Questa sera al San Paolo di Napoli si gioca Napoli-Barcellona per il turno di andata degli ottavi di finale.
Una partita dalle mille suggestioni, una su tutte, la più evidente e forse quella che ci costringe a parlare di questo evento così carico di emozioni e significati, che vanno al di là del terreno di gioco, è quella che riguarda l’arrivo di Lionel Messi a Napoli per giocare al San Paolo, il tempio che fu di Diego Armando Maradona.

Messi e Maradona sono stati spesso messi a confronto per vedere chi fosse il più forte tra i due giocatori, o per sondare se Lionel fosse il vero erede di Diego nella nazionale argentina per indossare la prestigiosa maglia numero dieci. Certo che la sorte è strana e a voler vedere riserva delle belle sorprese. Entrambi i due giocatori sono argentini, tutte e due giocano nello stesso ruolo: fantasista, mezz’ala, falso nuove, trequartista, sia l’uno che l’altro hanno militato nelle file del Barcellona e ora distanza di anni il giocatore più giovane scende in campo sul terreno di gioco in cui ha giocato il suo modello.

È forse questa la consacrazione tanto attesa da Messi per considerarlo definitivamente l’erede di Diego Armando Maradona, giocare una notte al San Paolo?

Se anche fosse saremmo contenti per lui, perché Messi è un giocatore straordinario sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico e umano. Se stessimo parlando di un confronto tra Juventus e Barcellona, non ci verrebbe difficile affermare che Messi è meglio di Ronaldo. La creatività calcistica, la sua visione di gioco capace di creare spazi e di vedere geometrie calcistiche prime degli altri è straordinaria in quanto appartiene a un altro pianeta, che i calciatori forti non possiedono. E Messi proprio per questa sua straordinaria capacità di immaginare calcio e di creare calcio, con un piglio artistico, è simile a Maradona e se fosse solo per ragioni tecniche e tattiche o anche per i titoli vinti Messi sarebbe di già stato considerato l’erede naturale di Diego.

Ma la maglia numero 10 di Maradona ha un peso che va oltre il gioco del calcio e quel valore immenso gli ho ha attribuito la storia o meglio il destino.

Il 5 luglio del 1984 Diego viene presentato al San Paolo, e nel giorno della sua presentazione sono accorse 80.000 persone per vederlo. Quell’evento è stato un’esplosione di gioia per la città, perché Maradona diventa uno di loro. Il legame tra il “pibe de oro” e la città sarà strettissimo e molto viscerale, un legame d’amore intenso e sincero. Diego, come i grandi artisti Totò, De Filippo Troisi e Pino Daniele, ha contribuito a risollevare Napoli. Le sue giocate indimenticabili, le sue punizioni chirurgiche appena sotto l’incrocio dei pali, i suoi guizzi fulminei in mezzo al campo, hanno dato lustro alla città rendendola campione di d’Italia, e campione d’Europa. Il Napoli di Diego Armando Maradona ha vinto 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Coppa Uefa, 1 Super coppa italiana. Grazie a lui se il Napoli è salito sul tetto del mondo del calcio diventando una prestigiosa capitale del calcio europeo.

Prima di quel 5 luglio del 1984 Napoli era considerata “una carta sporca” per dirla con le parole di Pino Daniele di “Napul’è”.

Veniva definita “monnezza” per via del colera del 1973.

Il 24 agosto del 1973 a Torre del Greco (città alle falde del Vesuvio dove Leopardi morì nel 1837 di colera) si verificarono due casi gravi di “gastroenterite acuta”. Da quel momento il colera a Napoli non fu solo il racconto di una malattia, ma di una psicosi irrazionale e di come la paura di impossessa della gente, come sta accadendo in questi giorni frenetici dettati dal terrore del coronavirus, e dell’immagine stravolta di una città che durò per parecchi anni nell’immaginario collettivo nazionale. Napoli fu distrutta e offesa dai quell’esperienza mediatica, anzi fu la prima città a pagare il peso dell’informazione.

A danneggiare l’immagine della Campania e di Napoli ci fu la ricostruzione dopo il terremoto del 1980, perché i provvedimenti che furono presi in favore della popolazione costituirono uno dei peggiori esempi di speculazione su una tragedia.

Ecco che Napoli oltre a essere una “carta sporca” è una città di cui “nisciuno se ne importa”.

Ma i napoletani non hanno mai perso la speranza e infatti “ognuno aspetta a sciorta”. La sorte in quel 5 maggio del 1984 gira a favore del Napoli, perché il “pibe de oro” entra come un Dio in città e si impossessa dei loro cuori e del loro destino. Napoli non è più la città sporca e abbandonata, ma diventa capitale del calcio italiano e d’Europa, conquistandosi il rispetto di partita in partita, in ogni stadio nazionale e internazionale, grazie a Diego Armando Maradona.

Ecco perché a Napoli nessuno potrà eguagliare il prestigio di Diego e nessuno potrà indossare la maglia numero 10. Quella maglia a chiunque la indosserà sarà sempre troppo larga e le spalle di qualunque giocatore che la indosserà saranno troppo strette per reggerne il peso. Perché solo ai grandi, a quelli che sono baciati del destino possono sopportare il peso della storia, come ha fatto Diego.

E per quanto Messi sia un grande giocatore, forse a mio parere il più grande che ci sia oggigiorno in circolazione, credo che per lui sia già un onore giocare al San Paolo, Stadio che fu il tempio del Grande Diego.