La vedete questa foto? Non è presa da Pes o da Fifa e non è nemmeno frutto dell'opera di un nerd 14enne che gioca a General Manager, bensì è la realtà. Non rende però del tutto l'idea, senza il costo dei trasferimenti. Ve li dico io: Suarez The Cannibal è stato acquistato per 79 milioni di cucuzze catalane, James Rodriguez per 80 milioni di dobloni merengue, Rakitic (20, la pecora nera), Kroos (30 più 7 all'anno come retribuzione). Non è finita qui, perchè basta prendere il primo volo, atterrare nel paese della Union Jack per "apprezzare" i circa 80 milioni scuciti dal Chelsea per Diego Costa e Fabregas o i 40 pagati dall'Arsenal per Sanchez senza dimenticare che il ManU deve ancora riversare sul mercato la valanga di denaro ottenuta dal contratto di sponsorizzazione firmato alcuni giorni fa con l' Adidas e che il Mancity è bloccato per via delle sanzioni comminate a seguito della violazione dei limiti imposti dal fair play finanziario. Concludo con il già citato in altro mio intervento David Luiz, soprannominato dagli amici "Niagara Falls", passato alla corte del Psg per 50 milioni di euro, equivalenti per l'arabo medio ai nostri 5 euro. Ora possiamo passare al fantasmagorico mercato italiano che vede primeggiare la Roma con i 31 milioni per Iturbe, seguita a ruota dalla Juventus con i 20 per Morata (rotto) ed i 13 per Pereyra, senza dimenticare il Napoli ed i suoi 8 milioni per Michu. Chiudono la classifica di quelle che dovrebbero definirsi grandi, l'Inter con il "fenomeno" M'Vila (prestito gratutito più riscatto a 9 milioni) e Dodò (finalmente una progressione di carriera dopo anni all'albero azzurro) ed il Milan, con i parametri zero Alex e Menez. Le cause di questo terrificante divario ci sono note, le conosciamo a memoria ed è inutile ripeterle. Il vero problema sta nel capire come uscire da questa spirale di mediocrità e, sopratutto, quanti anni ci impiegheremo. Se qualcuno pensa che Albertini riuscirà a cambiare le cose solo perchè ha idee e coraggio è un illuso. In Germania o in Gran Bretagna tutte le componenti hanno collaborato per raggiungere il livello attuale. Per esempio nel campionato inglese la spartizione dei diritti tv è molto più equa. Li vedete i presidenti di Juve-Milan-Inter-Roma-Napoli-Lazio uniti nel riconoscere più soldi alle piccole? Riuscite ad immaginarli, esclusa la Juve, nel finanziare uno stadio di proprietà senza aspettare i denari di mamma Italia con la solita leggina? L'avvento di capitali e proprietari stranieri, seppur rischioso, è un bene. Vero che sembriamo essere l'unico paese in cui i nuovi proprietari dei team sono più squattrinati dei predecessori (ormai non dico più "non fare il genovese" bensì "non fare l'indonesiano") ma almeno le strutture societarie godranno di una nuova mentalità, meno casereccia e più internazionale, più indirizzata al marketing ed al merchandising, fonti di reddito vitali per una squadra sportiva. Ci vorranno anni, però, per apprezzare i risultati di questo travagliato cambio di rotta. Nel frattempo, mentre qui si litiga solo per i diritti tv e per la poltrona del presidente Figc senza discutere delle riforme impellenti che servirebbero all'industria del pallone, possiamo goderci i campioni degli altri. Abbiamo tempo.