto a pieno delle qualità di Szceszny e dubbioso sul rimpiazzo nel ruolo di leader nello spogliatoio  ( toccherà a Chiellini ).
La trama si infittisce soprattutto per quanto riguarda l'ambizione personale del tecnico toscano, voglioso forse di un esperienza all'estero e stanco delle critiche a prescindere, di alcune parti della tifoseria, affezionata ancora a Conte e bramosa di un suo ritorno  (oggi pomeriggio il Chelsea ha battuta il Man United in finale di Fa Cup).
La società sembra tutta dalla parte di Allegri e la squadra ormai ha assimilato a pieno il suo concetto di calcio, ma un ombra potrebbe essere rappresentata dalla voglia dell'allenatore di regalarsi quella sfida personale che si chiama Inghilterra,sogno mai nascosto da Allegri durante tutti questi anni. Andare avanti per riconoscenza non avrebbe senso e una nuova sfida personale potrebbe materializzarsi su qualsiasi panchina prestigiosa, ma sembra esserci di più. Sembra esserci qualcosa di davvero completo e appagante per entrambe le parti. Sembra esserci quel connubio perfetto tra stile e capacità tecniche che hanno fatto convincere la dirigenza bianconera, di avere comunque tra le mani il migliore disponibile  (un ritorno di Ancelotti é troppo improbabile) e di essere consapevoli di avere più un manager, che un semplice allenatore, coperto dalla figura di Nedved come portavoce nelle stanza che contano dello Stadium. 

Questo connubio sembra quindi essere di nuovo in rampa di lancio verso il prossimo campionato, dove la Juve sarà chiamata a rispondere alla conferma di Sarri e al probabile nuovo assalto al titolo del Napoli ,e dove dovrá dare una risposta importante a livello europeo. Si sa, sono i giocatori alla fine che vanno in campo, e nessun allenatore potrá dire mai ad un suo calciatore, cosa gli accadrá in campo, ma Allegri ha dimostrato di avere anche la scelta giusta al momento giusto, dote mica così banale per un allenatore , facendo coniare definitivamente il termine ALLEGRISMO come mentalità e stile vincente riconosciutogli  (nella conferenza stampa post Inter-Juve ebbe un duro sfogo riguardo al concetto di calcio come sport).

Il duello tra ALLEGRISMO e SARRISMO sembra quindi non essere finito e regalerà sicuramente ancora scintille.