Seedorf - Milan: tutta la verità. Premesso che io non la conosco, così come nessuno, tranne i diretti interessati e le cimici disseminate ovunque a villa Berlusconia. Una delle tante del mucchio. Osservando però l'evoluzione degli eventi, penso non sia difficile ricostruire i fatti. Sfortunatamente non sono un giornalista: non ho fonti, non ho insider, non ho infami di spogliatoio che mi passano notizie. Tuttavia, credo sia molto più facile di quanto sembri districare il mistero. Noto che tante persone parlano della vicenda Seedorf come un mistero irrisolvibile sotto cui si celano giri sporchissimi e verità inconfessabili. Secondo me, è tutto semplice e alla luce del sole. Vediamo il motivo, nella speranza di non partire come "Sfide" e di concludere in "Kazzenger". Seedorf lo conosciamo tutti. Ha un ego che arriva fino a Plutone e poi prosegue sempre dritto con aria annoiata. Se lo può permettere, diranno i più: giocatore di talento cristallino, titolatissimo, che ha vinto in (quasi) tutte le squadre in cui è transitato e ha lasciato ricordi eccezionali ai suoi tifosi. Fa parte a tutti gli effetti della leggenda del Milan, essendone stato uno dei trascinatori nella formazione storica di Ancelotti. Giocate decisive, forte personalità, bravura fuori parametro. Questo va ricordato, perché la gente tende ad identificarlo con gli ultimi anni giocati nel Milan, in netto crollo verticale, e in una fase di forma fisica che lo vedeva trascinare per i campi di gioco una proverbiale parte anatomica posteriore a cui, in gergo, viene attribuita la capacità di "fare provincia". Sopra le righe lo è sempre stato. L'aria di superiorità è un suo marchio di fabbrica. Purtroppo, un giocatore ai vertici del calcio europeo se lo può permettere. Un allenatore con questo atteggiamento, di converso, è destinato al fallimento ancor prima di cominciare. Cosa sarà successo di tanto misterioso? Seedorf segue in pieno le regole della moderna comunicazione e si presenta nella conferenza stampa di esordio con una frasetta di forte impatto mediatico, tanto per fare il botto. Sulla scia di Mourinho e del suo "Non sono un pirla", Seedorf esordisce con l'ormai mitologica uscita "Il Milan ha un virus e l'antivirus sta già arrivando". Iconica, nelle intenzioni. Io sono Seedorf, io sono un maestro di calcio, io so come si sistemano le cose, io posso far rendere al meglio anche i ronzini, io lascio libertà di gioco a tutti e non assegno ordini tattici, io sono un vincente, io ho capito tutto, perché io valgo. Basta che questa manica di scarponi mi segua. Metodi discutibili, atteggiamenti di spocchia, rapporti mal gestiti sul piano umano. Seedorf commette il tipico errore dell'allenatore dilettante, che in fondo è, essendo all'esordio assoluto. L'allenatore inesperto pensa che siano tattica e gioco a fare le fortune di una squadra. Allenatori di fama mondiale e bacheca pienissima come Ancelotti e Mourinho riderebbero sguaiatamente di fronte a un'affermazione del genere: loro sanno perfettamente che il segreto per vincere, ancora prima dell'aspetto calcistico, sta nella gestione del gruppo e nel fare in modo che tutti i calciatori siano disposti a lasciare tendini, sangue e menischi sul campo, se l'allenatore lo richiede. Farsi volere bene dalla squadra, insomma. Essere grandi persone sul piano umano. Fare in modo che la squadra faccia la loro fortuna. Seedorf non ne è stato in grado. È palese che nel giro di un mesetto lo spogliatoio gli si sia rivoltato contro, spaccandosi letteralmente a metà e facendo nascere una vera fazione anti-Seedorf tra i giocatori. E a sue spese, il neo allenatore ha imparato che in uno spogliatoio il potere di chi scende in campo è enorme: se la squadra, o una parte di essa, decide di tagliare la testa al tecnico, la testa rotolerà senza alcun patema morale. Il risultato di questa spaccatura? 5 sconfitte consecutive, umiliazione storica in Champions' League, squadra palesemente allo sbando e priva di qualsiasi dignità. Un segnale chiarissimo che Seedorf è stato fatto fuori prima di ogni cosa dalla squadra. Sotto queste condizioni, quando un presidente prende atto di una squadra che non sta giocando e si impegna a ottenere risultati negativi, cosa deve fare se non recepire il messaggio? Licenzia mezzo spogliatoio di calciatori poco professionali che non fanno il lavoro per cui sono stipendiati, oppure taglia la testa dell'allenatore narciso? La seconda che hai detto, direbbe qualcuno. Lo spogliatoio si spacca, mezza squadra rema contro l'allenatore, arrivano risultati vergognosi, il presidente convoca una rappresentanza dei ribelli e, presa visione della situazione, decide di esonerare l'allenatore che non ha saputo farsi amare dal gruppo. Magicamente, quando la fazione infame ottiene la garanzia che l'allenatore verrà cacciato a giugno, sotterra l'ascia di guerra e l'ambiente si ricompatta leggermente. Arriva addirittura a seguirlo per certi versi. Si iniziano a vedere risultati e la squadra ha una leggera risalita, con un gioco a tratti dignitoso. La svolta viene identificata storicamente con la partita Lazio-Milan, 1-1: la squadra cambia stile di gioco, atteggiamento e ottiene un pareggio dignitoso, per quanto la partita sia stata immonda. Non sembra nemmeno più la squadra di Seedorf. Alzi la mano a chi è sfuggita la stupenda provocazione (trollata si direbbe nel gergo di internet) dell'allenatore olandese a Mr. Galliani a fine partita: “Nei giorni scorsi il nostro amministratore delegato ha detto che preferisce giocare male e fare punti. Adesso abbiamo un amministratore delegato contento…” Era il 24 marzo. Tutto mi lascia pensare che da quel giorno in avanti, Seedorf non fosse già più l'allenatore del Milan. Non è possibile attaccare in modo così velenoso un personaggio potente e rancoroso come Adriano Galliani e passarla liscia. Se ha potuto prendersi quella licenza, significa che non aveva più niente da perdere o conseguenze da subire. I giochi erano già chiusi, per essere chiari. Ora, qualcuno potrebbe affermare che non sia possibile che una società sia a conoscenza di una frattura nello spogliatoio e non agisca per mettere un freno alla situazione. Era compito del dirigente Galliani mettere ordine, impedire la proliferazione di fronde complottiste e proteggere l'allenatore! Ooooooops... L'esonero di Seedorf non nasconde alcun mistero: la base imprescindibile di ogni allenatore è gestire il gruppo, compattarlo e guidarlo con autorevolezza, facendo sì che tutti remino nella stessa direzione. Seedorf ha fatto esattamente l'opposto. Si è inimicato mezzo spogliatoio con i suoi modi e ha scoperto sulla sua pelle una triste verità che sicuramente gli sarà utile per il futuro. Se non hai in mano lo spogliatoio o dai motivo a parte di esso di rivoltarsi contro di te, il tuo destino è già segnato. Nessun presidente metterà mai sul mercato la parte di spogliatoio anti-professionale. Molto più semplice arare il tecnico piantagrane, specie se ha dieci milioni di euro con cui intasare lo scarico dei sanitari senza risentirne. Più di un giocatore ha affermato che per Mourinho sarebbe stato pronto a dare la vita. Più di un giocare ha affermato che Ancelotti è una persona straordinaria che ti spinge a dare tutto quello che hai in campo. Almeno mezzo spogliatoio del Milan ha fatto capire con i fatti che Seedorf non era degno nemmeno di una loro goccia di sudore. Regola numero 1: Comanda lo spogliatoio, non l'allenatore Regola numero 2: Lo spogliatoio si lascia guidare solo se ritiene che l'allenatore sia meritevole. Regola numero 3: Se non ci credi e pensi siano tutte cretinate, nel giro di sei mesi verrà annunciato il tuo successore.