Per puro caso, è balzato alla mia attenzione un curioso fenomeno. Da qualche giorno ho notato uno strano accanimento, riscontrato in almeno tre figure giornalistiche, rivolto al cosiddetto "popolo del web". O semplicemente verso "il web". Notavo come queste tre figure siano giornalisti di comprovata fede Gallianista, o almeno ne sposino con tutta l'anima l'operato, spesso con elogi al limite della fantascienza. Poiché i loro attacchi sono partiti praticamente in contemporanea e hanno basi comuni, o semplicemente è la loro idea personale di strenua difesa di tale dirigente, la mia mente complottista si è subito posta una domanda:
"Non è che hanno concordato questa nuova linea editoriale, magari con la benedizione della società stessa?"
Senza scendere nei dettagli, la questione è la seguente. Negli ultimi giorni ho sentito invettive multiple nei confronti di tutti coloro che, nei momenti di noia, scelgono una pagina a caso di un qualsiasi sito e commentano una notizia.
Leoni da tastiera, parte marcia del tifo, analfabeti che credono di sapere come si gestisce una società di calcio, irresponsabili, quelli che davvero rovinano l'ambiente, il pessimismo che non giova, la squadra che risente della negatività, fomentatori di odio che obbligano i loro bersagli a girare con la scorta, finti tifosi, codardi che si nascondono dietro un nick, che non ci mettono la faccia, che non si sa chi siano.
Tratti comuni: pro Galliani, visibilità mediatica, contemporaneità di pensiero.
Al che mi sono domandato: "Vuoi vedere che adesso cercano di dare la colpa a quell'alta percentuale di tifosi insoddisfatti per giustificare il periodo buio che si vive in società?"
Sappiamo che in certi ambienti vicini al Presidente Berlusconi vige una regola aurea, che applica a tutte le sue attività: l'apparenza è tutto. Bisogna dare al pubblico un'immagine di unità, coesione, accordo su tutta la linea, compattezza. Se iniziano a circolare notizie di spaccature e problemi, si presta il fianco alle critiche e agli attacchi, con grave danno di immagine.
Senza troppi giri di parole: in certi ambienti le critiche sono mal digerite, specie se hanno una motivazione o un'esposizione un minimo logica. Il Web, sciaguratamente, permette di esprimersi e di poter condividere pensieri. Ancora più bello il fatto che tali rimangono: non è criticare un mercato, un dirigente e il suo operato, le sue miopie e i suoi affari insensati, che cambia le cose o in qualche modo influisce sui fatti.
Sempre ricordando che un provider internet, da quando un utente si collega a quando si scollega, ha nei propri database ogni singolo tasto digitato durante la sessione, associato inequivocabilmente alla linea telefonica da cui proviene. In caso di infrazione della legge o di attività illecite, il responsabile si assume ogni responsabilità. Con tanto di nome, cognome, foto segnaletica, vita, morte, miracoli ed eventuale condanna.
D'altra parte sappiamo che in tempo di spaccature e faide interne, la tecnica più antica ed efficace del mondo è inventare un nemico che accomuni tutti e ricompatti l'ambiente. Loro hanno fatto la loro scelta: si chiama Web. E noi non impareremo mai che avere un'opinione divergente dalle linee guida è, per usare un'espressione orrenda e insopportabile che è entrata nel vocabolario di ogni buon politicante, "un fatto inaccettabile".
Chi pensa avvelena anche te. Digli di smettere.
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