Le ultime dichiarazioni di Massimiliano Allegri, sul mancato rispetto degli "altri" nei confronti delle vittorie della sua squadra negli ultimi anni hanno fatto molto discutere. Le parole testuali del tecnico sono state: "Chi non fa i complimenti alla Juve non ha rispetto per il lavoro degli ultimi 4 anni dei giocatori e del gruppo. Non si può mettere in discussione una squadra che vince per quattro anni consecutivi campionato e Coppa Italia, arrivando due volte in finale di Champions con un’altra che non ha giocato nemmeno una finale. Questa è mancanza di rispetto".

Qualche setitmana prima aveva fatto da apripista Marotta in un'intervista a TuttoSport, che aveva voluto parlare a sua volta dell'invidia degli "altri", dicendo: "Quando uno è forte e vincente subentra la cultura dell’invidia e quindi la vittoria viene denigrata o svilita. Quando uno vince è perché è più forte in tutte le componenti. Purtroppo nel nostro calcio c’è molta cultura dell’invidia e poca cultura della sconfitta. In Italia, spesso i nostri avversari hanno perso dando la colpa all’arbitro o qualcos’altro. Questa è la cultura dell’alibi. (...) La Juve è sempre sotto attacco perché è un bersaglio che garantisce molta popolarità a chi lo colpisce. I benpensanti del nostro Paese hanno capito che parlare male della Juventus genera consensi, anche per una questione meramente statistica: ci sono quattordici milioni di juventini e tutto il resto è contro" 

Queste due interviste strettamente collegate mi portano a fare una premessa e alcune osservazioni.

La premessa è: nessuno, neanche il tifoso più fazioso con le fette di salame negli occhi, può non riconoscere la superiore caratura della squadra di Torino rispetto alle altre, in altri sport si parlerebbe di cilindrata superiore. In un campionato in cui le squadre di vertice si sono indebolite per problemi economici e spesso scarsa lungimiranza delle dirigenze, l'organizzazione, la capacità manageriale e non ultimo i soldi juventini hanno fatto la differenza. Pertanto rispetto agli anni di calciopoli le vittorie sono nitide e spesso inconfutabili, anche se come quest'anno macchiate da qualche episodio tipo l'arbitraggio di Inter Juventus che alla fine ha finito per danneggiare di più la Juventus  (che per inciso non ne aveva assolutamente bisogno) corroborando l'odio degli altri.

Trovo quindi assennato incitare al rispetto e alla cultura sportiva, tuttavia peccato che come spesso avviene sia molto più facile "fare la morale" agli altri, mentre quando si guarda in casa propria le cose assumono tutto un altro aspetto. Avrei molti esempi al riguardo, ma voglio sottolineare i due più macroscopici.

1) il dopo partita con il Real e le surreali dichiarazioni di Buffon. Le abbiamo sentite tutti a caldo, sappiamo che l'emotività di un post partita può portare a distorcere le situazioni. Tuttavia nei giorni successivi  non ho sentito nessuna presa di posizione forte, né dal giocatore che si è limitato a scuse generiche e a confermare la sua visione, nè tantomeno dalla società. Quindi lo stesso comportamento che gli altri hanno nei confronti della Juventus in Italia, la stessa Juventus lo ha nei confronti dei potenti di Europa. Eppure è rispetto e cultura sportiva anche questa. 

2) la questione scudetti: 34, 35, 36? 2 sul campo, 3 in panchini, 4 in tribuna? La cultura sportiva consiste non solo nel rispettare le sentenze in campo (arbitri) ma anche quelle degli organi che gestiscono e amministrano il calcio. Le sentenze ci sono state e parlano chiaramente. Si è cercato di buttare tutto in gazzarra, dicendo "ma anche gli altri...". Ora anche rispettare le sentenze è rispetto e cultura sportiva.

Avrei altri esempi ma mi fermo qui. Dico solo che chi vuole rispetto, prima lo deve dare. E' facile chiedere agli altri l'esempio. Dallo tu per primo, a maggior ragione se sei il più forte.