Dopo qualche giorno di silenzio le prime importanti società di Serie A, Fiorentina e Sampdoria, ritirano l'appoggio a Carlo Tavecchio in vista dell'assemblea federale dell'11 agosto nella quale, presumibilmente, verrà eletto Presidente della Figc subentrando al dimissionario Abete. Dubito che la montante protesta popolare e mediatica possa servire a far mutare lo scenario attuale. Prima di tutto perché le voci fuori dal coro della Lega di Serie A, a circa 10 giorni dall'elezione, sono solo una manciata, pur se di peso (Juventus, Fiorentina, Sampdoria, Roma) ed in secondo luogo perché anche senza l'appoggio della lega maggiore a Tavecchio sarebbero teoricamente sufficienti i voti dei delegati di Lega Pro (assicurati) e della LND (di cui è presidente in carica). L'ineluttabilità dell'elezione (più in dubbio adesso grazie all'intervento odierno della Fifa) non cancella però la perdita di credibilità della candidatura di Tavecchio dopo l'incredibile esempio citato durante l'esposizione del suo programma per spiegare ai delegati che, a differenza dell'Inghilterra, in Italia troppo spesso ai giovani calciatori italiani sono preferiti stranieri dalle dubbie qualità: "Le questioni riguardanti l’accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano solo se hanno la professionalità per farli giocare, noi diciamo che ‘Opti Poba’ è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra va mostrato il curriculum ed il pedigree, qui…" Tralasciando la sostanza del concetto, che condivido, mi chiedo come può questo signore, con un italiano stentato farcito da luoghi comuni razzisti come il binomio extracomunitario-mangiabanane o il termine "pedigree" (nemmeno ci trovassimo ad una fiera canina), diventare presidente della Figc. Nel silenzio pilatesco del Coni, che ormai spero rimanga tale, visto che sarebbe ancora più farsesco vedere comunicati di condanna di Malagò a tre giorni dall'accaduto, quand'anche la Fifa si è fatta viva, le uniche componenti ad essersi mosse sono state la stampa e soprattutto gli spettatori, attraverso i social network, che purtroppo in seno alle elezioni federali non votano. Anche questa volta mi tocca scrivere che in altri paesi (Inghilterra, Germania) un signore come Tavecchio, pluricondannato, sarebbe stato già da tempo radiato dallo sport. L'esempio più eclatante, tuttavia, di come dovrebbero funzionare le cose da noi proviene dagli Stati Uniti ed è recentissimo. Come i miei amici appassionati di basket sanno meglio di me, circa tre mesi fa il commissioner della Nba, Adam Silver, ha squalificato a vita il sig. Sterling, multimiliardario proprietario dei Los Angeles Clippers, per alcune frasi razziste, registrate a sua insaputa durante un colloquio con la propria fidanzata. Sterling sarà costretto a vendere la franchigia. Tutto il mondo del basket americano e gli stessi giocatori della squadra hanno condannato pubblicamente e senza mezzi termini le parole di Sterling. Nessuno ha fatto calcoli di convenienza perché al cospetto di un centro di potere come può essere un multimiliardario. Nessuno ha osato criticare la registrazione di una conversazione privata. Nessuno ha preso le difese di Sterling come invece prontamente il fantasma Beretta, l'erudito latinista Lotito ed accoliti hanno fatto con Tavecchio parlando di "errore", "strafalcione", "perbenismo", "falsi moralisti". Questo non è un paese, e basta.