Zlatan Ibrahimović è uno che non passa inosservato. Chiunque ami il calcio è costretto gioco forza a confrontarsi con le passioni contrapposte che scatena questo giocatore. O lo si ama alla follia o non lo si sopporta.

Acrobatico e funambolico in campo, con una personalità assoluta caratterizzata da un ego sconfinato, ha lasciato un segno profondo ovunque sia stato. Non  a caso in Italia ha vestito le maglie delle tre squadre più importanti, Juventus, Inter e Milan, vincendo scudetti a ripetizione e segnando caterve di goal.

La squadra nella quale si è trovato meglio in assoluto è il Milan; nonostante fossimo quasi al termine del lungo ciclo Galliani/Berlusconi, è riuscito a spremere le ultime vittorie rossonere, e non ha mai digerito il passaggio al Psg come testimoniato dalla lunga intervista del suo procuratore, Mino Raiola al Corrirere dello Sport qualche mese fa.

Raiola ha infatti dichiarato: sapevo quali fossero le difficoltà di bilancio del Milan e quanto le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva ai francesi fossero indispensabili. L’ingaggio dello svedese gravava sui conti per 75 milioni di euro lordi: stante la situazione, venderlo era inevitabile. E sai qual è stata la reazione di Zlatan: per tre mesi non ha risposto alle mie telefonate, per diciotto mesi non ha più rivolto parola a Galliani. E il giorno della presentazione organizzata dal PSG, sono dovuto andare a prenderlo a Stoccolma con un aereo privato”.  

Ora che lo svedese è svincolato la tentazione Milan è per lui quasi irresistibile, e ci sono molte condizioni affinché questo avvenga, nell'ordine:

- è appunto svincolato;

- il Milan si sta incartando sull'attaccante dopo una sontuosa campagna acquisti, e rischia di fallire proprio sul ruolo più importante. Kalinic non scalda la piazza, Aubameyang e Belotti irraggiungibili. Chi meglio di lui può essere Mister X?

- i tifosi non lo hanno mai dimenticato;

- Raiola deve un favore al Milan dopo lo sgarbo Donnarumma;

- Ibra sta lanciando molti segnali di favore: il suo videogioco a tinte rosso nere, la banconota da 1000 corone svedesi con la maglia rossonera.

Eppure il ritorno del re non è consigliabili per tre ordini di ragioni:

1) fisiche innanzitutto. Ibra sarà anche bionico, ma ha 36 anni (37 in ottobre) e reduce da un grave infortunio. Nella migliore delle ipotesi la sua sarebbe una partenza part-time, subentrando dalla panchina. Non si tratterebbe pertanto di un titolare ma di un rincalzo che si renderà utile a stagione avanzata;

2) caratteriali. Ibra ha un Ego molto forte. Nello spogliatoio comanda lui punto. Ripensiamo al suo rapporto con Messi, o con Cavani, o a come si è preso la maglia numero 9 da Martial. Da questo punto di vista il Milan rischia di diventare uno spogliatoio polveriera con Bonucci che se ne è appena andato dalla Juventus per gli stessi problemi. E non dimenticherei un certo Biglia, capitano della nazionale Argentina. Sembra poco appariscente ma ha personalità da vendere e non è uno da secondo piano nello spogliatoio;

3) i ritorni di solito non sono mai fortunati. Ricordiamo per restare in casa Milan: Shevchenko, Kaka, Balotelli, Gullit e mi fermo ai più famosi. Sono stati tutti ritorni tristi e senza senso, presto dimenticati nella memoria dei tifosi. Nel calcio le minestre riscaldate non vanno mai bene se non in condizioni particolari, come ad esempio quando un giocatore a fine carriera ritorna nella squadra che lo ha lanciato per finire in bellezza, tipo Kuyt al Feyenord e magari sei protagonista e vinci il campionato.