L'Inter attuale è un'isola in cui le speranze per il futuro si scontrano quotidianamente con i pirati del presente. Quel progetto dietro il quale Stramaccioni amava nascondere i fallimenti suoi e della società era nato con un' impronta precisa: campioni fatti in casa, a cominciare dall'allenatore, largo ai giovani nell'Interchenonc'è. Era il primo Aprile dell'anno scorso: col senno di poi, si penserebbe ad uno scherzo di pessimo gusto. I tifosi avrebbero voluto una sola risposta alle famose dodici domande: una società seria che persegua un obiettivo concreto attraverso un progetto coerente. Di contro l'Inter dichiara di puntare alla linea verde, blatera di spending review e FFP, salvo poi dilapidare milioni per prendere giocatori “esperti” e costosi, oppure per tentare l'ennesima scommessa sudamericana. Fingiamo di avere il braccino corto, per poi scoprire di aver bruciato tutte le nostre risorse e dover costruire tutto da capo. Concretezza e coerenza, si diceva. Con pazienza, magari anche rinunciando a rincorrere chimere di trionfi immediati, la nuova Inter potrebbe nascere da una freschissima sorgente: ha tutta la difesa dell'Under 21 italiana, Duncan e Kovacic, Livaja e Longo che valgono almeno quanto Icardi. E ne andrebbe assegnata la guida ad un tecnico che creda in loro. L'ennesimo dietrofront societario, invece, affida la ricostruzione a Mazzarri, che molto spesso i campioncini li mette in naftalina. Nell'Interchenonc'è, evidentemente, si è sempre troppo giovani.