L'esercizio del momento è parlare di Balotelli. Un ottimo motivo per cogliere al volo l'occasione di fare audience e lasciare ai posteri anche la mia inutile ed irrilevante opinione. Voglio partire dalla fine, come Benjamin Button. Conclusa la partita con l'Uruguay è cominciato l'altro sport, quello preferito dagli italiani: trova il capro espiatorio. Chi meglio di Balotelli? Nessuno, ovvio. Che se la sia cercata, con tutti i comportamenti tenuti da quando ha 17 anni ad oggi (inciendiato casa, freccette sugli Juniores, maglietta scagliata a terra, etc. etc. etc.), è indubbio. Che in parte se lo meriti, vista la sovraesposizione mediatica a cui lui stesso si è volontariamente concesso, anche. Tuttavia, scagliarsi solo contro un giocatore costituisce l'alibi per nascondere le magagne sotto il tappeto, rigorosamente verde. La verità, a mio modestissimo parere, è che siamo stati vittima di un colossale e collettivo abbaglio sulle qualità di questo ragazzo. In mancanza di alternative reali abbiamo incensato un giocatore normale, dotato di un ottimo tiro (anche se l'ultimo lo ha imbroccato 2-3 mesi fa) e con un gran fisico. Stop. Questo è quanto ci ha detto, credo ormai definitivamente, il mondiale. Si è preteso che Balotelli facesse il fenomeno quando non lo è, si è pensato che risolvesse le partite con un colpo dei suoi quando in realtà non ha nemmeno la forza mentale per essere un leader. Abbiamo addossato tutta la responsabilità dell'esito della nostra spedizione (anzi vacanza) sulla persona sbagliata, creduta erroneamente la più forte. Non penso, quindi, sia corretto farlo diventare il centro rosso del bersaglio né considerarlo la vittima sacrificale da dare in pasto a Suarez.