Rangnick cos'ha in più degli allenatori italiani?

Chi è in grado di spiegarmi quali qualità umane e quali abilità tattiche possa avere Rangnick rispetto agli allenatori italiani e in particolare a Stefano Pioli?
Perché andare all'estero per ingaggiare un allenatore? Che senso ha?

Analizziamo la storia del Milan dai suoi allenatori da Sacchi in poi. Chi ha realizzato cose importanti sono Sacchi, Capello e Ancelotti, poi ci sono stati Zaccheroni e Allegri. Non compare uno straniero. Vi assicuro che la mia considerazione non è discriminatoria, ma è volta a valorizzare le professionalità del calcio italiano.

Apprendo dai giornali la filosofia di gioco di Rangnick è all'avanguardia: non gli interessa il possesso palla, perché ama il contropiede. Pretende che i suoi giocatori recuperino immediatamente la palla nella metà campo avversaria, trasformando un'azione difensiva in una chiara occasione da gol. In 8 secondi la sua squadra deve andare al tiro. 
Emerge che Rangnick non vuole che la sua squadra abbia il pallino del gioco gestendo la palla costruendo azioni efficaci, bensì lui vuole che la sua squadra giochi in contropiede o in ripartenza, attuando un pressing alto, ovvero nella metà campo avversaria. 

Scusate, ma non riesco a non pensare a Oronzo Canà, allenatore della mitica Lomgobarda, interpretato da Lino Banfi nel film cult "l'allenatore nel pallone" e al suo modulo del 5-5-5. Oronzo spiegava così il suo schema di gioco: mentre i cinque divensori avanzano, i cinque attaccanti retrocedono e così viceversa. La gente pensa - continua Canà - ma quelli hanno 5 giocatori in più. Invece no, perché questo scambio veloce di posizioni tra attacanti e difensori genera superiorità numerica mandando in confusione gli avversari. La Longobarda più che affidarsi all'esilerante tattica di Canà per salvarsi è obbligata ad affidarsi alle giocate di Aristoteles, il talento brasiliano. 

Non vorrei mai che il Milan l'anno prossimo si trovasse nelle stesse condizioni della Longobarda a lottare per non retrocedere, per le idee tattiche geniali del suo allenatore che funzionano a livello teorico, ma che si dimostrano fallimentari sul campo. 
Possibile che in serie B o serie C non ci siano allenatori capaci di insegnare calcio? Dobbiamo per forza andare in Germania e ingaggiare un allenatore mediocre? 

Sacchi quando venne ingaggiato dal Milan era l'allenatore del Parma, Capello, invece, proveniva dalla primavera, Ancelotti dalla Reggiana, Allegri dal Cagliari, Zaccheroni dall'Udinese per citare allenatori di casa Milan. Il talento calcistico in panchina però abbonda e solo per citare alcuni nomi che stanno avendo successo indichiamo Simone Inzaghi, Pippo Inzaghi, Gasperini, Antonio Conte, Brocchi, tutti allenatori che nei loro campionati hanno raggiunto posizioni di alta classifica.

Perchè non dare spazio a giovani allenatori talentuosi italiani piuttosto che ostinarsi con allenatori dal colletto bianco?

Ammettiamo che il contropiede stia tornando di moda, come tornano di moda le mode giovanili, possibile che per giocare in contropiede il Milan debba affidarsi a un allenatore teutonico. Ricordo che l'Italia giocando in contropiede ha vinto il mondiale dell'82 in Spagna. Poi abbiamo vinto il mondiale del 2006 in Germania, facendo gol con delle ripartenze micidiali. Ricordo Cannavaro, alto all'incirca 1,70, ruba palla di testa nell'area di rigore azzurra, serve Totti a metà campo che lancia Gilardino, il quale al limite dell'area di rigore serve Del Piero che infila Lehiman. Un contropiede eccezzionale: 4 passaggi, all'incirca una dozzina di secondi hanno impiegato gli azzurri per arrivare nell'area avversaria partendo dalla loro. 

Cosa vogliamo cercare all'estero? Nel nostro campionato hanno funzionato tutti quegli allenatori stranieri che son venuti in Italia per capire, studiare e imparare. Boskov, Eriksson, Zeman. Tutti gli allenatori stranieri che hanno cercato di rivoluzionare il nostro modo di fare calcio pensando di saperne più di noi hanno fallito.

Da Milanistaconvinto mi piacerebbe vedere sulla panchina del Milan un allenatore italiano, e vorrei che Pioli fosse confermato al di là dei risultati, solo per il profilo umano e per quello che ha dimostrato di saper fare a Firenze, gestendo lo spogliatoio dopo la tragedia di Astori. Da milanistaconvinto mi schiero dalla parte del made in italy, perché così come i nostri podrotti sono di qualità, altrettanto valide sono le nostre competenze calcistiche.