La serie A con l’avvento di nuovi campioni del calibro di Ribery, Ronaldo, Lukaku, De Ligt e altri ha riacquistato molto appeal e scalato diverse posizioni nella classifica tra i top campionati mondiali. Alcuni addetti ai lavori però non sono ancora del tutto convinti appieno da queste novità e vorrebbero un campionato ancora più avvincente e infatti è da molti anni che circola la voce di una riforma della Serie A che porterebbe il massimo campionato italiano a passare da 20 a 18 squadre, proposta avallata da una parte della FIGC e dalla corrente “politica” e istituzionale della Serie A.

Bisogna valutare bene i pro e i contro prima di portare un cambiamento del genere; un aspetto sicuramente positivo sarebbe l’aumento della competitività, basti guardare la classifica di Bundesliga di questa prima parte di stagione, dove la differenza tra la prima e la nona in classifica è di solo due punti e questa classifica corta prosegue fino alla diciassettesima posizione, che dista 10 punti dalla prima.

La Bundesliga è un campionato a 18 dalla metà degli anni ’60 (tranne una stagione a 20 squadre a metà anni ’90) e la lotta per qualsiasi obbiettivo è combattuta con un distacco minimo; un altro pro potrebbe essere quello di evitare casi come quelli del Chievo Verona nella stagione 2018-19 o quello del Benevento nella stagione 2017-18, cioè squadre che già a dicembre erano spacciate e destinate alla Serie B, causando poi fino alla fine del campionate partite falsate (non sempre, es. Milan-Benevento 0-1 ;aprile 2018), oppure evitare che squadre medio-basse già a febbraio siano senza obbiettivi, la classica situazione che si ripete ogni stagione con un gruppo di squadre che sono oramai salve e non possono ambire neanche ad un posto per entrare nelle competizioni europee, causando così la mancata motivazione della squadra e dei calciatori.

Però ci sono anche dei contro, infatti togliendo due posti dalla Serie A si cancellerebbero i sogni di molte squadre, soprattutto le piccole piazze che aspirano ad arrivare in massima serie e nel corso degli ultimi anni non ci sono stati soltanto casi come il Benevento o il Chievo, ma bisogna ricordare squadre che si sono battute fino alle ultime giornate come il Carpi o il Crotone. Guardando l’attuale situazione del massimo campionato italiano la lotta salvezza sembra molto più avvincente con le neopromosse che giocano a viso aperto ottenendo buoni risultati e l’ultima in classifica è la Sampdoria, squadra che per qualità della rosa, oggettivamente, dovrebbe essere posizionata almeno a metà classifica.

Dando uno sguardo a quando la Serie A era a 18 squadre (dal 2004-05 è a 20) i casi come i prima citati Benevento e Chievo erano frequenti anche allora: Ancona 2003-04; Napoli 1997-98; Reggina 1996-97; Brescia 1994-95; Lecce 1993-94.

Quindi non sarebbe qualcosa di moralmente giusto diminuire il numero di squadre presenti in Serie A perché si rovinerebbero le favole di molti piccoli club, ponendo fine alle classiche storie che fanno bene al calcio e che sono il sale dello stesso, più che altro una soluzione sarebbe fare una distribuzione più equa dei diritti tv, che al momento sono sproporzionati, cercando di seguire il modello Premier League.

In fin dei conti bisognerebbe alimentare i sogni delle squadre e non distruggerli e trovare dei modi per aiutarli, non complicandogli la vita.