Da quel maledetto 13 novembre 2017 ne è passato molto di tempo, dalla rassegnazione di quella sera si è passati ad un’odierna positività verso questa nuova Italia targata Roberto Mancini. Proprio lui è stato il pioniere di questa rivoluzione della nazionale azzurra (senza dimenticare l’arrivo come Presidente della FIGC di Gravina) ed ha dato nuova linfa agli azzurri demoralizzati dalla non partecipazione al torneo iridato in Russia.

Per prima cosa ha dato un nuovo assetto alla rosa azzurra, non convocando calciatori come Candreva, Parolo, Eder e Pellè, oltre al ritiro di pilastri come Barzagli e Buffon, e questa novità hanno indotto il CT a inserire nuovi innesti nella rosa, soprattutto giovanissimi, quasi scoprendoli lui, come Zaniolo o Kean, indirizzandoli verso una grande carriera nei loro rispettivi club. Inoltre, il mister Mancini ha saputo far rendere al meglio alcuni giocatori che non erano mai riusciti a dare un grande apporto alla causa azzurra nelle precedenti esperienze, come Verratti, Insigne e Jorginho.

Ma la grande novità c’è stata sul piano del gioco, anche perché l’Italia, tranne in alcuni casi, ha proposto un gioco spesso difensivista, non a caso chiamato gioco “all’italiana”; infatti, il Mancio ha dato vita ad un centrocampo formato da palleggiatori (Sensi, Barella, Verratti, Jorginho) che dovrebbero garantire all’Italia un gioco fluido, abbinato ovviamente alla rinomata solidità difensiva della nazionale.

Il 12 ottobre, l’Italia si è qualificata alla fase finale di Euro 2020 con tre turni d’anticipo, seppur in un girone relativamente semplice, acquisendo grande consapevolezza e con la consapevolezza di potersela giocare quasi con tutti, come ha detto anche il CT Mancini.

Oramai, sono passati 23 mesi dalla disfatta svedese e sono cambiate tante cose in questi due anni: Ventura, uno degli artefici della mancata qualificazione, dopo una breve ma disastrosa parentesi al Chievo, adesso allena la Salernitana in Serie B, e una buona parte dei titolari dello spareggio con la Svezia ha terminato la propria avventura con la nazionale.

Adesso noi italiani abbiamo ritrovato un entusiasmo e una passione che ci unisce nuovamente tutti (a parte la maglia verde!).